Flavia era distesa sul letto, sentiva il verso delle cicale, un canto monotono che scandiva il tempo.
Era distesa sul letto e la luce attraversava la persiana in legno, il calore era lieve e alleggerito dalla corrente generata nella stanza.
Era distesa sul letto, da sola. No, non era sola forse. Il ricordo era lì.
C’era il ricordo del suo abbraccio, a fianco a lei sul letto. Il ricordo di quella sensazione di benessere e perfezione. Quel momento presente, per essere perfetto, manca della presenza di lui come allora.
Era distesa sul letto, accoccolata su un fianco. Immaginava come sarebbe stato con lui: due corpi e due anime immobili, l’una vicino all’altra, senza parlare, senza far rumore ma solo sentirsi e a tratti aprire gli occhi e guardarsi. Il coraggio di guardarsi sì. Perché lei in quel celeste mare si sarebbe persa e lui in quell’azzurro cielo avrebbe spiccato il volo.
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