Il 27 marzo ho scritto: «Anch’io, come tanti, sarei contento di vedere Emma Bonino al Quirinale e penso che stavolta le probabilità che accada siano più alte che in passato. Non molto più alte, in verità, e comunque molto meno di chi si augura che i suoi meriti trovino questo riconoscimento, ma un po’ più alte che in passato, senza dubbio, sì…».
L’incipit del post era candido, ma il titolo – Di tragiche e di comiche – metteva in guardia il lettore: andava letto venendo incontro a una malizia, immaginando l’effetto dirompente che l’elezione di Emma Bonino al Quirinale avrebbe provocato in Via di Torre Argentina.A un lettore che non aveva letto il post nel modo giusto e che mi chiedeva un parere sugli attacchi di Marco Travaglio mossi a Emma Bonino dalle pagine de Il Fatto Quotidiano rispondevo: «Io penso che lei non abbia colto la lezione che Leo Strauss dà riguardo alla scrittura di Mosè Maimonide. Il post inizia con “sarei contento di vedere Emma Bonino al Quirinale” e finisce con “potremmo vederne di tragiche e di comiche”. Ecco, tolga quello che c’è in mezzo, che è superfluo. Mi spiego meglio: i rilievi di Travaglio non sono falsità, né deformazioni, né semplificazioni troppo disinvolte, sono giudizi fondati su legittime convinzioni politiche. Solo che ha omesso due o tre cosette, perché non le conosce».Alludevo all’esperienza di Emma Bonino al Ministero per le Politiche Comunitarie nel governo Prodi e alla polemica che dalle pagine di Libero e de il Giornale, nell’ottobre del 2007, era andata a trovare un sensibile riverbero in seno alla comunità radicale: pagati coi soldi dei contribuenti, Emma Bonino si era portata al Ministero ben 38 collaboratori esterni, in gran parte radicali.L’avevo appreso leggendo un thread su un forum radicale (lì era scritto che i collaboratori esterni erano 32): un radicale da tempo critico sulla gestione proprietaria della «cosa radicale» rinfacciava quell’episodio di franco stampo clientelare a un ortodosso che si sdilinguiva nelle lodi dell’eroina antipartitocratica.Di tali lodi il web ha risuonato per giorni e giorni (i radicali sono pochi, ma instancabili nel moltiplicarsi, almeno virtualmente), sicché a un tweet particolarmente infervorato non ho saputo resistere e ho risposto: «Anch’io tifo per Emma. Se al Ministero se n’è portati 32, al Quirinale si porterà tutto il partito».Al tweet ribatte prontamente un «radicale storico» che mi accusa di parlare a vanvera. Mi limito ad inviargli una schermata del social network sul quale ho letto della cosa, facendogli presente che nessuno degli iscritti al forum l’aveva smentita.
Ne ometto le parti che consentirebbero di individuarlo e, proteggendolo con l’anonimato dalle ritorsioni che questo post potrebbe causargli, riporto stralci della sua e-mail in risposta. Mi dice che chi ha scritto quella cosa sul forum radicale «soffre di problemi di salute mentale e questo va a sua discolpa, ma tu che giustificazione hai per mandare in giro queste cose? […] Perché parli di cose che non sai? Perché ti presti a queste cazzate? Per rancore? […] Non capisco che bisogno insopprimibile hai di buttare a tutti i costi merda sui radicali, fino al punto di inventarti “32 collaboratori” che esistono solo nel tuo malanimo. Bah!».Confesso che ci rimango di merda. Forse ho commesso una leggerezza. Gli faccio presente che, se di tratta di una calunnia, è strano che la notizia non sia ufficialmente smentita. «In quanto al “buttare merda” – continuo – siamo alle solite: alle critiche la setta si chiude a riccio. Scrivo da anni sui radicali, argomentando e documentando. Hai argomenti che possano smentire ciò che ho scritto? Hai documenti che smentiscano quelli che ho prodotto in questi anni? Lo spazio dei commenti sul mio blog è aperto alle obiezioni, ma non ho mai avuto il piacere di leggerne una tua. In quanto al “malanimo”, invece, hai ragione. L’aggettivo “radicale” è stato usurpato e sporcato da Marco Pannella e per uno come me, che si sente radicale più di quanto in realtà lo siano tanti che bazzicano Torre Argentina, è una vera e propria sofferenza. Tant’è».
