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La prima parte del nome, “Prana”, è un termine sanscrito che significa letteralmente vita, respiro e spirito, della quale secondo la filosofia induista sono dotati tutti gli esseri viventi, il cui stato di salute psicofisica è strettamente legato al mantenimento armonico dell'equilibrio interiore. Sulla base di questo termine è nata la molto conosciuta pranoterapia, una pratica della medicina alternativa che, nonostante il nome dalla stessa radice, non ha molto in comune con la tecnica da me sperimentata. Secondo le filosofie indiane, uno dei modi più evidenti attraverso cui gli esseri viventi ottengono prāṇa è dato dalla respirazione, che veicola oltre all'ossigeno anche l’energia vitale che traiamo dall'aria. Proprio per questo ho ritenuto adatto questo nome alla tecnica che sin da bambina ho utilizzato ed a cui inizialmente non solo non avevo dato alcuna definizione, ma che trovavo difficile persino spiegare a parole, data la naturalità con cui mi capitava di utilizzarla. Più tardi, grazie al confronto con gli amici più cari, ho sentito la necessità di comprendere e trasmettere ad altri questa capacità. Solo allora è diventata una tecnica, prima era un qualcosa di irrazionale, scaturito dal desiderio di alleviare le sofferenze delle persone che amavo. Crescendo, questo metodo è cresciuto insieme a me, fino a che non ho sentito di avere una maturità sufficiente ad iniziare a questo processo interiore le altre persone. Non si parla soltanto di una tecnica, si tratta piuttosto di sviluppare la propria sensibilità ed una consapevolezza sempre più profonda delle energie che scorrono in ogni essere, unendoci tutti in un'unica esistenza, un immenso cerchio con un solo ed infinito centro. Per rappresentare la tecnica ho scelto la parola “Prana”, perché dopo una prima fase di connessione e profonda consapevolezza si utilizza l’energia del respiro per riequilibrare il corpo fisico e quelli sottili del paziente, unita al termine “Laser” che indica il modo preciso e circoscritto di indirizzarla. Infatti, rispetto alla pranoterapia tradizionale, l’energia viene emessa dall’operatore in modo irregolare, ma con maggiore intensità. La differenza tra le due tecniche si può spiegare paragonando la pranoterapia ad una lampadina, dove il passaggio di energia tra operatore e paziente è costante e con un’intensità regolare, mentre il Laser è notoriamente conosciuto e utilizzato per la sua caratteristica di concentrare tutta l’energia in un piccolissimo punto, con una dispersione minima. Con questo non voglio dire che il Laser sia meglio di una lampadina, o che lo sia il Prana Laser rispetto alla Pranoterapia tradizionale, hanno solo caratteristiche diverse. Un’altra differenza si rileva nella durata, poiché una sessione di Prana Laser ha una media di pochi minuti, in cui escluse le fasi iniziale e finale incentrate sulla consapevolezza, l’emissione vera e propria di Prana dura appena pochi secondi. Durante il corso svilupperete la capacità di sentire e padroneggiare l’energia del respiro, indirizzandolo verso un punto preciso per calmare il dolore o curare le distorsioni energetiche, per poi restare consapevolmente connessi con chi beneficia del trattamento, ricevendo intuizioni sulle cause sottili alla base dell’oggetto del trattamento stesso. Espandere la propria coscienza assume un ruolo fondamentale, poiché attraverso la consapevolezza questo esercizio consente di controllare e regolarizzare eventuali squilibri e disfunzioni dell'organismo, in particolare tra corpo e psiche, ristabilendo la salute spirituale e fisica di noi stessi e degli altri. Info & Prenotazioni: I CORSI DEL RISVEGLIO
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