Canada, 2009
8 minuti
Per un pò di tempo dopo la morte, noi ci pensiamo completamente inerti. In realtà il nostro corpo è animato, esso si esprime e si agita in un macabro balletto finale. - Pedro Pires
Il cammino intimo di un corpo dopo la sua morte.
Questa la sintesi, e l'essenza, di Danse Macabre: lirico canto del rifiuto alla morte che ci arriva direttamente dal Canada, nato da un idea di Robert Lepage e diretto da Pedro Pires.
E' innegabile, per tema trattato, l'affinità che lega questo cortometraggio ai primi lavori dello spagnolo Nacho Cerdà, in modo particolare alla sua opera di culto Aftermath (1994), autentico esempio di "splatter d'autore". In entrambi i film, lo spazio è una sala autopsica, occupata da un corpo che ha cessato la sua esistenza in modo tragico (qui un suicidio; nel film di Cerdà, un incidente stradale). Ma in Aftermath, nonostante la rigorosa poetica cerdàna (culminante in Genesis, 1998), dopo la morte c'era solamente il gelo; il corpo diventava mero oggetto da violare, l'anima era assente, e l'unico attimo di "speranza eterna" affiorava flebile nella sequenza della collanina con il crocifisso data in mano ai genitori della vittima. Danse Macabre, dal canto suo ci mostra invece un corpo, che anche dopo la sua morte fisica si affanna per continuare a vivere. Possiamo vederlo muoversi, "danzare" leggiadro sulle note della Casta Diva (mentre i frammenti di una vita passata scorrono davanti ai nostri occhi) o piangere durante l'autopsia. E' un corpo che ha cercato la morte e che ora, rifiuta di abbandonarsi ad essa, tanto che nemmeno l'atto crematorio finale, sembra spegnere definitivamente quella luce (la fiamma) che continua a sopravvivere. E sotto quest'aspetto, è interessante notare la scelta del colore, dominato dai toni caldi (in contrapposizione alla glacialità di Aftermath) che è di fondamentale importanza nella rappresentazione di tale condizione post-mortem. Per il resto, oltre ad uno sfoggio, forse leggermente più barocco dell'ambientazione, le analogie stilistiche con il film di Cerdà si riscontrano soprattutto nella meticolosa cura dei dettagli (lo scolo del lavabo, il getto d'acqua, l'orecchio gocciolante, i dettagli del corpo catturati in flashback), ma anche nel reparto musicale, composto in entrambi i casi da imponenti opere classiche. Proiettato in svariati Festival tra cui il TIFF (Toronto International Film Festival), il film è stato realizzato in due versioni: una da 6 minuti circa, l'unica che fino a qualche tempo fa si poteva visionare in rete e quella ufficiale, che si era vista solo alle proiezioni ma ora, finalmente disponibile, anche qui.