Ho sempre pensato al mio cervello come a una grande biblioteca, con alti scaffali.
Sui ripiani, riposte in fila, milioni di scatole.
Dentro ogni scatola: pensieri, ricordi, emozioni, concetti, esperienze, sogni, desideri.
Mi ha sempre colpito la capacità del cervello di aprire nei momenti più strani scatole improbabili, magari quelle riposte negli angoli più reconditi creando collegamenti e riportando alla mente ricordi che pensavo dimenticati.
E' accaduto così che gustando un mandarino, di quelli con le foglie e i semi, di quelli che profumano, in un pomeriggio come gli altri, seduta vicino al camino, mi sono ritrovata d'un tratto, di nuovo in sala parto.
Le luci soffuse, l'atmosfera ovattata, la voce di Karateka così lontana, quell'onda che ritmicamente si impossessava di me e quel sapore di mandarino in bocca dovuto alle decine di gelatine di frutta che mangiavo una dietro l'altra.
Al mandarino, la mia preferita.
E sono stata penvasa da una sensazione di pace, per la prima volta, pensando a quel momento.
Pace, Forza e Mandarino. Strano abbinamento.
Forse dopo quasi due anni i ricordi del travaglio hanno trovato davvero una sua collocazione definitiva in una scatola, su uno scaffale nel mio cervello.
Forse ho solo dimenticato o trovato un senso per tutto il resto.
Forse vuol dire qualcosa...
Sorrido stupita delle grandi potenzialità della mente umana.