Fra le (non poche) cose che degli Anni Novanta resteranno a memoria imperitura, gli Smashing Pumpkins occupano un posto d’onore.
Billy Corgan è stato fra le teste più brillanti e coraggiose di quel decennio, la sua band avrebbe potuto fare rumore e vivere di rendita negli anni del grunge, ma lui aveva un’altra idea. O meglio, ne aveva tante, di idee. Quando è uscito Mellon Collie and the Infinite Sadness avevo 16 anni, Billy Corgan ne aveva 28, eppure quell’album parlava già di me. Uno spleen devastante veniva fuori da quelle cassette malconce – una sottomarca ignobile – su cui avevo registrato l’album. Sentivo tutta quell’infinita tristezza e mi piaceva e mi compiacevo in quell’ascolto.
Mellon Collie era un album immenso, per dimensioni e contenuto, non finiva mai, era pieno di roba.
Con gli anni sarebbe stato più facile colglierne la prolissità, gli eccessi figli dell’ansia di dire di Billy Corgan. Ma allora fu un magnifico shock e basta, con dentro quell’episodio devastante e perfetto sotto il nome di Bullet with butterfly wings.