Trappola della privatizzazione: il Comitato acqua pubblica ripercorre la storia del Piano d’ambito: “Mai Piano è stato così discusso, altro che silenzio assenso”

Creato il 12 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Breve cronistoria di un piano d’ambito ovvero un piano d’ambito così discusso e votato non s’è mai visto prima!

 

La storia del “nostro”( speriamo di no!) piano d’ambito inizia il 10 maggio 2011 quando il consiglio provinciale (deliberazione 69/2011) a maggioranza accorda all’Ufficio d’Ambito il compito di aggiornare e modificare il piano d’ambito e predisporre gli atti per l’affidamento del servizio idrico in osservanza delle scadenze previste dalla nuova legge regionale. L’avv. Guffanti predispone in applicazione dell’incarico ottenuto dall’Ufficio d’Ambito uno studio preparatorio al Piano d’Ambito di cui redige anche un documento di sintesi, di sole quattro paginette, pesantemente incompleto e superficiale. Questo infatti omette totalmente di prendere in considerazione la possibilità di gestione del SII tramite aziende di diritto pubblico; (soluzione ammessa dalla Comunità Europea compresa anche nel parere legale curato dall’ANCI scritto il 14 giugno 2011 dopo la vittoria referendaria) La soluzione del gestore misto pubblico-privato viene invece posta in grande enfasi nello studio dell’avv. Guffanti e ivi si sostiene essere la tipologia di gestione più adeguata alla situazione societaria già presente sul territorio cremonese. La presentazione ai sindaci di questo studio preparatorio incompleto e tendenzioso avviene il primo settembre 2011 durante la prima Conferenza dei comuni (due settimane dopo i sindaci avrebbero dovuto esprimere il parere obbligatorio e vincolante su modello gestione e le tariffe). Invece insoddisfatti delle informazioni ricevute i sindaci chiedono di rinviare la votazione definitiva. I maggiori dubbi dei sindaci insistono sulla mancata applicazione degli esiti referendari (il modello gestionale presentato come più adeguato prevede la  privatizzazione; la tariffa contiene ancora la remunerazione del capitale investito), sulla superficialità ed incompletezza della presentazione dello studio preparatorio del piano d’ambito, sulla mole enorme del piano degli investimenti, sul raddoppio della tariffa nel giro di pochi anni. Lo stesso assessore Bordi (rappresentante del comune di Cremona e membro del CDA dell’Ufficio d’Ambito), interpretando la volontà della stragrande maggioranza dei sindaci di ogni orientamento politico presenti in sala, propone una moratoria di sei mesi per i necessari approfondimenti tecnici e un successivo periodo di altri sei mesi per prendere la decisione definitiva. La ottengono.

Il 10 novembre 2011: il CDA dell’Ufficio d’Ambito mette a punto ed approva il nuovo piano d’ambito con 4 voti a favore (anche il comune di Cremona tramite il suo rappresentante assessore Bordi vota il piano d’ambito nonostante la richiesta di moratoria presentata dallo stesso Bordi alla conferenza dei comuni del I settembre) e un astenuto (il sindaco di Romanengo, Cavalli). Il nuovo piano è modulato su vent’anni di affidamento ed è in assoluta e pesante continuità con la proposta di privatizzazione nella stessa esatta formulazione di quella già presentata e bocciata fin dall’Assemblea dei Sindaci del I marzo 2010 (quando era vigente l’art. 23 bis: società unica provinciale mista con 60% di quota pubblica e 40% di quota al socio privato scelto tramite gara), inoltre conferma la presenza in tariffa della remunerazione del capitale investito abrogata dal secondo quesito referendario. L’esito referendario e le richieste dei sindaci già palesate alla conferenza dei comuni del primo settembre sono totalmente disattesi.

Il 15 novembre 2011è convocata la Conferenza dei Comuni:  il nuovo piano d’ambito approvato dal CDA dell’Ufficio d’Ambito il 10 novembre è presentato ai sindaci, sempre con faziosità e argomenti di parte sulle possibili soluzioni gestionali, senza porsi il problema di ricalibrare la pesantissima mole di investimenti previsti, nonostante i dubbi espressi in sala da alcuni sindaci. Nel nuovo piano d’ambito si riafferma esplicitamente la presenza della remunerazione del capitale investito all’interno del calcolo della tariffa (pur essendo stata abrogata dal secondo quesito referendario). Le obiezioni sollevate dai sindaci in merito a questo aspetto sono respinte con la risibile motivazione che si tratti di una parte trascurabile della tariffa stessa (dott. Bratta per la BP Consulting) e affermando che è necessario attendere una nuova normativa di calcolo della tariffa (avv. Luca Guffanti), cosa invece esplicitamente esclusa dalla sentenza della Corte Costituzionale. Anche questa volta i sindaci sono forzati a un iter scandalosamente breve: hanno solo una settimana per esaminare il nuovo piano d’ambito ed esprimere il parere vincolante.

Il 18 novembre 2011 il Comitato Acqua Pubblica della Provincia di Cremona presenta richiesta all’Ufficio d’Ambito di ritiro del piano contenente elementi illegittimi in quanto contrari all’esito referendario, richiesta a cui non è mai stata data una risposta da parte dell’ente.

Il 22 novembre 2011 si riunisce la Conferenza dei Comuni: dopo una discussione di circa tre ore i sindaci confermano la loro indisponibilità a votare la privatizzazione e il piano d’ambito così come formulato: si vota invece all’unanimità il rinvio della votazione sine die, su richiesta del vicesindaco di Soresina.

