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Transformers: Devastation – Un nucleo di energon… avvolto da una scocca di platino

Da Videogiochi @ZGiochi
di Jacopo "ED64" Retrosi

Fan di vecchia data dei Transformers? Le ultime serie animate e il loro imbarazzante 3D bastano a farvi passare l’appetito? Le pellicole di Bay vi hanno fatto perdere quell’ultimo barlume di speranza nell’umanità? Non disperate, ci pensa Platinum Games a donare nuovo lustro ai robottoni Hasbro: protagonisti i beniamini della G1, nessun umano con poteri paranormali tra i piedi a diluire il brodo, e niente sotterfugi o scaramucce prive di sostanza, solo cazzottoni metallici e violente sportellate tra Aubots e Decepticons come non se ne vedevano da anni, Transformers: Devastation è una gemma (di puro acciaio) sbucata fuori dal nulla, annunciata senza preavviso durante lo scorso E3, e scaraventata nei negozi con la stessa foga una manciata di mesi dopo, riscuotendo nonostante tutto un notevole successo fra la critica e il pubblico. Per via di alcune complicazioni redattoriali noi di Z-Giochi ci siamo presi il nostro tempo con il titolo Activision, divorandolo avidamente a più riprese, e ne siamo rimasti galvanizzati; è raro di questi tempi trovare prodotti su licenza così eccitanti. Forse dovrebbero affidare più spesso brand storici nelle mani dei Platinum.

Transformers Devastation logo

RULES OF ROBO-NATURE

Il nome di Platinum Games è ormai divenuto sinonimo di qualità (qualcuno si azzarderebbe a dire Korra, ma sappiamo tutti che è una leggenda NdR), ma se c’è una particolare ragione per cui diamo credito alla software house nipponica, è il modo in cui riesca puntualmente ad applicare la sua collaudatissima formula action, a prescindere dai vincoli imposti dal contesto o dal target di riferimento, armonizzandola con l’universo di gioco, da cui trae giovamento, rinnovandosi ed evolvendosi di conseguenza, una relazione quasi simbiotica che permette all’infrastruttura così creata di funzionare a meraviglia, nonostante le linee guida siano sempre le medesime, e non è difficile individuarle: si gironzola liberamente in un overworld abbastanza lineare finché non fa capolino un gruppetto di nemici, si carica a testa bassa quello più vicino, si imparano sulla propria pelle pattern e tempistiche, e al momento giusto si schiva per contrattaccare con maggior ferocia, arricchendo il tutto con un variopinto substrato di combo, skill, equipaggiamenti e mosse speciali che permettono a chiunque di assaporare il furore della battaglia senza scendere a compromessi, e con Transformers il team di Mikami non si è certo risparmiato, pertanto non deve sorprendere se l’aria che si respira non è poi così diversa da quella di un Vanquish o un Bayonetta a caso.

L’ombra della mediocrità che inghiotte la stragrande maggioranza dei tie-in senza impegno non sembra però aver risparmiato neppure Devastation, cui Activision con molte probabilità non ha riservato un budget milionario; l’essere nato sotto la stella dei Platinum si è rivelata di sicuro una benedizione per questo multipiattaforma cross-gen, ma un gameplay eccelso talvolta non è in grado di sostenere da solo un’intera produzione, specie quando mancano le materie prime, a partire da uno straccio di trama. La breve campagna si snoda infatti lungo 8 capitoli, per una longevità di 4-5 ore al massimo, il risicato cast di protagonisti ammonta ad appena 5 Autobots, sebbene parliamo di beniamini del calibro dell’immancabile Optimus Prime, Bumblebee, Wheeljack, Side Swipes e Grimlock, e un intreccio lineare e prevedibile che può essere riassunto con un “Megatron fa baccano e a Optimus non piace… duh”; il talento innato dei suoi sviluppatori nel rendere qualunque cosa gli capiti a tiro una figata epocale riesce tuttavia a mettere qui e lì una pezza, proponendo una vicenda fugace ma dal ritmo serratissimo, infervorante e divertentissima come ben pochi altri beat’em up sul mercato, un tripudio di azione su cui ci secca veder calare il sipario in neanche un paio di sessioni… perché ne vorremmo ancora! A tenere incollati alla sedia insomma non sono tanto i Transformers, che si limitano a recitare la loro piccola parte stereotipata che meglio li caratterizza, quanto le loro tumultuose peripezie, degne del miglior action flick hollywoodiano, accompagnate ovviamente da un sacco di legnate… legnate di platino per la precisione.

