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Tranquilli, c'è sempre chi sta peggio. Io, per esempio.

Creato il 18 settembre 2012 da Taccodieci @Taccodieci

Tranquilli, c'è sempre chi sta peggio. Io, per esempio.
- Ciao Redaz.
- Ciao zia.
- Come stai?
- Io sto bene, grazie. Tu?
- Non c'è male. Sono appena stata a trovare la mia amica Mary. Sai che ha la badante?
- Nooo, e come mai?
- Perchè è un po' fuori di testa.
- Ma non mi dire...
- Sì, ha una badante straniera. Non mi ricordo da dove viene, ma è una impicciona! Non posso parlare due minuti in pace con Maria che subito si deve intromettere.
A questo punto mia zia inizia a scaldarsi. E' evidente che quella visita alla sua amica deve averla scossa, in qualche modo che non ho ancora capito.
Non so infatti perchè stia telefonando proprio a me per raccontarmi tutto questo.
- No, quella non sa proprio quando deve stare zitta. Sai che cosa ha detto?
- No. Che cosa ha detto?
- Ha detto che i giovani non hanno voglia di lavorare!
- Zia, non te la prendere, sono cose che si dicono. Gli statali allora sono tutti cialtroni e gli stranieri tutti ladri, se dobbiamo parlare per stupidi luoghi comuni.
Cerco di minimizzare la cosa, perchè sento che mia zia sta addirittura alzando la voce.
Non si può certo dire che la mia famiglia sia razzista. Perchè mia zia dovrebbe poi dare ascolto alle chiacchiere di una persona impicciona che nemmeno conosce?
- Esatto!
- Lascia perdere, dai...
- No, non ho lasciato perdere. Sono stufa di sentir dire certe cose. Eh, l'ho sistemata ben bene, quella.
- Che cosa le hai detto?
- Che cosa le ho detto? Che deve imparare a starsene zitta, soprattutto quando non conosce le situazioni. E' facile, per lei, aprire la bocca e darle aria.
- Che cosa intendi, zia?
Preparatevi, perché adesso arriva il bello. Sentite un po' che fulgido esempio di alacrità giovanile made in Italy è venuto in mente alla mia affezionatissima zia.
- Le ho detto che i ragazzi lavorano come matti, solo che sono sfruttati e trattati male. Prendiamo te, per esempio.
Ecco qui: ora entro in scena io, la Piccola Fiammiferaia del ventunesimo secolo.
- Le ho raccontato che tu ti sei laureata a pieni voti, non hai perso tempo e sono ormai sette anni che lavori. Nonostante lavori da tutto questo tempo sei precaria, non hai nessuna sicurezza, nessuna garanzia (non ti puoi nemmeno ammalare o sposare!). Eppure lavori dieci ore al giorno, sei sempre disponibile. Devi essere sempre disponibile, perché altrimenti ti licenziano subito e trovano qualche altro giovane che si fa sfruttare. E guadagni pochissimo, molto meno di quello che ti meriteresti, dal momento che lavori così tanto.
Le ho detto che tu, nonostante guadagni poco, hai le bollette da pagare, la macchina da pagare (non hai speso novecento euro di meccanico solo il mese scorso?), la spesa da fare, ti stai riscattando la laurea e pagando una pensione integrativa perchè una pubblica non ce l'avrai mai. Oltre a questo, sei tartassata di tasse: imu, ticket... Ti ricordi quella volta in cui sei andata al pronto soccorso per quella pleuritina? Se non ti fossi fatta curare saresti potuta morire, eppure hai dovuto spendere centottanta euro per il ticket.
Sì, fai fatica ad arrivare alla fine del mese, molta più fatica di quella che fa lei. Eppure sei sorridente, fai volontariato, scrivi romanzi, cucini e ti arrangi in casa.
Insomma, se questo le sembra voglia dire che i giovani non hanno voglia di far niente!
Beh, grazie zia.
Non avevo fino ad oggi mai realizzato quanto in realtà me la passassi male.
E' bello sapere che gli altri guardando la mia situazione possono dire, con sollievo, "c'è chi sta peggio".
La Redazione

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