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Tratti dal libro

Creato il 09 giugno 2014 da Anarchicolfanonima

LE NUOVISSIME AVVENTURE DI LASSIE

Una delle puntate più divertenti che mi sia capitata nella mia carriera colfistica è andata in onda un martedì pomeriggio, giorno in cui mi reco dai signori Poretti.Apro la porta della loro villetta (i Poretti mi hanno omaggiato di un mio mazzo di chiavi, perché, se non altro, non pensano che possa rubare loro le piastrelle di gres porcellanato) e subito un odore profondo, moooooooolto profondo, mi ricopre interamente. Non è odore di gas, non è odore di bruciato, né di aglio… Eh sì, è proprio olezzo di quella roba lì… cacca.Sul tavolo della cucina trovo un post-it con scritto: “Cricri ha fatto i suoi bisognini giù in taverna. Non ti scoccerebbe raccoglierli, disinfettare bene il pavimento e poi lavare anche il cane che si è sporcato?”Scendo in taverna a fare un sopralluogo, con lo stesso animo spensierato e allegro che ha un cobra, un secondo prima di infilzarti il polpaccio. Lo spettacolo è raccapricciante e penso: “Noooooooooooo che non mi scoccerebbe, mi girano proprio i dadi, ma non quelli normali a sei facce, quelli magici a otto”. Che fare a quel punto?Sulle prime non riesco a evitare che la bile mi si monti come la panna sulla Saint-Honoré. Poi, lentamente, mi siedo e quel merdonzolo di cane inizia a guardarmi, abbassa le orecchie e mi fissa con i suoi occhioni grandi grandi, neri neri, dolci dolci… e così mi frega frega.
Infilo due paia di guanti e inizio a pulire il pavimento. Certo che l’ha combinata grossa!
Ma proprio grossa!Enorme.
Del resto il cagnolino è un delizioso pastore maremmano maschio di sessantatré chili, praticamente la versione 4D di Lassie. Anche i suoi bisognini sono perciò all’altezza delle aspettative.
E anche alla larghezza.Comunque, inde-fessamente, finisco di lavare il pavimento; poi inizio a lavare Cricri. Naturalmente lavare cotanto canide è un tantinino più complesso che lavare il becco al canarino.
Per “l’operazione lava-canone” infatti, sono richieste grandi abilità di concentrazione, polso fermo, capacità di calcolo istantaneo ed equilibrismo psicologico. Tutte doti che comunque qualunquissima colf affina nell’arco di un mese di carriera (i dirigenti delle multinazionali, invece, devono studiare anni ad Harvard per farsele venire, che sfigati). Isso Cricri nella vasca da bagno con un gioco di leve, piani inclinati e carrucole che neanche Leonardo da Vinci poteva sognare e butto lo shampoo soprattutto sui punti in cui il vaporoso manto candido della bestiola si è mescolato con il color marron glacé del suo profumoso derrière.
Ri-inde-fessamente finisco di lavare e asciugare anche il cane.Sono sudatissima, stanchissima e incazzatissima. Ma non con il cane. No, neanche un po’. Mi fa pure le feste ora. Sono incazzata con i suoi padroni, i miei padroni, i nostri padroni!Accarezzo Cricri e penso: “Eh già, perché io e te, caro Cricri, abbiamo in comune la stessa coppia di padroni stronzi. Così stronzi che a te, splendido nuvolone bianco, ti han chiamato come il verso del grillo; e non paghi in inverno ti tengono tutto il giorno in questa taverna arredata con il tavolo Muddus, le sedie Henriksdal e la credenza Borgsjö dell’Ikea”.

