Notte Criminale ripercorre le fasi che durante questi 20 anni hanno scosso il Paese intero in un continuo depistaggio delle indagini tra memorie tardive, indagati e finti pentiti fino alle ultime novità.
Questa fredda e lucida analisi rimasta scolpita in molte citazioni e libri di mafia, Falcone la pronunciò per la prima volta al giornalista Saverio Lodato dopo il primo tentativo di ucciderlo avvenuto due settimane prima all’Addaura. Dopo 23 anni, quindi prima dell’attentatuni, le tracce di tritolo e nitroglicerina sembrano sempre portare verso un’unica direzione. Intanto l’esplosivo: un’indagine dell’aprile 2011 della DDA di Napoli, culminata con la richiesta di arresto per Totò Riina come mandante per la strage del Rapido 904 del dicembre 1984 (che causò 15 morti e più di 200 feriti), mette in collegamento l’esplosivo utilizzato con quello per la strage di Via D’Amelio. A gennaio del 2012 la Cassazione conferma il provvedimento.
Ma in realtà l’esplosivo per le stragi che vanno dall’1984 al 1992 (Brixia B5) è sempre lo stesso, cambiano solo le quantità delle componenti, a seconda dell’efferatezza e della violenza che si vuole imprimere.
Da un lato le bombe, dunque, dall’altro le trattative.
Subito dopo la strage di Capaci del 23 maggio, il capitano del ROS Giuseppe De Donno( foto a sinistra), come egli stesso ha dichiarato, incontrò Liliana Ferraro, direttore del Ministero di Grazia e Giustizia e le parlò dei contatti già avuti con Ciancimino. Liliana Ferraro, secondo quanto ricostruito, riferì a Claudio Martelli, il quale chiese a Nicola Mancino come fosse possibile che alcuni uomini del ROS, avessero preso l'iniziativa di usare Vito Ciancimino, legato al Clan dei Corleonesi, per contattare i boss mafiosi scavalcando la DIA.
Il ruolo di Mancino, secondo le dichiarazioni di pentiti e testimoni di giustizia sarebbe stato quello di vero e proprio referente di Vito Ciancimino per le richieste che Cosa Nostra voleva assecondate in cambio dello stop alle stragi. La falsa testimonianza che avrebbe reso invece, riguarda, proprio quei giorni caldi tra la morte di Falcone e quella di Borsellino. L’altra agenda del magistrato, quella grigia, rimasta come documento di indagine contrariamente a quella rossa che sparì il giorno stesso della strage, riportava l’appuntamento che avrebbe avuto con Mancino quel 1° luglio del 1992 al Viminale.
Contemporaneo a quell’incontro al Viminale si svolse anche l’incontro con l’ex capo del Sisde, e ancor prima capo della Mobile di Palermo, Bruno Contrada, che sta attualmente scontando i 10 anni di reclusione per concorso esterno mafioso. A
l Mutolo, Borsellino confidò anche di aver incontrato Vincenzo Parisi, allora capo della Polizia. Quel giorno del 1° luglio 1992 sembra dunque segnare di eventi solo all’apparenza singoli. Un altro spartiacque da quel 30 gennaio 1992, giorno della conferma degli ergastoli comminati durante il Maxi Processo.
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