La risposta mi commuove: «Caro Luigi, ti scrivo con spirito di amicizia. *** ha avuto infiniti problemi ed è un caso pietoso, perché adesso è alle prese anche con un tumore e tutti, naturalmente, speriamo che ce la faccia. Due o tre anni fa era scomparso, è stato trovato in una città lontana (credo Genova) in stato depressivo e confusionale. Della sua scomparsa si erano occupati i giornali e trasmissioni televisive tipo “Chi l’ha visto” e simili. Tanto per farti capire. La sequela continua dei suoi attacchi assurdi, anche personali, ai radicali è durata molti anni, poi era finita (immagino per le sue condizioni) e recentemente è ripresa. Ho scritto su quel forum una volta – una sola – avvisando che *** non doveva essere tenuto in considerazione, viste le sue condizioni, lui se l’è presa a morte e mi ha cancellato dalle sue amicizie. Ho avvisato anche alcuni radicali, privatamente. Immagino che molti, se non tutti, abbiano deciso di attenersi alla raccomandazione di non raccogliere le sue affermazioni deliranti. Probabilmente è per questa ragione che nessuno gli risponde. Ma tu non potevi saperlo, niente di male. Però se leggi che Emma Bonino ha portato al ministero 32 collaboratori, beh, forse avresti dovuto prendere questa notizia con più cautela. Questo da parte tua non mi sembra bello. Questa secondo me è la differenza fra fare delle critiche e buttare merda. Quanto alle critiche, non so cosa dirti. Probabilmente per molte cose hai ragione, per alcune meno. Io non leggo il tuo blog, ma posso immaginare. Ho risposto solo a questa accusa in particolare, che è una panzana inventata di sana pianta. Di fronte a questa situazione, io non appartengo alla “setta che si chiude a riccio”, reagisco diversamente: mi chiudo nel più assoluto silenzio, per affetto e riconoscenza. Non me la sento di attaccare Pannella per la sua patetica situazione senile, non ce la faccio. […] È vero che Marco ha sporcato la storia radicale, ma le nostre sofferenze ci portano a reazioni diverse: tu reagisci con malanimo, io con malinconia. Tant’è. Accetta la mia stretta di mano e i miei saluti con l’amicizia di sempre, tuo °°°».Pensate quel che volete, la mia reazione è stata questa: «Bella lettera, dico davvero. Non mi convince questo intrecciarsi di ragioni pubbliche e private, ma riesco a comprenderlo. Scusarlo, no. Comprenderlo, sì. In quanto a ***, mi è sembrato così addentro alle questioni della cosiddetta galassia che la questione dei 32 collaboratori non dovesse poi essere inverosimile. […] Vado subito a cancellare i miei tweet che vi fanno riferimento. Ti abbraccio».Un coglione, sono un coglione. Il giorno dopo mi arriva una e-mail di *** al quale avevo scritto per avere ragguagli sulla fonte delle sue affermazioni. Me ne dà in abbondanza. Innanzitutto mi manda la lista dei collaboratori esterni che Emma Bonino si è portata appresso al Ministero per le Politiche Comunitarie con i relativi compensi percepiti. Non faccio fatica a riconoscere tra quei nomi moltissimi clienti di quella che Mauro Suttora ha brillantemente definito «Pannella & Bonino S.p.A.» (Kaos Edizioni, 2001): Nicola Dell’Arciprete (33.000 euro), Sabrina Gasparrini (33.000 euro), Marina Manfredi (36.000 euro), Marco Perduca (33.000 euro), Remo Caponi (prestazione gratuita), Marco Contini (8.500 euro), Lorella Di Giambattista (36.000 euro), Giovanni Moschetta (36.000 euro), Antonio Rizzi (31.000 euro), Valeria Romano (36.000 euro), Elena Cano (36.000 euro), Cesare Rizza (36.000 euro), Ida Maria Dentamaro (36.000 euro), Roberto Mastroianni (36.000 euro), Daniele Barbini (4.500 euro), Silvia D’Ovidio (9.000 euro), Filomena Gallo (17.000 euro), Chiara Lalli (17.000 euro), Rachele Piva (8.500 euro), Giuseppe Rossodivita (20.000 euro), Marina Salvemini (10.500 euro), Giovanni Smurra (15.000 euro), Paolo Acunzo (12.000 euro), Michela Angeli (20.000 euro), Daniele Barbini (6.000 euro), Erminia Caccese (7.000 euro), Isabella Carlesso (7.200 euro), Sofia Chiarucci (2.500 euro), Carla Colelli (15.000 euro), Aldo Coscarella (10.000 eur), Rossana D’Amico (2.000 euro), Giovannella D’Andrea (20.000 euro), Adriano Di Domenicantonio (2.000 euro), Alessio Liquori (18.000 euro), Valentina Milani (20.000 euro), Claudio Petroni (20.000 euro), Rachele Piva (8.500 euro), Donato Cesare Speroni (20.000 euro).Tanto per dare un’idea del problema, nello stesso periodo, quel partitocrate di Massimo D’Alema aveva bisogno solo di 4 collaboratori esterni al Ministero degli Esteri.Non basta. *** mi allega gli articoli di Libero e de il Giornale che nel 2007 sollevarono la questione e il link ad un thread del forum ufficiale di radicali.it nel quale fu discussa con qualche imbarazzo.Qui leggo che all’epoca se n’è discusso anche in una conversazione tra Pannella e Bordin (radioradicale.it, 14.10.2007). La recupero e constato che Pannella non smentisce, ma si limita a ridimensionare, peraltro in modo ipocrita ed evasivo, com’è il suo solito quando non ha argomenti validi. Ma forse sarà il caso di ascoltarlo.
Non smentisce. A chi ha sollevato la questione rinfaccia di averla sollevata solo perché di mezzo ci sono i radicali. E comunque pare che la cosa tocchi solo i 3 o 4 radicali che hanno ottenuto il favore a premio di consolazione per essere stati trombati alle ultime elezioni, non tutti gli altri.