A suo modo, in una maniera personalissima, fallace e a tratti pacchiana, Danny Boyle è uno degli autori più interessanti che si siano affacciati al cinema recentemente. Fin dalla caustica e memorabile promessa di quell’ormai lontano Piccoli omicidi tra amici, promessa poi stramantenuta nel successivo cult Trainspotting, Boyle ha cercato di dar voce a storie grandi e piccole, senza mai perdere un grammo della sua idea di cinema. Soprattutto nelle pellicole meno riuscite, come il bistrattato Sunshine o questo già liquidato e dimenticato Trance appunto, Boyle è sempre riuscito ad imporre una visione mai banale, arrivando a rendere memorabili idee che in mano ad altri registi sarebbero state probabilmente banalizzate. Il viaggio nel mondo e nella mente del banditore d’asta James McAvoy non è un semplice gioco di scatole cinesi, identico a tanti altri, ma riesce ad andare oltre, ponendo lo spettatore di fronte ad una risoluzione non banale e assolutamente ribaltata, quasi amorale. Ecco dunque che il film racconta la storia più antica del mondo: un uomo incontra una donna… Forse prima di ogni altra cosa una storia di amore quindi, ma anche di avidità e di miseria umana, sentimenti che si mescolano e si confondono, contaminati ora dalla fantasia e ora dalle più ignobili bassezze ad esso correlati. Fuori di dubbio in questo senso, i personaggi più interessanti, e meno banali, risultano essere lo sfaccettato gangster di Vincent Cassell e soprattutto la meravigliosa, complessa, enigmatica e statuaria psichiatra a cui da volto e corpo Rosario Dawson. Danny Boyle gioca con noi e con il genere, arrivando a costruire un perfetto meccanismo che funziona a più livelli: come divertimento fine a se stesso e come riflessione sull’impossibilità di lasciarci alle spalle chi siamo e ciò che desideriamo veramente ad ogni costo. Trance non é il miglior thriller del secolo e non é nemmeno un film che verrà citato nei libri di scuola del cinema, eppure era da un po’ che non faceva capolino una pellicola così manifestamente ed innocentemente impegnata a raccontare e spiegare l’umana sofferenza che solo un amore scientemente sbagliato sa regalare al nostro cuore acciaccato e mai domo. Non è poco.
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