Di Grazia Serao. Tra colpi di scena e conferme degli schieramenti storici questa tornata europea si avvia alla conclusione. Ma cosa è cambiato?
Sono due le immagini che hanno dominato la scena nelle ultime ore: la Merkel che conferma il suo strapotere in Europa (36% per la Cdu/Csu) e la caduta rovinosa di Hollande che fa registrare il consenso del partito socialista tedesco ai minimi storici.
In cifre, il primo dato rilevante è la conferma del Ppe (Partito popolare europeo) quale primo partito europeo, con 212 seggi, anche se perde molto terreno rispetto alla fazione socialista. Se i dati fossero confermati si tratterebbe del 20-25% in meno delle preferenze rispetto alle scorse elezioni del 2009; è un dato che conferisce la maggioranza relativa al centro-destra, che ora si troverà a dover collaborare con il Pse (Partito socialista europeo). Quest’ultimo si è si è avvicinato al 25,7% delle preferenze, aggiudicandosi 185 seggi.
Tra Ppe e Pse si inserisce prepotentemente il fronte degli euroscettici, in continua ascesa, che comunque sembra non riuscirà ad intaccare gli equilibri decisionali dell’assemblea di Strasburgo, che oggi più che mai cammineranno sull’asse del dialogo tra popolari, socialdemocratici e popolari. Si tratta però di un importante dato politico che scombussola molti governi nazionali: in Francia ora si chiedono nuove elezioni, dopo la debacle imbarazzante di Hollande e l’ascesa del Front National. Nonostante l’avanzata della Le Pen, il trionfo dell’Ukip, il risultato atteso dal Movimento 5 stelle, l’area dell’euroscetticismo e dell’estrema destra sarebbe sotto il 20% nel voto europeo. I numeri sono comunque ancora tutti da valutare ed alcune statistiche sono previste al rialzo. Per ora, 40 seggi per i “non iscritti”, dove vengono inseriti gli eletti del Front National di Marine Le Pen e gli olandesi di Geert Wilders; 67 sarebbero gli europarlamentari dei cosiddetti “altri partiti”, le formazioni non presenti nel precedente Parlamento europeo, come il Movimento 5 Stelle, gli euroscettici tedeschi di Afd e quelli svedesi di SD e i neonazisti tedeschi dello Npd.
Ci attendono mesi di fuoco in Europa. Il nuovo assetto Parlamento sarà il punto di partenza per la scelta del Presidente della Commissione UE. L’elezione di Juncker, appoggiato dal Ppe, non sembra essere scontata: lo hanno dimostrato nelle ultime ora le dichiarazioni di vari premier. Il capo di governo ungherese, Viktor Orban, seguito a ruota da David Cameron e Angela Merkel si oppone a qualsiasi automatismo nella designazione dei presidente della Commissione.
Per di più il fronte socialdemocratico promette battaglia, come confermano le parole di Hannes Swoboda, presidente del gruppo socialdemocratico S&D: «Il Ppe è arrivato davanti a noi, ma ha registrato una drastica riduzione dei consensi, nell’ordine del 20-25%. Noi saremo responsabili, ma se Juncker vuole veramente ancora assumere la presidenza, cosa per la quale avrà bisogno del nostro appoggio, dovrà accettare di cambiare le politiche europee così come hanno dimostrato di chiedere gli elettori».