Magazine Cultura
Giuseppe Furno prima ancora di scrivere per la televisione scrive simpatiche guide per camminatori e per viaggiatori di treni a bassa velocità come si legge nelle essenziali righe che condensano la sua vita di scrittore. Dunque predilige e consiglia un andare con lentezza e riflessione come si va sulle acque lagunari di Venezia, protagonista del suo romanzo, Vetro, edito da Longanesi. In questi esercizi letterari sul camminare lento del pellegrino e del viaggiare su un trenino che ferma a stazioncine che sembrano quinte teatrali tanto appaiono fuori dal mondo, forse stanno i prodromi del suo romanzo storico che ha come centro narrativo la città lagunare unica al mondo. Il vetro è l'emblema della fragilità della leggerezza della trasparenza, come leggera e fragile è Venezia corrosa nel suo nucleo di pali dal lento lavoro delle acque e che, tuttavia, rimane gagliardamente piantata sui suoi isolotti non dimostrando i secoli che vanta con orgoglio. Venezia è il frutto di un sacrificio e forse trae da questo ogni grammo di linfa che la tiene a galla. È conficcata su milioni di pali che i secoli hanno solidificati nella melma rendendola dura come roccia. Per la sua edificazione e grandezza la natura è stata piegata, i boschi dei colli Euganei e della Carnia abbattuti dalle scuri dei veneti che hanno mischiato il legno alla terra e la terra all'acqua e, l'acqua all'aria creando un' epifania urbana straodinaria frutto dell'incrocio magico dei quattro elementi che compongono il mondo. Pertanto Venezia è una città-mondo, una città filosofica e magica, una città di sapienti e di libri, e una eccezionale potenza marinara: una libera comunità federata dai ponti. Nel libro ci sono due date fatidiche, come viene ricordato, che segnano il destino della città attorno alle quali si svolge il romanzo, e sono l'anno dell'esplosione dell'Arsenale, 1569, che martirizza la città lasciandole una ferita ancora oggi visibile e conclude un fiorentissimo livello industriale della città, e la seconda è il 1571,una data ancora più rilevante per i destini dell'Europa, anno della battaglia di Lepanto. La vittoria delle armate cristiane contro gli ottomani segnano sì la vittoria di Venezia ma ancora di più il trionfo della Chiesa che con Pio V aveva compiuto il capolavoro di sostenere Venezia minacciata dalla mezzelune turche a Cipro, legando la Repubblica dei dogi alla Spagna cattolica e giungendo di fatto a uno scambio egemonico con la città-mondo. Dunque si riduce drasticamente il respiro culturale di Venezia e sulla laguna il severo giudizio dell'Inquisizione fa la sua apparizione. Si alzano alti i roghi dei libri e si moltiplicano le persecuzioni degli eretici, spariscono migliaia di volumi, molti salvati dai prelati, e l'egemonia culturale veneziana fatta da decine di editori viene di fatto azzerata. L'autore con questo romanzo ci restituisce un complesso gioco speculare nel quale brillano personaggi veri e inventati un'immagine di Venezia in controluce, riflessiva e potente dove una corte di personaggi intreccia i suoi destini con quelli della città e racconta lo stupore di una comunità che perde forse per orgoglio la libertà di essere tolleranti. di Ivano Nanni
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