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Tra sincretismo religioso ed esoterismo. Elfi, gnomi, fate e hobbit: leggende nordiche e vite nei campi

Creato il 05 ottobre 2010 da Giovannipaoloferrari
Tra sincretismo religioso ed esoterismo. Elfi, gnomi, fate e hobbit: leggende nordiche e vite nei campi
Tra sincretismo religioso ed esoterismo. Elfi, gnomi, fate e hobbit: leggende nordiche e vite nei campi
La crisi delle religioni ufficiali, scaturita dal superamento delle dottrine e dalle nuove esigenze dell’uomo moderno, e la caduta o la messa in disparte delle ideologie dominanti: la scomparsa del blocco sovietico e di quello che tutti chiamano “comunismo” o “socialismo reale” (presente, però ancora oggi in Cina, il Paese più popolato al mondo, a Cuba e in molti stati latinoamericani); ha portato l’uomo ad incamminarsi verso “nuovi” percorsi spirituali: si afferma in tutti gli ambienti competenti, infatti, che mai si è avuto un tale ritorno alla ricerca del sacro e alle vie iniziatiche di neo–movimenti religiosi o che conservino qualcosa di quel senso religioso tradizionale.
A tal proposito, avulsi dalla nostra realtà meridionale, in Italia fioriscono centinaia di gruppuscoli, che animati dalla vita in communitas e da un profondo senso di humanitas, sono spinti a percorrere insieme una strada, che non per forza deve essere una via verso un nuovo credo, ma può essere semplicemente la ricerca di una nuova spiritualità, di un nuovo equilibrio, nel quale cercare di “cambiare” il corso degli eventi ed evadere da una società post-industriale troppo avara di emozioni e troppo lontana dal “contatto umano”.
Infine mi sembra doveroso che qualcuno parli di comunità già esistenti e consolidate sul nostro territorio, che si pongono come “contro-culture” e rinnegano, almeno in parte, la “spettacolarizzazione” del sentimento religioso dei credenti.
Per i motivi ivi illustrati vi parlerò una comunità, sicuramente atipica per i nostri gusti, ma esistente ormai da anni a pochi chilometri dalle nostre citta': la “Comunità degli Elfi del Gran Burrone”.
Gli Elfi del Gran Burrone prendono il loro nome dalle leggende della cultura nordica e dalla letteratura “fantasy”: in special modo dalla produzione del più grande scrittore di questo genere J. R. R. Tolkien. Autore della trilogia del “Signore degli anelli”, dello “Hobbit” (quella che Auden definì “la più bella favola per bambini mai scritta”), del “Silmarillion” e di molti altri romanzi e racconti fantastici basati su storie di eroi mitici, draghi e boschi incantati. Tolkien è stato anche uno dei più importanti linguisti e studiosi inglesi del Medioevo del ‘900, nonché professore ad Oxford fino alla sua morte nel 1974. Nel 2000 la casa editrice Bompiani a ripubblicato e pubblicato tutte le sue opere.
Nello “Hobbit” e nella saga de “Il Signore degli Anelli” ad un certo punto della narrazione Tolkien parla di un luogo in particolare denominandolo “l’ultima casa ospitale andando verso Est…”
Questo posto è chiamato Gran Burrone ed è abitato da una comunità di Elfi. Gli Elfi sono una figura caratteristica della mitologia del nord Europa: hanno una statura ed un’ossatura più piccola degli uomini e li contraddistinguono le caratteristiche orecchie a punta; al contrario degli uomini sono immortali e ormai vivono ai margini del mondo, nascosti nei loro nascondigli nel cuore dei boschi e della terra. Non hanno grandi rapporti con gli esseri umani, poiché non li stimano molto e essendo creature magiche non si rendono visibili ai loro occhi quando li incontrano casualmente.
Le persone che abitano la comunità di Gran Burrone in Toscana si rifanno a questo modello di comportamento e di vita: si tratta sempre di gruppi che propongono un’idea di contro-cultura: come gli Elfi rifiutano il mondo corrotto degli uomini così i componenti della comunità toscana rifiutano di far parte della società dei consumi e si dicono essi stessi degli Elfi.
