“Perché un’orchestra, deve immaginare, è e dev’essere una struttura articolata secondo una severa gerarchia, e in quanto tale rappresenta l’umana società. Non un’umana società in particolare, ma semplicemente l’umana società. Su tutti domina il direttore stabile, quindi c’è il primo violino, poi il secondo violino, poi il secondo primo violino, gli altri primi e secondi violini, viole, violoncelli, flauti, oboe, clarinetti, fagotti, l’ottone – e buon ultimo il contrabbasso. Dopo di noi c’è ancora soltanto il timpano, ma solo in teoria, ma perché il timpano è solo e ha un posto più in alto, in modo che tutti possano vederlo. A parte questo, ha una potenza sonora anche maggiore. Quando subentra il timpano, si sente fin nell’ultima fila, e tutti dicono, ecco il timpano. Nel mio caso nessuno dice: ecco il contrabbasso, perché io mi perdo nella massa. Quindi in pratica il timpano è superiore al contrabbasso. Sebbene il timpano non sia uno strumento in senso stretto, con le sue quattro note. Però esistono a soli di timpano, ad esempio nel quinto concerto per piano di Beethoven, ultimo tempo, nel finale. Lì tutti quelli che non guardano il pianista notano il timpano, in un grande teatro sono almeno milleduecento, millecinquecento persone. Tante persone così non mi notano in tutta una stagione. Non deve pensare che io sia invidioso. L’invidia è un sentimento che mi è estraneo, perché so quello che valgo. Ma ho il senso della giustizia, e nell’attività musicale ci sono molte grosse ingiustizie. Il solista è travolto dagli applausi, oggi gli spettatori pensano che se non potessero più applaudire sarebbe una punizione personale; vere e proprie ovazioni sono rivolte al direttore d’orchestra; il direttore stringe la mano almeno due volte al primo violino; talvolta tutta l’orchestra si alza in piedi….- Un contrabbassista non può neppure alzarsi come si deve. Il contrabbassista - perdoni l’espressione – è a tutti gli effetti l’ultima delle pezze da piedi. Per questo dico che l’orchestra è un rappresentazione dell’anima della società. Perché in entrambi i casi quelli che già fanno il lavoro più schifoso sono per giunta disprezzati dagli altri. L’orchestra è persino peggiore della società, perché nella società avrei la speranza – siamo alla teoria – di risalire prima o poi attraverso la gerarchia per poter guardare un giorno, dalla cima della piramide, quei vermi sotto di me….Avrei la speranza, dico….
Abbassa la voce
…Ma nell’orchestra non c’è speranza. Lì regna la crudele gerarchia del potere, la terribile gerarchia della decisione già presa, la spaventosa gerarchia del talento, l’immutabile gerarchia fisico-naturale delle vibrazioni e delle note, non entri mai in un’orchestra!....”