Translation Is Silence: l’importanza della punteggiatura

Creato il 28 aprile 2014 da Thais @la_traduttrice

La punteggiatura, si sa, è una parte importante della scrittura. Sebbene in alcuni casi la percezione delle pause nel discorso vari da persona a persona, esistono alcune regole fisse, che non sono però le stesse per tutte le lingue. Non mi metterò ad analizzare la differenza nell’uso delle virgole, dei trattini medi o dei due punti in lingue diverse, tranquilli: l’idea di questo post nasce dal poeticissimo tumblr The Text Is Silence, che mostra la punteggiatura di alcuni brani tratti da libri famosi. Solo la punteggiatura, niente testo. Trovo davvero meraviglioso scoprire quanto possano differire due autori, due libri, due stili, anche senza parole.

Mi è quindi venuta la curiosità di confrontare la punteggiatura di alcuni celebri incipit in lingua originale con quella della loro traduzione in italiano. Ho seguito lo stesso principio di The Text Is Silence, cancellando le parole e lasciando al loro posto soltanto punti, virgole e così via.  Per comodità ho colorato in modo diverso i vari segni di interpunzione. Ecco il risultato.

Henry Miller, Tropic of Cancer

Tropico del Cancro, traduzione di Luciano Bianciardi:

Come vedete, in questo primo esempio la “traduzione” della punteggiatura è piuttosto fedele all’originale. L’unica cosa che salta all’occhio è che in italiano la prima frase è più breve che in inglese, caso più unico che raro.

Daniel Defoe, Robinson Crusoe

Robinson Crusoe, traduzione di Alberto Cavallari:

Qui le cose iniziano a farsi più interessanti: dalla presenza di quattro due punti sembra quasi che in italiano si sia avvertita la necessità di spiegare, mentre in inglese il discorso filava scandito da sole virgole. Probabilmente in italiano non filava troppo bene, data la lunghezza della frase: notate che nella traduzione vi è un’unica lunghissima frase, mentre in inglese le frasi sono due, anche se la seconda in effetti è molto lunga.

Mordechai Richler, Barney’s Version

La versione di Barney, traduzione di Matteo Codignola:

In questo caso la versione italiana, a parte essere leggermente più lunga dell’inglese (come spesso accade), sente il bisogno di aggiungere qualche parentesi. Si tratta di un libro molto particolare, con una scrittura fluida e difficile da riprodurre, e probabilmente tradurlo ha richiesto una certa dose di inventiva da parte del traduttore, che ha dovuto restituire un discorso che suonasse verosimile e adatto al personaggio. Anche a costo di modificare un po’ la punteggiatura.

Thomas Mann, Buddenbrooks

I Buddenbrook, traduzione di Ervino Pocar:

In questo esempio dal tedesco possiamo notare come la punteggiatura sia cambiata parecchio: a parte i diversi modi di indicare il dialogo, dovuti alle norme delle case editrici (virgolette nel primo caso, trattini nel secondo) sono stati inseriti punti interrogativi, puntini di sospensione e trattini medi. Non conosco il tedesco e probabilmente questi cambiamenti rispecchiano la grande diversità fra le due lingue. Io la trovo una cosa molto affascinante. Sono malata, lo so.

Louis Ferdinand Céline, Voyage au bout de la nuit

Viaggio al termine della notte, traduzione di Ernesto Ferrero:

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una scrittura estremamente particolare e distintiva, che si riflette anche nella punteggiatura: il discorso appare sincopato, costellato di punti esclamativi, punti e virgola e frasi molto lunghe. Sebbene con qualche spostamento, l’impatto visivo dei due “testi bianchi” è simile.

Federico García Lorca, Poema doble del lago Eden

Doppio poema del lago Eden, traduzione a cura di Claudio Rendina ed Elena Clementelli:

E dopo testi di narrativa in inglese, tedesco e francese vediamo ora un poema tradotto dallo spagnolo: ovviamente il numero di versi è rispettato, ma come potete notare la punteggiatura, anche in queste poche righe, cambia parecchio. Innanzitutto i primi versi appaiono più brevi in italiano. Poi, data la possibilità dello spagnolo di segnalare una frase esclamativa con il punto esclamativo rovesciato all’inizio, nella prima versione non c’è stato bisogno di rimarcare ogni esclamazione, mentre in italiano sì, perché il solo punto esclamativo alla fine non sarebbe bastato per comprendere anche i versi precedenti. Le tre virgole che vedete incolonnate nella seconda strofa indicano la separazione fra un’interiezione e il resto della frase, mentre in spagnolo essa viene inserita nel discorso senza virgole.

Insomma, come potete notare, la punteggiatura “parla”. Ho voluto inserire anche i nomi dei traduttori di questi brani perché, sebbene manchino le parole da loro tradotte, anche la punteggiatura può esprimere una scelta personalissima. In linea di massima la punteggiatura dell’originale andrebbe rispettata, ma, come abbiamo visto, in certi casi l’importante è mantenere l’effetto complessivo, la scansione generale del discorso. Sebbene i casi di cui sopra presentassero delle modifiche, mi pare che nessuno di essi abbia completamente stravolto il respiro del testo originale.

Io trovo bellissimi questi riquadri, e ringrazio ancora The Text Is Silence per l’idea. Se qualcuno ha altri brani da proporre, farà la felicità di questa povera fissata. Forse dovrei davvero fondare l’accademia del punto e virgola di cui parlavo tempo fa con alcuni amici altrettanto fissati. O magari mi limiterò a continuare a scavare in mezzo alle parole.



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