Meno adrenalinici del solito, vagamente più riflessivi, col passo più lento rispetto al passato e un debito maggiore verso certe sonorità Sixties, gli Arctic Monkeys calano il poker e suonano ancora meravigliosamente. E io che non sono più un adolescente apprezzo il loro strizzarmi l’occhio con un album meno adolescenziale, meno rude, molto curato e insolitamente “orecchiabile”, direi cantabile e ballabile anche senza doversi spettinare troppo: un album da ultratrentenni diciamo. Quindi grazie, Alex Turner, grazie scimmiette.
Questa Reckless Serenade è abbastanza rappresentativa, ovviamente ci sono cose più tirate in Suck it and see, ma è giusto per capire a che velocità sono riusciti ad andare stavolta. Restano la voce più fresca e credibile di questa generazione di cui non faccio parte nonostante mi ostini a vestirmi da Pull & Bear, con magliette forse troppo giovani per me ma in fondo chissenefrega (il 3 settembre si avvicina).
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