Eh no, è troppo, troppissimo. “Guarda, hai fatto bene a cagare, solo non farlo di martedì.
Facciamo un patto. Tu caghi tutti gli altri sei giorni ed io in cambio i martedì, quando verrò a fare le pulizie, ti farò salire ai piani alti, dove i nostri padroni pensano che tu non sia degno di stare.  E fammi anche un altro favore subito.
Li vedi questi bei maglioncini di cachemire di Laura Biagiotti e Cucinelli che i nostri padroni non mi lasciano neppure stendere, forse perché pensano che io non sia in grado di farlo?  Ecco, puliscici un pochino il tuo bel nasone bagnato.
Sì, bravo, proprio così. Perfetto. Ora li rimetto a posto negli armadi. Grazie mille”.
Eh, una cosa è certa: di tutti i merdoni che ho incontrato, Cricri è, di gran lunga, il più simpatico.
DIVERSAMENTE OCCUPATA
Se chiedi a una colf “Che lavoro fai?”, lei ti risponde: “Lavoro come colf, presso la famiglia Schiapponi o la signora Birletta”. Le colf lavorano. Sono le uniche che lavorano. Nessun altro lo fa più. Tutti si occupano di, o sono addetti a, o gestiscono un. Lavorare non usa più. Ammettiamolo, dai. Dire che si lavora suona un filino sfigato. È come dire che porti la canottiera di lana. Lo dice anche la mia amica Augustina (diplomata con lode in fancazzisteria): “Ma dai, aggiornati, è dal cretaceo che non si lavora più”. Come sempre, ha ragione. Infatti, gli australopitechi già si occupavano di gestione del sistema difensivo zoologico (scappavano dai mammut), abitavano in unità immobiliari monofamiliare ecosostenibili (capanne di paglia) e mangiavano macrobiotico e a chilometro zero. Minchiolina com’erano avanti!Uhm… ed io ancora qui a lavorare. I miei neuroni iniziano ad azzuffarsi. Forse dovrei imparare dall’Alfredo, il mio vicino un po’ bruciato, che sul suo biglietto da visita ha stampato: “Responsabile di gestione aree verdi e specie botaniche” (taglia l’erba). O dal suo amico Bryan: “Senior addetto ai servizi personalizzati della fauna domestica” (tosa i cani) e da sua moglie Ancilla: “Vice assistente al reparto gestione produzioni finali” (chiude gli imballaggi con lo scotch).E certo. Così diventi immediatamente più importante. Che Pirlona de Pirlonis che sono stata...
Bon. Ho deciso. Da oggi non lavoropiù come colf.
Ora sono “Capo assistente personale all’A.D.” (gli stiro le camicie), “Responsabile del settore comunicazione” (spolvero la TV), “Direttore del reparto informatico” (porto in discarica i toner usati), “Dirigente del piano di evacuazione d’emergenza” (sturo il wc).E visto che mi gira la fregola, adesso mi stampo anche i “Business Card” con scritto: Antonella C., diversamente occupata.
FAMIGLIA ALLARGATA
Eh già. La colf dopo qualche tempo diventa come una di famiglia. All’inizio ti danno del lei, poi del tu, e infine ti chiedono di schiacciargli il brufolo sulla schiena.
Capisci che ti vogliono bene come a un figlio, perché fanno di tutto per non viziarti (si sa, i bambini non vanno viziati).Ho lavorato per tre anni in una famiglia senza mai aver ricevuto un centesimo in più come mancia o un misero aumento. Una volta mi hanno pagato 99euro con le monetine, per non darmi 100 tondi e non dovermi regalare 1 euro. E hanno fatto bene, non avrei voluto rischiare di montarmi la testa!
Eh sì, ormai sono parte integrante della famiglia.
Mi sono sentita veramente importante e alla pari con il figlio del padrone, quando il padrone si è confuso e ha dato il mio stipendio a suo figlio, pensando fosse la sua paghetta. Wow. La paghetta uguale a uno stipendio (o forse dovrei dire uno stipendio pari a una paghetta???).

Sì. Non possono fare a meno di me. Mi vogliono talmente bene che per questo motivo non mi hanno mai regalato un panettone a Natale. Neanche una singola uva passa. Neanche un granellino di zucchero a velo, da portare a casa per ricordo e custodire con cura. Si sa, i dolci fanno male, e si preoccupano per la mia salute, quindi divorano tutti i panettoni, pandoro, torroncini e dolcetti vari senza mai offrirmi neanche una briciola (tranne quelle sparse sui tappeti che devo raccogliere). E che dire di tutte le torte fatte in casa, biscotti, muffin, plum cake? Non mi hanno mai offerto una fettina di torta oppure chiesto di assaggiare un biscotto, ovviamente dopo l’orario di lavoro (la masticazione potrebbe sconcentrarmi mentre eseguo il difficile compito di spolverare la libreria).
Mi vogliono bene e si preoccupano per me. Molto meglio farmi fare esercizio fisico lavando le tortiere incrostate e cercando di togliere il burro dalle formine dei biscotti.

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