Magazine Politica Internazionale

Tra Mukden e Sarajevo, la guerra tra Russia e Giappone

Creato il 29 dicembre 2014 da Pietro Acquistapace
Battle_of_Yalu_River_1904

La battaglia del fiume Yalu – Fonte Wikicommons

Presentiamo qui il secondo articolo scritto per Most, la rivista di East Journal. Un quadrimestrale di politica internazionale scritto da ragazzi in gamba e con tanta voglia di fare. Inutile dire che se ne consiglia l’acquisto, per ogni informazione si consulti questa pagina. Una presentazione di Most può essere letta qui.

Sebbene alcuni storici la ritengano regionale, la guerra scoppiata nel 1904 tra Russia e Giappone ha delle valenze di portata mondiale, soprattutto per quanto riguarda la commistione tra vecchio e nuovo, tra due mondi diametralmente diversi che nella Prima guerra mondiale collideranno in tutto il loro tragico stridore. Eppure questa guerra non fu capita del tutto dall’Europa contemporanea, forse poco attratta, ed informata, di fatti che avvenivano letteralmente all’altro capo del mondo. Mentre in Manciuria, teatro della maggior parte delle operazioni belliche del conflitto di cui stiamo trattando, la tecnologia iniziava a seminare morte su scale industriale, in Europa i fasti di inizio secolo erano ancora lontani dall’essere gettati nella fornace della guerra.

A guidare l’apertura delle ostilità fu un imperialismo dal sapore abbastanza classico, questa volte a spese di una Cina alle prese con uno dei momenti più difficili della sua storia. Recentemente sconfitta proprio dal Giappone (guerra del 1894-95) la Cina era assalita dalle potenze imperiali che chiedevano territori e concessioni, tra queste la Russia alla ricerca del suo fantomatico sbocco al mare. I russi volevano un porto e dal 1898 quel porto fu Port Arthur. L’interesse della Russia verso la Manciuria risaliva al XVI sec., i tempi di Ivan il terribile, ed ora poteva essere concretizzato grazie al trattato, in chiave antinipponica, stipulato con la Cina nel 1896 ed alla penetrazione ferroviaria tramite la linea Mukden – Harbin.

Il Giappone invece veniva dall’occidentalizzazione a tappe forzate della Rivoluzione Mejii e da un recentissimo trattato di alleanza con la Gran Bretagna, stipulato nel 1902; su queste basi il pase del sol levante entrava a vele spiegate nella vita politica internazionale, facendosi egli stesso potenza imperialista. Se le mire russe erano sulla Manciuria, quelle giapponesi erano sulla Corea. Il tentativo di spartirsi le spoglie cinesi, soluzione tipica dell’epoca imperialista, non riuscì e fu la guerra, la prima grande guerra del XX secolo. Il Giappone distrusse la flotta russa ancora prima che le ositilità furono ufficialmente aperte, anticipando così quella che fu Pearl Harbour; il gesto venne giustificato tramite un precedente secondo il quale i russi avrebbero fatto lo stesso contro la Svezia nel 1809.

La guerra fu per entrambi i contendenti uno sfiancamento economico, l’industria era scesa in campo e per la prima si vide una fanteria asseragliata nelle trincee alle prese con il fuoco incessante delle mitragliatrici. I russi si trovarono alle prese con la penuria di rifornimenti a causa dell’incompiutezza della Transiberiana, mentre i giapponesi ricevettero finanziamenti da Gran Bretagna e Stati Uniti, in particolare si distinsero dei finanzieri ebrei preoccupati dalla situazione dei loro correligionari nell’impero russo. In campo scesero anche i servizi segreti occidentali, con gli inglesi ad aiutare il Giappone e la Russia sostenuta dallo spionaggio tedesco.

A vincere fu il Giappone, per l’Europa fu uno shock. Per la prima volta una potenza asiatica aveva sconfitto una potenza occidentale, l’equilibrio mondiale era cambiato. La Russia, anche per via dell’incapacità dello zar Nicola II di condurre la guerra, era precipitata in un baratro rivoluzionario rendendo più instabile la sue rete di alleanze, soprattutto quella con la Francia, fatto non di secondaria importanza agli occhi delle vicende storiche successive. Il Giappone, non scevro da sommosse popolari contro la guerra, divenne il campione asiatico contro le potenze imperialista, suscitando un’ondata di nazionalismo in tutto il continente.

La pace vide l’emergere del ruolo degli Stati Uniti come “abritri” internazionali, al punto che la mediazione del trattato di Portsmouth valse al presidente americano Roosevelt addirittura il Nobel per la pace. Tuttavia i rapporti tra Usa e Giappone erano destinati a diventare pessimi nonostante un’opinione pubblica americana ampiamente schierata con Tokyio. Il Giappone infatti non vide assolutamente con favore la proposta americana di esentare la Russia dal pagamento delle spese per le indennità di guerra. Gli americani furono sospettati di intromissione nella sfera d’influenza giapponese in Asia e di fatto il trattato di Portsmouth fu l’ultimo vero atto di cooperazione tra i due paesi, un rapporto le cui origini risalivano alla Rivoluzione Mejii.

In conclusione la guerra tra Russia e Giappone fu una guerra dove si poteva chiaramente vedere, ma non lo si fece a sufficienza, che nuovi elementi stavano entrando in gioco nelle relazioni internazionali; non era più tempo di agreement tra grandi potenze per spartirsi territori coloniali. Probabilmente se un Europa meno eurocentrica avesse prestato attenzione a quanto avveniva in quella remota parte d’Eurasia che risponde al nome di Manciuria, avrebbe potuto evitare almeno in parte gli orrori della Prima guerra mondiale. Ma questo non avvenne, la Belle Epoque era destinata a concludersi tragicamente.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :