Tra poco meno di quindici giorni lo studio per il quale lavoro chiuderà i battenti. Il capo ha deciso di trasferire baracca e burattini qualche piano più su di quello in cui siamo stati per tredici anni.
Il nuovo ufficio sarà decisamente più grande. Tra le novità, ci saranno una cucina, un’aula riunioni ed un bagno in più. Noi dipendenti verremo destinati alle stanze in maniera diversa e ci saranno nuovi spazi a cui fare l’abitudine.
Aldilà dell’impatto (positivo, si spera) del cambiamento e dell’eventuali vertigini d’alta quota, in questi giorni mi viene da pensare al passato vissuto in quello che si accinge ad essere considerato il vecchio studio.
Trascorrendo una notevole quantità di tempo sul luogo di lavoro, posso affermare come lo stesso sia stato teatro di una marea di notizie ed avvenimenti che hanno caratterizzato il mio ultimo decennio. Dai contrasti sul lavoro, ai piccoli aumenti di stipendio fino al rischio concreto di chiusura del mio settore di competenza. La notizia sull’attacco alle Torri Gemelle mi è arrivata mentre stavo lavorando. La telefonata del tizio dell’agenzia immobiliare nella quale mi informava che la mia attuale casa era acquistabile l’ho ricevuta a lavoro. E tantissime altre notizie, belle e brutte, sono avvenute nell’ufficio.
Aspettando l’insediamento nella nuova struttura, mi godo gli ultimi frenetici momenti nel vecchio ufficio. Si chiude una parte importante della mia vita. Se ne riapre subito un’altra.