Nella drammatica fase di interregno che sta tra la montagna ed il mare, c'è questa cosa priva di forma e forse anche di sostanza, la piana. E' una specie di non luogo, di purgatorio dove le anime si aggirano punite e condannate a fare tutte quelle cose penose, che pure sono obblighi inderogabili e tutti a scadenza. Bollette, conti in sospeso, anticipi arrivati tra capo e collo, cose da riparare in un tempo ristrettissimo, rinnovi entro e non oltre ed altre piacevolezze del genere. Ma non basta, rientri anche in una specie di limbo in cui riappaiono problemi vitali come la candidabilità di certuni e la coerenza di altri, enti astratti che rimangono a determinare i destini dal cielo dalle stelle fisse. Così è tutto un correre a destra e a manca, per ottemperare agli obblighi, inseguito da queste voci fastidiosissime che fuoriescono da uno schermo nuovamente e forse inutilmente riacceso, dopo che era rimasto muto per un bel po' e che lo ritornerà presto, con buona pace mia che non ne sentirò la mancanza, come non l'ho sofferta precedentemente. Un parlare chioccio di se stessi e su se stessi, privo di rilevanza pratica, l'inutile istituzionalizzato. Ecco perché sto dedicando poco tempo a questo spazio, cosa di cui mi sento un po' colpevole ma non troppo visto che l'estate è segnale di rallentamento delle attività, non solo tra chi scrive, ma, devo riscontrare anche e soprattutto da parte di chi legge (e non vuole essere un rimprovero, spero solo che ritornerete festosi a suo tempo). Notate come sto allungando il brodo al fine di raggiungere un numero di righe decenti a farmi accettare il pezzo dalla mia coscienza, visto che sono il caporedattore di me stesso. E ciò detto lasciatemi andare in banca che tutti voglion soldi!.
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