Un giorno, dondolando sull'orlo
di tutto ciò che è, avvertii nel corpo
la presenza di un'ombra irreparabile
che spingeva altrove la mia vita.
Nessuno lo sapeva, solo il quaderno
bianco si era accorto che avevo spento
le candele, accese per crear parole:
senza di loro non mi dispiaceva morire.
Soffrivo tanto! Tanto m'avvicinai
alla fine dei tormenti! Non dissi una parola.
Era l'anima, ancora debole,
che cercava un'altra età.
Mi misi a vivere, e vivrò a lungo.
Da quel giorno chiamo tormento
terreno solo ciò che non ho cantato;
il resto lo chiamo beatitudine.