Bisogna considerare la piccola antologia Transiti diversi (Rupe Mutevole, collana Trasfigurazioni 2012) un libro singolare, non dal punto di vista dell’originalità dell’edizione, ma invece dalle evidenti differenze per quanto riguarda l’espressione poetica dei quattro poeti rappresentati: Antonio Pelliccia, Claudia Piccinno, Alessio Salvini e Maria Luisa Lamanna.
Un altro aspetto che si osserva dalla prima lettura è la spontaneità. Si sente che le poesie sono state poco “lavorate”, detto questo però non nel senso negativo della mancanza di una riflessione più profonda prima di considerare definitive le versioni, ma piuttosto in quello della sua capacità di trovare facilmente le parole giuste, le espressioni convenienti per dire poeticamente ciò che le sta a cuore oppure che osserva nell’intorno con gli occhi sempre ben aperti.
I suoi sentimenti sentono l’immediatezza, il bisogno di esprimerli prima che sfuggano alla memoria, di trasmetterli nero su bianco tale e quale le battono nel cuore. Questo lo troviamo ormai dal primo verso della prima poesia della raccolta (“Due watt”): “Oggi non mi esisto”, oppure in “Brivido fucsia”:
“Mentre mi sveglio/ il bianco non è una certezza”; in “Bolla”: Sogno un posto/ di stupore immobile,/ di cappelli di luce/ solitari scacchi.”; in “Adagiata nel bosco”: “Vesto / attimi bianchi”. Ma osservate che in ognuno di questi esempi c’è sempre l’essenza poetica, la flessione lirica che M. Luisa Lamanna esprime con la facilità e la semplicità proprie di una poetessa ormai esperta… e brava.
Bisogna gradire a M. Luisa Lamanna che non cada nelle mode, negli ormai superati “ismi”, ma che ci offra una poesia personalissima nella quale sono frequenti le sorprese, le espressioni quotidiane che, in genere, molti poeti evitano, timorosi di essere interpretati in modo negativo, o classificati nella cosiddetta “poesia dell’esperienza”, sulla quale sono state dette e scritte tante cose, non sempre lodevoli (forse per l’eccesso che se n’è fatto, a volte in modo sbagliato). In alcune delle poesie della Lamanna si sente il profumo del pane appena uscito dal forno: è, certo, un’immagine, ma vuole trasmettere quella dolce e piacevole impressione che il lettore, stufo a volte di tanta poesia ermetica, gradisce.
In ogni caso, poesia è libertà, e questo sembra molto ben assunto da Maria Luisa Lamanna. Il suo merito – e mi ripeto – mi sembra quello di saper cogliere al volo i momenti, la spontaneità con la quale li esprime. Ma c’è anche qualcosa che, secondo me, aggiunge un valore alle sue composizioni: la capacità di giocare con le parole, di dare loro un valore, anche semantico, originale, nuovo, preciso e decisamente poetico.
È una donna osata (mi sembra un grande merito), una poetessa fertile che promette e che senz’altro evoluzionerà verso un’espressione sempre più matura, ma senza dimenticare le qualità e le caratteristiche di queste sue prime poesie pubblicate in un libro. Sicuramente continuerà a sorprenderci in successive raccolte.
Written by Albert Lázaro-Tinaut
Barcellona, 6 marzo 2013
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