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Traffici di scorie nucleari: cose da non far sapere agli italiani

Creato il 02 gennaio 2011 da Marco4pres

FONTE: http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2010/12/23/traffici-di-scorie-nucleari-cose-da-non-far-sapere-agli-italiani/

Traffici di scorie nucleari: cose da non far sapere agli italiani
Il 21 marzo del 1998 la Guardia di Finanza certificava l’interesse delle mafie italiane sul traffico di scorie nucleari, squestrando una barra d’uranio di 250 grammi, del valore di 22 miliardi di vecchie lire. Dodici anni dopo, i documenti messi in rete da Wikileaks ci dicono molte cose su quello e su molti altri traffici che ruotano intorno alle scorie radioattive, ma la stampa italiana, distratta dalle beghe nazionali o dichiaratamente impegnata a fare campagna in favore del nucleare, si dimentica di riportali. Solo il quotidiano on line Green Report ha mantenuto alta l’attenzione su questo argomento.

La barra d’uranio sequestrata a Roma proveniva da una centrale atomica costruita nel 1959 a Kinshasa, in Congo, e non più in funzione dal 1972. Secondo un dispaccio inviato dall’ambasciata statunitense nella Repubblica democratica del Congo, l’impianto ospiterebbe ancora nel 2006 10 kg di uranio non arricchito, 5 di uranio arricchito al 20% (lo stesso che non si vuole far produrre all’Iran) e 23 kg di scorie atomiche stoccate in 138 barre. “Originalmente c’erano 140 barre – prosegue il dispaccio – Però due sono state rubate nel 1998. Le autorità italiane ne recuperarono una nelle mani della mafia a Roma, che sembra intendesse venderla a compratori mediorientali non identificati. L’altra non è stata trovata”.

C’è di peggio. Anni dopo il furto, il rapporto statunitense constata le condizioni in cui ancora viene conservato il materiale radioattivo: “protetto da un muretto alto 2 metri, senza nemmeno del filo spinato in cima, e in parte crollato, l’impianto è praticamente al buio e non esistono telecamere di sorveglianza, allarmi od ostacoli di nessun tipo per entrare nel recinto”. A guardia del sito solo poche guardie sottopagate, in uno dei paesi con il più alto tasso di corruzione al mondo.

I rapporti di Wikileaks, però, non si limitano a denunciare i traffici o lo stato di abbandono in cui versano gli impianti, bensì illuminano alcune delle ragioni che da anni mantengono alta la guerriglia in Congo, come le esportazioni di uranio sottobanco. Come accade, per esempio, con la Malta Forrest Company, compagnia belga presente sul territorio congolese dal 1915, che “si limita” ad esportare rocce grezze. Fa niente se sono ricche di uranio, rame e cobalto che verranno estratti altrove. L’escamotage permette alla società di non dichiarare l’esportazione di uranio e di eludere tutti i controlli, compresa la rilevazione della radioattività nelle miniere. Così i dispacci statunitensi registrano la contaminazione del Katanga, dove i livelli radioattività superano di 179 volte il livello di esposizione accettabile per un uomo. Ma queste sono tutte cose che in Italia è meglio non far sapere. Perché l’energia atomica è bella. Perché l’energia atomica è pulita.
(Chiara Pracchi, NuovaSocietà)

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