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Tradizione?

Da Michele Orefice @morefice73

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Da wikipedia:
“Il termine tradizione (dal latino traditiònem deriv. da tràdere = consegnare, trasmettere) può assumere diverse accezioni, fortemente interrelate:
- come sinonimo di consuetudine (spesso è utilizzata in tale senso la definizione “tradizioni popolari” o “folklore”), intendendo la trasmissione nel tempo, all’interno di un gruppo umano, della memoria di eventi sociali o storici, delle usanze, delle ritualità, della mitologia, delle credenze religiose, dei costumi, delle superstizioni e leggende; in particolare è detta tradizione orale la trasmissione non mediata dalla scrittura
- come corpus più o meno coerente di credenze e pratiche condivise da un gruppo di persone all’interno di un campo di attività umano, come può essere ad esempio una tradizione religiosa o una tradizione scientifica
- in ambito filosofico (con la iniziale maiuscola: Tradizione), come concetto metastorico e dinamico, indicante una forza ordinatrice in funzione di principi trascendenti, la quale agisce lungo le generazioni, attraverso istituzioni, leggi e ordinamenti che possono anche presentare una notevole diversità
- tradizione: come termine tecnico presente con un suo significato specifico negli ambiti disciplinari della filologia e del diritto.”

Come è possibile allora questa trasmissione in una società liquefatta come la nostra? Questo tema mi tocca particolarmente essendo appunto un immigrato. In questo nostro stato infatti si è portati a difendere la propria provenienza, a sottolineare in maniera positiva la propria diversità.
In questo tempi penso spesso alle differenze tra Germania e Italia. Questi pensieri vengono dalla decisione, ormai presa, se comprare casa o meno. Il pensiero da tempo va oltre. Ricordo quando mangiavo da piccolo dalla mia bisnonna: in tavola c’era sempre una tovaglia , spesso a quadretti. Tovaglioli sempre dello stesso colore. Tutto perfetto. Coltello , forchetta e cucchiaio sempre in tavola, anche se non si mangiava brodo o una zuppa. A casa di mia nonna invece c’era una sala che rimaneva quasi sempre chiusa. Era la sala delle feste, delle grandi occasioni con il divano e il tavolo grande per 12 persone. Il riscaldamento in questa stanza rimaneva spento dato che la si usava qualche giorno all’anno oppure quando arrivava un ospite importante senza preavviso. Di solito quindi si mangiava in cucina, che trovavo molto più confortevole dato che era scaldata dai fornelli ma quella sala era “il salone delle feste”. Sempre dalla nonna a mezzogiorno si trovava sempre pasta da mangiare e spesso anche il secondo. Da bambino invece a colazione era praticamente obbligatorio mangiare su un vassoio. Questo per noni sporcare la tavola e avere sul vassoio anche il cucchiaio oltre la tazza. Tutti questi dettagli che fanno parte della mia infanzia sono parte di me li ho legati alle tradizioni proprie della mia famiglia , del mio paese. Sono quelle piccole cose che ho sempre pensate immutabili, che si ripetevano sempre uguali, che erano così e basta.

Poi cos’è successo? La famiglia si è modernizzata con questo cambiano i valori, cambiano le cose a cui diamo importanza. Oggi in casa nostra la prima cosa è l’istruzione dei bimbi in tutti i sensi. Da storia a geografia a religione quindi nuoto e musica. I valori, le cose importanti sono diverse e succede quindi che la tavola ha perso il suo peso. Il cibo è sempre ben curato e italiano, anche se da tre anni siamo in Germania, ma i tovaglioli sono rara,ente uno uguale all’altro e praticamente mai in toni con la tovaglia. Poi ci sono le occasioni particolari, le cene e allora si prende fuori il servizio buono. E il salone delle feste? Anche quello è stato inghiottito. Dalla modernità, fuori moda e scomodo. Segno un tempo che gli spazi non mancavano, che avere una stanza in più non era un problema come oggi.

Tornando alla domanda iniziale quindi : cosa sono le tradizioni? Cosa dobbiamo conservare? Cos’è che in questo modo liquido , in cui tutti i liquidi si stanno mischiando in un grande pentolone, dobbiamo tenerci stretto? Cosa ci differenzia? Che urlo abbiamo in tutto questo vortice e cosa dobbiamo o cosa possiamo fare? Farci travolgere dagli sconvolgimenti quotidiani o imporci come una diga di fronte a questo cambiamento continuo?

Il confronto culturale a cui sono sottoposto mi fa notare che noi italiani ad esempio ci approviamo al cibo come ad un rito, mentre i miei colleghi tedeschi il mangiare è considerato un mero nutrirsi.

Ho sempre pensato che le nostre figlie dovranno saper fare la pasta fatta invasa,la ciambella e la pizza. È questo che possiamo fare? Cosa sarà tra dieci anni della cultura italiana? Della nostra arte, della nostra tavola? Dell’andare in chiesa, di occuparsi dei nostri anziani, di rimanere legati alla famiglia? Svanirà tutto? Tutto sarà sovvertito e ribaltato? Tutto sarà insignificante?


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