Il 12 dicembre 2011 è di nuovo convocata la Conferenza dei comuni: i sindaci presenti alla Conferenza sono 103 su 115; 102 sindaci(uno solo si astiene) votano la richiesta al CDA dell’Ufficio d’Ambito di revocare il piano d’ambito con l’accordo di potersi di nuovo legittimamente riconvocare in tempo utile (entro il 16 dicembre) per il voto definitivo qualora il piano non venisse ritirato dal CDA. Il patto è accettato da tutti.

Il 14 dicembre 2011 si riunisce il CDA dell’ufficio d’ambito.L’esito è sconcertante: il piano non viene revocato. La richiesta di revoca votata da 102 sindaci è respinta con3 voti sfavorevoli, 1 astenuto (Bordi) e 1 voto favorevole (Cavalli); a questo punto la Conferenza dei comuni è costretta a riunirsi di nuovo nell’ultima data utile per esprimere il parere vincolante cioè il 16 dicembre, come concordato.

Il 15 dicembre 2011 per tutta la giornata si verificano diversi tentativi per far mancare il numero legale alla Conferenza dei Comuni del giorno seguente: se l’assemblea del 16 non raggiungerà il numero legale il piano d’ambito non otterrà nell’ultimo giorno disponibile il parere vincolante della Conferenza dei Comuni e quindi potrà passare con la formula del silenzio-assenso continuando così il suo iter autorizzativo in Regione. Con una lettera congiunta alla stampa i sindaci dei due comuni più grandi della provincia (Cremona e Crema) annunciano che il giorno seguente non parteciperanno alla conferenza nonostante l’accordo stretto con gli altri colleghi all’assemblea del 12; voci insistenti parlano di un fortissimo pressing da parte dell’Amministrazione Provinciale sui sindaci di centro-destra per far mancare il numero legale alla conferenza del 16 dicembre.

Il 16 dicembre 2011 il numero legale perché l’assemblea possa svolgersi è raggiunto e superato. Il presidente Leni non vuole però far votare i sindaci in quanto non rappresentano più della metà della popolazione. E’ spesso al telefono, forse per ricevere “consigli” utili sul da farsi. Il presidente Leni, per evitare che la Conferenza si esprima ufficialmente tramite voto, decide di scioglierla e esce dalla sala velocemente: l’assemblea, si ricorda, è legittimamente convocata se sono presenti 61 sindaci compreso il presidente (quindi è valida). I sindaci, tra lo stupore e l’indignazione per quel comportamento irresponsabile del loro collega, nominano il sindaco più anziano presente a presidente ad interim della conferenza. La votazione sul piano d’ambito si tiene: 60 sindaci su 60 votano NO al piano d’ambito. Tra i 60 ci sono sindaci di centro-sinistra, di liste civiche, di centro e di centro-destra. Tutti i presenti bocciano il piano d’ambito. L’assemblea, sempre all’unanimità, vota le dimissioni di Leni “presidente fuggitivo” e la sfiducia di tutto il CDA dell’Ufficio d’Ambito che non ha tenuto conto del voto dei 102 sindaci non revocando il piano come richiesto quattro giorni prima. Scoppia l’applauso liberatorio dei cittadini all’uscita dei 60 sindaci. Dopo la Conferenza dei Comuni del 16 dicembre è annunciata anche sui giornali locali la disponibilità da parte di alcuni sindaci e alcuni esponenti politici a ricorrere al TAR per le varie irregolarità succedutesi nei mesi precedenti.

Il 21 dicembre 2011 il Consiglio Provinciale approva all’unanimità un odg presentato dalla Lega Nord (forza della maggioranza di centro-destra) che nella premessa dichiara esplicitamente di essere favorevole ad una gestione totalmente pubblica del servizio idrico.

Il 22 dicembre 2011 la Giunta Provinciale delibera un parere che ribalta quanto deliberato dal Consiglio Provinciale il giorno prima sostenendo le scelte e il piano d’ambito approvati dall’Ufficio d’Ambito, scelte come già ribadito contenenti aspetti illegittimi.

Il 27 dicembre 2011 il CDA dell’Ufficio d’Ambito approva la tariffa idrica per il 2012 contenente ancora la illegittima remunerazione del capitale investito.

Il 30 dicembre 2011 finalmente il Comitato Acqua Pubblica riesce ad incontrare il sindaco di Cremona dopo diverse richieste rimase inevase e presentate nel corso di due anni circa; il sindaco Perri dichiara l’indisponibilità del Comune di Cremona a votare il piano d’ambito proposto.

Il 17 gennaio 2012 le minoranze presenti in consiglio provinciale predispongono un odg che richiede il ritiro della delibera di Giunta del 22 dicembre che contraddice quella del Consiglio Provinciale. Momentaneamente l’odg viene sospeso e poi presentato nel successivo Consiglio provinciale del 31 gennaio quando viene respinto.

Febbraio 2012 comincia la storia del protocollo sottoscritto da aziende idriche e Province e i sindaci vengono estromessi da ogni processo decisionale riguardante il SII.

Questo vi sembra un piano d’ambito poco discusso, poco sviscerato? poco votato? poco respinto dai sindaci? A parte l’evidente schizofrenia di Bordi il resto dei sindaci ha chiaramente detto che NON VUOLE la gestione mista del SII e VUOLE invece rispettare l’esito dei referendum. Oggi dopo mesi passati nel dimenticatoio il piano d’ambito ritorna protagonista, promosso da tre membri dell’Ufficio d’Ambito compreso il solito Bordi. Si dice che abbia ottenuto il silenzio-assenso dei sindaci: e tutte quelle assemblee concitate con votazioni e contro votazioni, proposte e controproposte che cos’erano pagliacciate? Eppure i signori dell’Ufficio d’Ambito c’erano in quelle assemblee ed erano pure d’accordo a far ritirare il piano d’ambito! Quella di oggi è la vera pagliacciata, l’insulto becero alla democrazia.

             

(questo documento è allegato qui)                                            

 

 

 

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