“Cartas da guerra” è un film di Ivo M. Ferreira, con Miguel Nunes, Ricardo Pereira, Tiago Aldeia, Margarida Vilanova e Welket Bungué. E’ stato presentato alla Berlinale 2016. Ecco trailer e recensione.
Un dottore militare portoghese negli anni ’70 viene mandato in missione in Africa e regolarmente invia lettere alla moglie incinta che ha lasciato a casa.
“You’re so far away from me, you’re so far I just can’t see.” cantavano i Dire Straits nel ritornello di “So Far Away”, canzone dedicata alle loro mogli, da loro così distanti durante le loro tounée, ed è altrettanto distante la moglie di António Lobo Antunes, protagonista di Cartas da guerra di Ivo Ferreira, presentato in concorso alla 66a Berlinale.
Costretto a combattere in Africa per la sua nazione, il Portogallo, Antonio soffre la lontananza dalla sua amata con cui si scambia continue lettere appassionate, e sono proprio quelle lettere, lette da una voce fuori campo, ora quella di lui, ora quella di lei, a scandire il ritmo della narrazione di Cartas da guerra. Contrariamente a quanto possa far presagire il titolo, non è un film di guerra, o meglio, lo è ma solo di contorno, perché ancor prima è un film drammatico e romantico, intimista e personale che ha come obiettivo principale quello di descrivere la solitudine di un uomo lontano da casa, lontano dal proprio amore, con cui non può più comunicare come vorrebbe, col corpo e con la voce, costretto quindi a esprimersi solo per lettera con carta e penna. Il dramma della guerra c’è, ma solo in secondo piano, un contesto e un ambiente ostili che non fanno che amplificare il disagio causato dalla distanza.
Il film si presenta inizialmente come un corale, come se quelle lettere fossero attribuibili a qualsiasi soldato inquadrato nascondendo temporaneamente allo spettatore chi sia il protagonista, portando così avanti un discorso estensibile a tutti i soldati in tutte le guerre e ancor di più a chiunque si trovi lontano da casa. Ferreira… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).