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TRAIETTORIE di Lucetta Frisa

Creato il 07 marzo 2014 da Viadellebelledonne

No, non aspetta niente e nessuno. Anche se il mutamento è nell’aria, l’aria che tutti respiriamo, tranne i minerali o i cyborg. Lo nota osservando allo specchio il suo occhio destro. Che non guarda più davanti a sé ma di lato. Da quel momento rivolge un’estrema attenzione agli occhi della gente – in particolare delle donne, che si dice siano più sensibili e ricettive – non tanto alla loro forma quanto alla direzione dello sguardo. Forse anche il suo occhio si è impercettibilmente spostato. Impercettibilmente occhio e sguardo si sottraggono alla frontalità. Non fece così anche Perseo per evitare lo sguardo mortale di Medusa? Non si tratta di abbassamento della vista, di nessuna particolare anomalia o malattia del nervo ottico che può manifestarsi sia di colpo che molto lentamente. E allora? È il progredire dell’età che obbliga l’occhio a deviare lo sguardo? Dove guarda adesso ? E che cosa? Tutte le mattine, cerca di truccarlo come l’altro, ma sempre la direzione diverge, esce dai contorni della faccia, come una freccia segnaletica di cui sia incomprensibile la lettura. Poi si consola pensando alla bellezza di Venere.

Si chiede se l’occhio non abbia relazione col piede e la sua andatura (infatti, se occhio e piede non vanno in sintonia c’è il rischio di cadere). Tempo prima era caduta, fratturandosi un piede. Teseo non aveva perduto il suo sandalo all’Inferno? Anche Edipo si era azzoppato,viaggiando. E Filottete, abbandonato col piede ferito ? Quanti zoppi ci sono nella mitologia e nelle leggende! Sempre qualcosa di sinistro vi aleggia intorno. Già: chi tocca la profondità ne rimane segnato indelebilmente. Chi zoppica ha avuto rapporti con il basso e non potrà più negarne l’esistenza: il basso seduce irresistibilmente il piede. Anche Don Giovanni è sprofondato all’inferno. In particolare questa seduzione esercita il suo potere verso chi non crede in nulla, né al Paradiso né all’Inferno. Chi sa che, se sale o soltanto provasse a salire, l’alto lo ricaccerebbe in basso, con una lieve spinta, come un palloncino. Se la tensione ascensionale è innata nell’uomo, altrettanto gli corrisponde il rimbalzo in giù. In fin dei conti, le elevazioni sono mediocri e frustranti perché durano poco, illudono. Lo zoppo deve rassegnarsi al suo piede zoppo che gli ricorda che la terra è, per lui, l’unico luogo in cui stare. In musica non esiste il basso continuo? Il basso ostinato, il ground? Non si può mai prescindere dalla terra, dal nostro ostinato e fatale legame con lei.

Gli africani, gli orientali danzano con i piedi aggrappati alla terra, quasi incurvati, sembrano voler frenare la sua corsa invisibile sotto le unghie, e mimano l’andatura degli animali. Battendo il tamburo evocano la pulsazione planetaria, insieme a quella del cuore di ogni singola creatura terrestre. Non perdono, cioè, il contatto profondo con la terra. Se ciò accadesse, sanno che lei si vendicherebbe in modo mortale. Tutti gli spiriti vengono dalla terra e ci ritornano. Vanno e vengono. L’estasi procurata attraverso il corpo non è che un’uscita dal tempo presente,una passeggiata al piano di sopra delle loro capanne, colline o rupi. Ma mai dalla terra.

Interpellerà un chirurgo plastico. Se ancora è impossibile non invecchiare è invece possibile mostrarsi più giovane. Ingannare l’occhio dell’altro. Chiederà al chirurgo se c’è il rischio che l’occhio, una volta raddrizzato, possa di nuovo ostinarsi a divergere, a scegliere una via laterale, volersene andare da un’altra parte, oppure tornare, come un fiume una volta deviato, sul letto del suo antico corso. La vecchiaia è maligna, spudorata. Vuole la giovinezza a tutti i costi, non vede quello che non vuole vedere, non sente quello che non vuole sentire e per questo è anche capace di qualunque cosa: ingannare e ingannarsi. Ma poi è obbligata alla verità, che ritorna trionfante sui suoi passi. Ricade dentro il suo abisso mettendo fine per sempre agli inganni.

Per quell’occhio che non guarda più qui ma da un’altra parte, prova angoscia e confusione. Non solo consulta il chirurgo, ma il neurologo e poi lo psicologo. Quell’occhio indica semplicemente che anche lei si trova a un bivio: raccogliere tutte le energie e fare quanto fino a quel momento non è riuscita a fare, in una sorta di parossismo voluttuoso, oppure lasciarsi portare dalla sua traiettoria laterale, abbandonandosi al mistero del nuovo percorso, nuova direzione che, alla fine, avrebbe dovuto fatalmente seguire. Prima o poi. L’occhio può sempre chiuderlo, ma mai totalmente dato che la deviazione laterale comprende una fessura. Una fessura che lascia passare uno spiffero… La colonna di Persefone? Da dove soffia quell’aria infera non vuole saperlo. Gli Antichi si, loro sapevano dare risposte. Per questo avrebbe voluto nascere in un secolo molto antico. Aggrapparsi al detto evangelico: “Lo spirito soffia dove vuole”. Allora si tratta semplicemente di convincersi che non c’è nulla da temere e lasciarsi andare nella direzione indicata dallo spirito…

Lasciarsi andare è scoprire qualcosa di diverso, è penetrare in un territorio sconosciuto, cogliere dei dettagli che prima non notava,a cui non aveva mai dato importanza. Ed ecco che il percorso quotidiano non è più lo stesso. Come attraversare una seconda città quasi sempre più affascinante della prima. Come osservare un quadro noto e scoprire altri personaggi, nuove luci, nuove prospettive. E’ come rinascere a una seconda vita, grazie a queste rivelazioni laterali.

C’è gente il cui occhio – destro o sinistro – assume una fissità aliena. Guarda davanti a sé immobile, quasi senza battito di ciglia, ma la pupilla è dura. Se l’esterno dell’occhio esprime l’interno, l’interno deve essersi bruciato, inaridito, oppure quella cornea difende, attraverso la rigidità della sua scorza, una fragilità, una sensibilità accumulata nel tempo che è meglio mascherare. Chi guarda con un occhio così è morto a metà. Oppure è un giudice, un teologo, un ideologo, qualcuno che si crede molto vicino a Dio. Il corpo sceglie per conto suo il momento di atrofizzarsi, rifiutarsi. Come dominare il corpo, convincerlo ad andare contro la propria natura, impedirgli di dire la verità?

Il cammino dell’uomo è costellato di cadute e di improvvisi squarci visionari se non profetici. Tre le cadute più significative: la prima con Darwin, la seconda con Galileo, la terza con Freud. Non siamo stati più al centro di noi stessi e quindi di nulla. Zoppica l’uomo, zoppica la terra, zoppica l’Io. Si procede sempre più obliquamente, malfermi, sorretti da protesi di vario genere. Anche la terra ha preso una brutta andatura…Anche i suoi assi si spostano. Dove andrà a finire? Ma continua a camminare e noi insieme a lei. Pur sprofondando in preda alle vertigini ci risolleviamo sempre. Tra una caduta e l’altra, una frattura e l’altra, una frana e un terremoto,ci curiamo pazientemente la zoppia,i dolori, i cataclismi,le ferite oculari.



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