Tra uno smash e una volée

Da Annaulaola

Il silenzio assordante delle tribune, il rumore ritmico della palla che rimbalza sull’erba perfettamente tagliata, il respiro degli atleti vestiti, come tradizione impone, di solo bianco, l’assenza di sponsor invadenti e soprattutto la sensazione unica di respirare l’odore della storia sono le emozioni irripetibili che si hanno entrando nel Centre Court, il campo principale di Wimbledon. Un torneo completamente differente da tutti gli altri sia perché con le sue 126 edizioni è il più antico e prestigioso evento sportivo di tennis sia perché, mantenendo inalterate le sue tradizioni, conserva il fascino senza tempo che trasforma il campione in eroe.

Se il sogno di ogni atleta è quello di partecipare e di vincere il torneo quello degli appassionati di tennis è di poter accedere alle tribune dell’impianto di Church Road. Come? Nulla di più democratico della buona sorte: per comprare i tagliandi bisogna iscriversi e sperare di essere estratti oppure mettersi in fila e accamparsi, per due giorni, in un campo dell’All Eanglad Club, l’organizzatore dell’evento, per accaparrarsi gli ultimi tagliandi rimasti invenduti.

Una volta che le porte del tempio del tennis saranno dischiuse potreste, provvisti di trench e ombrello causa variabilità del tempo, sorseggiare una coppa di champagne accompagnata da un cestino di deliziose fragole del Kent e poi dirigervi, con aplomb anglosassone, verso il campo per il match di giornata. Un rettangolo di gioco con erba, composta esclusivamente da loietto inglese, alta esattamente 8 millimetri e con le linee ridisegnate quotidianamente dai giardinieri che verificano l’usura e la durezza delle superficie dei campi, gli stessi che saranno utilizzati anche durante le prossime Olimpiadi.

Un rispetto, quello per Wimbledon, così espresso dal vulcanico Jimmy Connors “I newyorkesi amano vederti sputare l’anima là fuori, ma sputa l’anima a Wimbledon e ti faranno fermare e pulire”.


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