Dice Francesco Merlo in un suo post (che consiglio di leggere) su “La sicilitudine e l’imbroglio dell’identità“, a proposito delle categorie in cui Don Mariano Arena ne “Il Giorno della civetta” divide l’umanità, che “la gran parte dell’umanità non sta dentro quel codice. Lì c’è solo l’ identità degli uomini secondo la mafia, c’è la natura in cinque variazioni della sicilianità che non esiste se non come codice mafioso e come drammaturgia e letteratura, come retorica che affascina tutto il mondo ma condanna la Sicilia alla marginalità.”
Così è solo questione di tempo, ma prima o poi i reazionari di ieri, di oggi e di domani riabiliteranno nella mia piccola, ma sempre e comunque reazionaria cittadina siciliana, anche Salvatore Giuliano, con buona pace delle vittime di allora e delle obbedienze dello stesso Giuliano.
E allora non varrà a mitigare il disgusto che a cantare le sue gesta e ad alimentare la sua leggenda, nelle piazze di Sicilia e quindi anche nella piazzetta dove oggi è la Biblioteca Comunale Multimediale dedicata alle vittime della strage di Pizzolungo “Barbara Rizzo, Giuseppe e Salvatore Asta” sia stato, negli anni della mia infanzia, un grande cantastorie quale era Otello Profazio.
Per ciò che mi riguarda, anche da solo, continuerò a preferire alla esaltazione di Salvatore Giuliano la celebrazione del sacrificio di Salvatore Carnevale magari nell’esecuzione dello stesso Otello Profazio.