E vi confesso che ultimamente mi piace sempre di più giocare al signore di mezza età, a fare quello che si muove con dignità vestito come si deve, o comunque meglio dell’abbigliamento medio di prima, a comportarmi da valido e buon punto di riferimento educativo per i propri figli. E ancora mi piace sempre di più fare la paternale ai più giovani che arrancano spaesati nel campo in cui dovrebbero giocare titolari, a parlare del tempo che ci si metteva a comporre un numero con tanti zeri e nove girando le rotelle dei telefoni da muro di una volta e del David Bowie di Low e del suo lato B, quasi tutto strumentale, ai Social Media Manager e a chi è diventato maggiorenne quando al top della musica underground c’erano gli Smashing Pumpkins.
Vi confesso che mi piace sempre di più giocare a osservarmi strozzato nella mia sciarpa annodata sopra il colletto rigido della camicia celeste conducente di autobus come solo i milanesi sanno fare. Solo loro anzi noi ne abbiamo il diritto considerate la avversità meteo almeno sulla carta e sui libri di geografia. Considerato anche quanto stiamo in giro per lavoro o quanto altri stanno in piedi sulle gradinate di San Siro – io no, non amo il calcio e se lo amassi sarei comunque genoano – ad aspettare al freddo che una delle due squadre del cuore entri in campo dagli spogliatoi per dare inizio allo spettacolo. Poi a controllare le mie polacchine color cuoio che non passano inosservate, e a pensare che quando le ho prese ero perplesso che, prima o poi, sarebbe giunto il momento di separarsi dalle snickers da cento euro.
Così mi piace sempre di più giocare a camminare brizzolato con le mani in tasca e mi do persino le arie di quello che, anche se è più o meno a metà di quanto gli sia stato concesso per abitare il pianeta, ha avuto la fortuna di essere nato addirittura negli anni sessanta, di aver beneficiato della prodigalità dello stato sociale, dell’approssimazione in eccesso della sanità pubblica, della benevolenza degli enti locali e dei loro regali di Natale ai figli dei dipendenti della pubblica amministrazione, dei programmi del Dipartimento Scuola Educazione e delle sigle di musica progressive delle trasmissioni ad alto livello culturale e pedagogico della tv nazionale. Sono solo uno dei tanti che ha dilapidato le risorse destinate alla comunità e ai posteri, ma che ora ha ancora troppo (almeno lo spero) da vivere per non rimanere indenne agli effetti della bancarotta.
Per questo posso scegliere da che parte stare, tra i salvati o i sommersi, tra gli apocalittici o gli integrati, tra i senior o i precari, tra quelli della mia età o i trentenni forever. Ma ora non più. Ho fatto la mia scelta. Da qualche tempo mi piace giocare al signore di mezza età e, vi confesso, sono anche piuttosto in gamba.