Pur vivendo nel territorio italiano essi vivono al di fuori dello Stato: non scendono a compromessi e vivono dei soli prodotti che dona loro la terra; non fanno uso di macchinari tecnologici, né hanno elettricità nelle abitazioni, sono rigorosamente vegetariani e hanno un rispetto per la natura impressionante. Si pensi che i campi vengono arati con strumenti antiquati come le zappe o i picconi oppure grazie ad un’aratro trainata da buoi. Qualche anno fa, a causa delle difficoltà economiche che si trovavano ad affrontare, gli Elfi del Gran Burrone decisero di comune accordo di acquistare un trattore per facilitare e sveltire il lavoro nei campi: il risultato è stato che dopo poco tempo che si adoperava questa macchina si decise unanimamente di accantonarla in un fienile e di non utilizzarla più se non in casi eccezionali. Si è giunti a questa conclusione poiché si è ritenuto che il trattore violentasse la terra con i suoi artigli meccanici e le facesse del male, senza rispettarla.
Un tale esempio può essere indice del modo di concepire il mondo e le cose di questa gente, che si differenzia nettamente dal nostro.
La popolazione della comunità non è molto numerosa, tra l’altro non ci sono vincoli o giuramenti che tengano legati gli Elfi a Gran Burrone: quindi, in qualsiasi momento della loro esistenza gli Elfi possono decidere di abbandonare la comunità senza sentirsi vincolati ad un impegno assunto. Per questo motivo la popolazione è sempre eterogenea e varia di anno in anno: anche dei fondatori veri e propri del gruppo iniziale ne restano soltanto pochi.
Di magico, in realtà, c’è ben poco: si può dire che solo il nome che si sono dati, quello di Elfi, conserva ed evoca miti e magie di epoche ancestrali.
Gli abitanti di Gran Burrone, di fatti, conducono una vita legata ala terra e alla natura dalle quali traggono il loro pane quotidiano, preferiscono il baratto al commercio in valuta monetaria e vivono nel sacrificio quotidiano del lavoro agricolo. In questo riprendono, in tutte le sue caratteristiche, la figura del contadino, passata di moda ormai da molto tempo, ma che sta ritornando in auge tra queste comunità che professano la semplicità e il sacrificio come una strada per espiare le proprie colpe e per vivere in pace con se stessi.
Si tratta, però, pur sempre di una scelta cosciente la loro, mentre quella del contadino è una costrizione: egli nasce in quella terra arida che deve cercare di rendere florida con la fatica ed il sudore della sua fronte, non ha via d’uscita e non può abbandonare tutto e indirizzare il proprio sguardo verso altri lidi.
Per gli Elfi sacro è l’ospite e l’ospitalità: come sacro era lo straniero che chiedeva asilo per la notte nel mondo greco e in quello latino. Questo comporta dei maggiori sacrifici per gli abitanti della comunità, poiché quando si ha un’ospite si ci deve sobbarcare anche dei suoi bisogni primari (mangiare, bere, dormire). Ma l’ospitalità nella comunità ha un prezzo anche per l’ospite: per sdebitarsi, infatti, deve lavorare nei campi con gli Elfi e contribuire al sostentamento e alla sopravvivenza di Gran Burrone.
Nonostante gli sforzi, però, non riescono a rientrare nelle spese ed ogni anno si sfora sempre di un po’ rispetto a quello che si produce e gli Elfi sono costretti a chiedere credito ai vicini o ai commercianti dei paesi limitrofi.
Oltre ad attingere dalla tradizione nordica, Gran Burrone fonda il suo credo anche sugli usi e le costumanze dei Nativi d’America, quelli che nei films western sono chiamati “Indiani”. Riprendono dalla cultura delle tribù indigene del Nord–America il rapporto con la natura e lo rivalutano in un’altra ottica adattandolo ad una visione d’insieme, che tiene conto anche dei tempi e della società in cui vivono.
