Abbiamo indossato le scarpe da corsa e corso in mezzo ai trulli del Salento al tramonto, rischiando di essere investiti e scappando dai cani randagi. Abbiamo ballato la taranta fino ad avere i vestiti passati e cantato sulle note di Vinicio. Abbiamo fatto la grigliata in spiaggia con le salsicce e i panini tagliati al buio - che non puoi passare da Porto Cesareo senza fare la grigliata in spiaggia, con la batteria e la chitarra suonate dai Villani e non puoi non cantare Domani e non puoi non brindare con il rosato del Salento. Non puoi. Vuoi per tradizione, buon auspicio, rito doveroso o rispetto delle usanze locali. Abbiamo bevuto il vino da passeggio nella bottiglietta di plastica, visitato città meravigliose come Lecce con la sua storia. Abbiamo mangiato i pasticciotti all'alba, i gamberoni, le seppie ripiene - chè nel trullo di Fede c'è un ristorante della madonna, che è proprio Fede - e cenato al fresco sul terrazzino del Bar del Moro a San Gregorio. Abbiamo fatto kite e i tuffi dalle scogliere, i cruciverba in collettiva - che si finisce prima tutto lo schema - e mangiato Pittule e Turcinieddi nelle sagre di paese (che quando sono andata a vedere cosa sono, oggi, mi è venuto male). Abbiamo viaggiato con Uccia, Lavaca, Cagnotto, Trafic e con famiglia Kiteruggiu, con le nostre interminabili ore perse tra pensieri un po' casuali e un po' no, tra panini da fare, code al supermercato, bancomat fuori servizio e pattumi da buttare senza mai trovare dove. Abbiamo visitato la Gallipoli vecchia che ha sempre quell'atmosfera incredibile, Leuca e Nardò, dove il tempo si è fermato e tutte le cose sembrano essere immobili. Vedere gli anziani salentini seduti fuori casa sul gradino e sulle sedie arrugginite, tra il cemento delle case e la canicola estiva, rende più sensibile il cuore. Sarà l'atsmosfera, sarà che si è in vacanza, che si è in bella compagnia e si ride tanto. O forse solo perchè quel cemento nasconde il mare.











