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Tra turchia ed occidente c'e' di mezzo l'europa... o gli usa?

Creato il 10 giugno 2010 da Pasudest
TRA TURCHIA ED OCCIDENTE C'E' DI MEZZO L'EUROPA... O GLI USA?Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha definito "sporca propaganda" le critiche di chi sostiene che Ankara stia modificando le linee strategiche della sua politica estera allontanandosi dall'Occidente e puntando a est. I crescenti attriti con Israele - di cui la tensione esplosa sull'onda del blitz militare contro la "flottiglia della pace" per Gaza è solo l'ultimo episodio - sono interpretati da molte parti proprio come prova della volontà turca di giocare un ruolo da potenza regionale nello scacchiere mediorientale in base alla dottrina della "profondità strategica" elaborata dallo stesso Davutoglu, mettendo in secodo piano la tradizionale linea euroatlantica della Turchia. Da questo punto di vista, il secco "no" alle sanzioni Onu contro Teheran - giustificato da Ankara con la preoccupazione che la decisione del Consiglio di sicurezza metterebbe a rischio i tentativi diplomatici portati avanti dalla Turchia e dal Brasile per risolvere la questione del nucleare iraniano - è uno schiaffo in faccia agli Usa, che pur di ottenere l'ok di Cina e Russia, hanno elaborato un testo annacquato che rischia di essere in sostanza poco efficace.
Secondo il segretario Usa alla Difesa, Bob Gates, l'irrigidimento della Turchia è colpa delle posizioni europee che hanno raffreddato le intenzioni di Ankara di aderire all'Unione Europea. Una valutazione non infondata se il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, nel corso di una lunga intervista pubblicata oggi dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, afferma che si dovrebbe "riflettere" su quali errori l'Europa ha commesso nei confronti della Turchia. E tra questi c'è stato anche quello di spingere "i turchi verso est invece di attirarli verso di noi". Il rischio, dice Frattini, é che "se diamo l'impressione ai turchi che non li vogliamo avere come membri della famiglia europea, si guarderanno intorno in vista di altre prospettive, quella di una potenza regionale, verso l'Iran, verso il Caucaso, la Siria e così via". E questo "non è nell'interesse dell'Europa". Secondo il nostro ministro è vero che la Turchia è diventata più nazionalista, più aperta agli islamisti, che segue una politica anti-israeliana e si avvicina all'Iran, ma "è pur vero che vi sono anche dinamiche politiche interne" e quindi "se l'Europa avesse tentato più attivamente di avvicinare la Turchia a sé, avremmo contribuito ad impedire tutto questo". Comunque, ha detto ancora Frattini alla Faz, "abbiamo ancora un po' di tempo" per rimediare, "ma dobbiamo dare più costanza al processo di adesione" della Turchia.
Romano Prodi, invece, non condivide le critiche degli Stati Uniti all'Unione Europea colpevole, come si legge in un articolo del Financial Times, di aver allontanato la Turchia dall'Occidente. Intervenendo da Bologna alla presentazione del sesto rapporto annuale sugli scenari strategici e l'economia elaborato dall'Osservatorio scenari strategici e di sicurezza di Nomisma, Prodi ha detto di giudicare sconvolgente il titolo del Financial Times e ritiene estremamente superificiale il giudizio del governo americano che di fatto imputa all'Europa il voltafaccia della Turchia. "Vedere gli americani dire che è colpa dell'Europa mentre non hanno saputo, voluto e potuto gestire la crisi mediorientale è un problema molto preoccupante perché mette in crisi le relazioni euro-atlantiche", ha detto l'ex premier ed ex presidente della Commissione europea, che ha anche ricordato di essere stato sempre favorevole all'ingresso della Turchia nell'Ue ma "nel lungo periodo", anche perché è un processo che "implica il sentimento popolare" e quindi per compierlo sono necessari "decine di anni". Prodi ha quindi invitato l'amministrazione Usa ad avere maggiore considerazione dell'Europa come partner inetenazionale e ha notato maliziosamente che "Obama non ha mai parlato di Europa in 36 suoi discorsi" e che "il giorno dell'anniversario della caduta del muro di Berlino era a Pechino".

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