Un rito sacro che è stato ripreso nella comunità degli Elfi dai rituali degli Indiani d’America è “Il rito della capanna sudatoria”. Consiste in una specie di sauna: in una capanna, costruita sul modello di quelle degli accampamenti indiani, per mezzo di carboni ardenti si surriscalda l’ambiente interno e si crea del vapore gettando acqua su di essi. Dopodichè si entra dentro la capanna in numero variabile (tre, cinque, sette, tredici: comunque si ritiene che il numero migliore sia il sette) e si siede in silenzio su delle panche poste contro le pareti. Nel frattempo vengono introdotti miste al vapore profumi ed essenze che inalate danno una piacevole sensazione. Infine uno dei presenti, che appartenga alla comunità, si decide a narrare la leggenda del rito della capanna sudatoria e della cultura dei Nativi d’America, si ascolta in silenzio e poi si esce dalla stanza ritornando agli ambienti consueti.
Come si è visto gli Elfi del Gran Burrone sono una comunità che vive nella semplicità quotidiana di ogni giorno, che fa della routine giornaliera l’essenza costituente della sua intera esistenza: il dover sopravvivere con i soli frutti della terra non lascia spazio ad altro e, quindi, relega i bisogni secondari ai margini della vita sociale del gruppo: a nessuno importa, tra gli Elfi, se si scorreggia o si rutta a tavola o si mangia con le mani senza l’ausilio della forcchetta e del coltello; a nessuno importa se un membro della comunità durante il lavoro, sotto il sole estivo, si denuda dei propri abiti e vive il suo corpo in simbiosi con la terra che sta zappando; a nessuno importa se i pantaloni di quello o di quell’altro hanno un buco su una chiappa!
Anche le feste sono improvvisate e non ci sono giorni festivi prefissati: di solito la sera si decide di festeggiare consensualmente e attorno ad un fuoco si intonano canti e si danza fino al mattino come durante le feste degli Elfi nei boschi, ricordate più volte nei romanzi di Tolkien.
Concludendo è chiara nella comunità del Gran Burrone una matrice anarchica, che si sposa però con un amore ed un rispetto per la natura che non hanno limiti.

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COMMENTI (1)

Da RUSSO Vincenzo
Inviato il 12 novembre a 10:40
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si prega di pubblicare tra i commenti Chi non vede la differenza tra Cristo e le mille altre religioni è già morto. Quindi non c'è da salvarSI da altro ,che proprio da questa cecità. Il sincretismo e tutti i dubbi espressi nei commenti di questo forum,sono ciò da cui ci si deve salvare. Poiché è il vivere così ,che porta la morte nel mondo. La valle di lacrime di questa terra è il nostro esame di maturità. Gli uomini ribelli causano tutto il danno del quale ci lamentiamo,incluso il fondare false aspettative politiche e false religioni. Comunque il vero Dio è innocente per il semplice motivo che può risorgere dalla morte fisica certamente e da quella morale ,se gli viene chiesto. IL MALE ,TUTTI I MALI ,SARANNO CANCELLATI. Porgete dunque a Cristo e non ai falsi dei, le vostre domande del forum e sentirete dentro di voi la differenza del Dio vero ,che riempie di speranza e coraggio ,le vite risorte. PROVARE PER CREDERE E' LA REGOLA SANTA. PREGARE PER CREDERE E' LA TRADUZIONE. Parlare e sparlare su quale via prendere non serve. Molti hanno già detto la verità DA SOLI nei loro commenti. Il vero Dio ,se esiste, parla nei cuori col suo amore. BENE QUESTA E' LA VIA . UNA SOLA TRA TUTTE LE PROPOSTE RELIGIOSE E' VERA. LA TROVERETE NEL VOSTRO CUORE. SE LO ASCOLTATE C'E' SOLO IL VERO DIO: CRISTO YAWE,SPIRITO SANTO. GLI ALTRI NON ESISTONO ,SE NON NEL BUIO DELLE ANIME SPENTE NELLA MORTE. Leggete il resto della spiegazione ,nel sito di San Pio : IL TACHIONE IL DITO DI DIO.