Distaccandosi dalla stragrande maggioranza dei titoli di recente memoria ispirati al franchise, perlopiù third person shooter in chiave free-roaming, Platinum Games con Transformers: Devastation opta per un approccio più diretto, abbandonando l’enfasi sugli scontri a fuoco per un combat system melee-based dinamico e piuttosto elaborato, che incorpora al suo interno non solo una nutrita selezione di armi bianche e a lungo raggio, ciascuna dotata di peculiari proprietà, ma persino la forma veicolare dei suoi metallici protagonisti, esonerata una volta tanto dal suo ruolo di mero escamotage logistico per divenire parte integrante del moveset. Grazie a una mappatura intuitiva, e input tarati con estrema precisione (a tal proposito, consigliamo caldamente l’utilizzo di un pad), prendere confidenza con i controlli è una gioia, e uno spasso metterli in pratica: inanellare combo è un gioco da ragazzi e regala grandi soddisfazioni, la fisicità e la spettacolarità di ogni cartone viene ben restituita allo spettatore, ed è sufficiente un rapido gesto per estrarre il blaster e finire un bersaglio a portata di tiro (o stordirlo con un preciso colpo alla testa), o ancora trasformarsi e aggirare il nemico ad alta velocità, sfondare scudi e barriere speronandole, chiudere in bellezza una sequenza di attacchi, o sfoderare una poderosa mossa speciale. Rispetto agli standard della casa nipponica Devastation è nettamente più abbordabile, rivolgendosi probabilmente ad un pubblico poco avvezzo con il genere: l’IA è poco reattiva e raramente costituisce una minaccia impellente (boss compresi), e gli intervalli per attivare il focus fin troppo ampi, anche alle difficoltà maggiori, ma ciò non lo rende meno appagante, merito di una direzione che non concede alcuna tregua al giocatore e al contempo offre una discreta rosa di varianti sul tema, tra sezioni a scorrimento, su rotaia, o con visuale dall’alto, che sottolineano l’esperienza del team di sviluppo nel creare esperienze di grande intrattenimento.

AUTOBOTS, ROLL OUT!

I 5 Autobots che potremo impersonare vantano ognuno un proprio stile di combattimento e una naturale predisposizione per determinate tipologie di armi; preferire un setup ad un altro non influenza particolarmente il tasso di sfida (non quando i Decepticons vanno giù con un paio di ceffoni ben assestati), ma se non altro consente di adattare il flusso del gameplay ai propri ritmi e buttarsi nella mischia come meglio si crede. L’arsenale è abbastanza fornito e garantisce un buon campionario di strumenti di morte, da classici blaster, cannoni laser, asce e spade di energon, a più inconsueti martelli da guerra, fucili da cecchino, trivelle ed altro ancora; dalle spoglie dei nemici caduti e dagli scrigni che tappezzano gli stage si ricavano un sacco di armi e crediti, che potremo investire per sintetizzare la roba che non ci serve, creando così miglior equipaggimento, acquistare oggetti e abilità aggiuntive, far salire di livello i cybertroniani, e forgiare moduli per potenziare i vari parametri; la componente ruolistica appena abbozzata non è delle migliori, affossata com’è da dinamiche superflue e randomiche (perché mai perdere tempo con un inutile minigioco se i chip creati da Wheeljack saranno buoni a prescindere, fallimenti inclusi? NdR), in compenso aggiunge quel pizzico di profondità che manca al titolo.

La formula di gioco infatti funziona e diverte, ci mancherebbe, tuttavia messo da parte il desiderio di menare le mani l’appeal di Devastation cala bruscamente: le location spoglie e monotone non invogliano certo l’esplorazione, e le sfide opzionali non costituiscono uno stimolo sufficiente a riprendere la campagna una volta conclusa. I maniaci degli achievement troveranno invece pane per i loro denti, in quanto dovranno completare il gioco più volte e raccattare una caterva di collezionabili, sparsi ai quattro venti; niente bonus in-game che possa spronare i meno pazienti a rimboccarsi le maniche, ma i contenuti della galleria si lasciano apprezzare. 

Dal punto di vista tecnico la povertà degli ambienti si riflette sulla loro realizzazione, approssimativa e ridondante; l’engine adottato non brilla per complessità o potenza bruta, in quanto progettato per girare senza intoppi anche su PS3 e Xbox 360, ciononostante i modelli poligonali in cel-shading dei Transformers e la mole di effetti speciali che si portano dietro sono uno splendore per gli occhi, ricalcando fedelmente lo stile del cartone animato anni ’80, pulito e molto colorato. Sui sistemi di nuova generazione (e PC) il titolo inoltre viaggia inchiodato a 60 fotogrammi al secondo (tranne che su One, dove sovente singhiozza tra i 40 e i 50) ad una risoluzione di 1080p , esaltando l’azione frenetica e mettendo una buona parola sulle aree di gioco, coperte da un tripudio di nubi di polvere, scintille, esplosioni e onomatopee fumettose. Il tutto viene impreziosito dagli effetti sonori originali della serie animata, un ottimo doppiaggio in inglese (che include nel cast i doppiatori originali di Optimus Prime e Megatron) e una fantasica colonna sonora rockeggiante… come non innamorarsene all’istante?

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