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Trailer e recensione di “Mózes, il pesce e la co­lom­ba”, film tra leggerezza e disagio esistenziale

Creato il 13 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Elena Rimondo per “storiadeifilm.it“) – “Mózes, il pesce e la co­lom­ba” è un film di Virág Zomborácz, con Márton Kristóf, László Gálffi, Eszter Csákányi, Andrea Petrik e Krisztina Kinczli. E’ uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 11 febbraio.

Il gio­va­ne Mózes fa ri­tor­no a casa dopo un pe­rio­do di ri­co­ve­ro per pro­ble­mi psi­chi­ci. Ad at­ten­der­lo vi sono una zia ar­ro­gan­te, una so­rel­la adot­ti­va, una madre buona ma re­mis­si­va e, so­prat­tut­to, il padre, un au­to­ri­ta­rio pa­sto­re pro­te­stan­te. Quan­do que­sti muore im­prov­vi­sa­men­te, Mózes ini­zia ad es­se­re per­se­gui­ta­to dal suo fan­ta­sma. Che cosa vuole? Nel ten­ta­ti­vo di di­sfar­si del­l’in­gom­bran­te spi­ri­to, Mózes in­tra­pren­de un viag­gio alla sco­per­ta della pro­pria iden­ti­tà.

“Mózes, il pesce e la co­lom­ba” è il sur­rea­le ti­to­lo ita­lia­no del primo lun­go­me­trag­gio della gio­va­ne re­gi­sta un­ghe­re­se Virág Zom­bo­ràcz, il cui ti­to­lo ori­gi­na­le Utóélet si­gni­fi­ca in real­tà “ol­tre­tom­ba”, “vita oltre la morte”. Se, da un lato, nel ti­to­lo ita­lia­no va perso il ri­man­do ad un sot­to­ge­ne­re ci­ne­ma­to­gra­fi­co molto fre­quen­ta­to, dal­l’al­tro viene dato ri­sal­to al tono del film, nel quale la real­tà as­su­me con­tor­ni tra il biz­zar­ro e il fan­ta­sti­co. Mózes, un ra­gaz­zo buono e sen­si­bi­le, è co­stret­to a la­scia­re l’i­sti­tu­to in cui era stato ri­co­ve­ra­to per pro­ble­mi psi­chi­ci e dove era se­gui­to da un me­di­co al quale – si in­tui­sce – era molto af­fe­zio­na­to.

Di tut­t’al­tra na­tu­ra è il rap­por­to con la fa­mi­glia, te­nu­ta in scac­co da Tu­li­pan Janos, il padre au­to­ri­ta­rio che tutto sem­bra fuor­ché un pa­sto­re pro­te­stan­te. Come se non ba­stas­se, Mózes deve fare i conti con una zia in­sop­por­ta­bi­le che non fa altro che met­ter­lo in im­ba­raz­zo ri­cor­dan­do­gli la sua di­ver­si­tà. Si ca­pi­sce, quin­di, per­ché Mózes non sia più di tanto toc­ca­to dalla morte del padre, che si pro­spet­ta più come una li­be­ra­zio­ne che una per­di­ta. Sul più bello, quan­do fi­nal­men­te il gio­va­ne avreb­be l’op­por­tu­ni­tà di de­ci­de­re cosa fare della pro­pria vita, ecco che il fan­ta­sma del padre co­min­cia a ma­te­ria­liz­zar­si nei mo­men­ti meno op­por­tu­ni. Nes­su­no, tran­ne Mózes, rie­sce a ve­der­lo, nem­me­no il mec­ca­ni­co del paese esper­to di spi­ri­ti­smo, il quale gli dà al­cu­ne drit­te per di­sfar­si dello spet­tro. Il pro­ble­ma è che il fan­ta­sma non… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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