Magazine Cinema

Tracks

Creato il 20 aprile 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

tracksposter1Wasikowska wild style alla ricerca della libertà

Indugiando sul corpo scottato di Mia Wasikowska e sulle sterminate istantanee del deserto australiano, Curran non trova la messa a fuoco necessaria per accattivare lo spettatore e fargli vivere un’esperienza unica e selvaggia.

Il progetto di Robyn Davidson è folle: attraversare il deserto australiano con tre cammelli e il suo cane Diggity. Dopo un paio d’anni di preparazione, nel 1977 Robyn comincia il suo pellegrinaggio con la sponsorizzazione del National Geographic e l’accordo di incontrare periodicamente il fotografo Rick Smolan, che documenterà l’epica impresa.

Tracks soffre sotto la spinta invasiva della colonna sonora e non riesce a restituire genuinamente un’esperienza dalla motivazione ignota. È questo probabilmente il difetto maggiore della pellicola diretta da Curran, che si perde progressivamente in costanti inquadrature aeree e in una sottolineatura (a tratti pedante) di un passato della protagonista (in flashback), che mal si accomuna con il viaggio into the wild che intraprende. Insomma riprese evocative, che dovrebbero marcare una maturazione interiore, la consapevolezza che si stia compiendo qualcosa di impossibile; una crescita interiore, che si riflette sull’esteriorità dei panorami, asciutti, ma privi di sentimento. Difatti il regista australiano non riesce a farsi portatore sano di una vicenda di libera solitudine, indugiando sulla paura dell’ignoto e sulle contraddizioni che la stessa porta.

Tracks, interessante nella prima parte (nella quale si osserva la protagonista alle prese con la preparazione, fisica e psicologica, del viaggio), comincia a perdere mordente quando il silenzio avvolgente del deserto dovrebbe essere il vero protagonista della pellicola. E qui si perde anche lo spettatore, che non riesce a empatizzare con la protagonista (la bravissima Wasikowska, che sostiene l’intero film sulle spalle), smarrendosi nel conto dei giorni (che appaiono sporadicamente) e in una costruzione narrativa, che esibisce la necessità di sopravvivenza.

Curran pur giocando ironicamente con l’invasività dei media e dell’uomo bianco, non riesce a tracciare un percorso privo di sbavature, nel quale il rumore prende eccessivamente il sopravvento sulla pace del nulla. E indugiando (in modo semi-documentaristico) sull’immensità di un deserto e sull’increspatura dell’orizzonte, non raggiunge l’obiettivo prefissatosi: la ricerca immateriale del silenzio e della libertà.

Uscita al cinema: 29 aprile 2014

Voto: **


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :