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Travel blog e fotografia: come, cosa, perchè?

Creato il 23 ottobre 2013 da Danny @StoriediViaggio

Ho trovato questo vecchio post (di due anni fa, praticamente due ere geologiche) che propone un interessante confronto sulle foto nei travel blog e nei food blog. A detta dell’autrice le foto di viaggio sono brutte e inserisce alcuni esempi di foto … oggettivamente brutte.

Dunque le foto di viaggi sono brutte? Secondo me è necessario un cambio di prospettiva. Innanzitutto Foto di viaggio + travel blogger non è necessariamente sinonimo di Instagram. Le foto con Instagram (soprattutto se paragonate alle patinatissime foto di cibi) sono sempre brutte, o meglio, sono banali, con questi viraggi e filtrini, hanno un’aria finto-vissuta. Mi ricordano quella tecnica del bricolage con cui si fanno le finte crepe nella vernice. Non è una questione tecnica (oggi gli smartphone hanno fotocamere perfettamente all’altezza, soprattutto per queste foto che tanto devono restare digitali), è proprio una questione estetica e “filosofica” sull’uso della fotografia e sul senso della fotografia di viaggio.

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Credo di fare l’associazione, inconsciamente: bella foto – viaggio poco vissuto. Non chiedetemi perché. Scrive Federica Piersimoni. Invece io me lo chiedo perché, lo chiedo soprattutto a me stessa, perché è una riflessione complicata e multisfaccetata. Le foto “belle” (e ormai belle significa costruite, patinate, photoshoppate) danno l’idea di essere finte, perché sostanzialmente lo sono. Ho parlato la settimana scorsa con un fotografo di Dove e Touring che ha confessato che le riviste richiedono immagini artificiali, non autentiche, foto non di come i posti davvero sono ma di come la gente li vorrebbe trovare. D’altronde – questo lo dico io – le riviste di settore sono dei cataloghi pubblicitari che devono solo vendere il “prodotto turismo”. E’ naturale che sia così, ma è per questo che i blogger hanno senso solo se fanno qualcosa di radicalmente diverso. Dove diverso, però, non vuol dire brutto.

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E’ anche vero che la foto veramente bella, pensata, composta, vuole il suo tempo. Può capitare lo scatto al volo che coglie una situazione estemporanea divertente (soprattutto se i soggetti sono persone) ma il più delle volte, la foto deve essere meditata, bisogna cambiare punto di vista, ottica, spostarsi, aspettare la luce giusta. C’è chi calcola a che ora arrivare in un determinato luogo per trovare la luce adatta alla foto che ha in mente, c’è chi per fare un ritratto entra in rapporto col soggetto da fotografare, ci parla, lo conosce. Queste cose non sono la negazione del viaggio vissuto, anzi ne sono l’essenza. La foto rubata o casuale, quella che non da informazioni nè contiene un racconto, l’immagine banale ma subito condivisa, quella sì che da’ l’idea del viaggio poco vissuto (ma magari molto ostentato, postato, hashtaggato….).

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Scrive Federica Piersimoni: “Se me ne andassi in Cambogia, per dire senza uno smartphone, che travel blogger sarei?!” Forse saresti una travel blogger che utilizza i post invece degli hashtag, una che sa scrivere più di 140 caratteri, una che tenta di capire le cose che la circondano (‘che se non capiamo il luogo dove siamo andati che ci siamo andati a fare?? ) invece di fare “live twitting” che è “essanziale”. Essenziale a cosa? Magari andiamo in Asia, affascinati dai ritmi lenti della vita in quella parte del continante asiatico e passiamo il tempo a twittare #cambodia #mekong #bufali stasera gran magnata di noodle #figata.

Per tornare al punto iniziale, la fotografia per essere significativa deve essere – almeno un po’ – pensata; per capire un luogo serve un po’ di tempo e attenzione, per raccontarlo ci vuole uno sforzo superiore a quello di uno scatto col telefono. Twitter, Instragram e l’utilizzo compulsivo dei social in viaggio sono la negazione di tutto questo e sicuramente non servono al viaggio. Servono al “personal branding” del blogger, servono alle aziende di promozione turistica, servono alle agenzie di web marketing che hanno organizzato il blog tour. E a questo punto a me sorge un dubbio, ben più lacerante dell’iniziale “I travel blogger non sanno fotografare?”

Non sarà che i travel blogger non sanno viaggiare e i blog di viaggi valgono ormai esattamente come Dove e Touring?

#marchette #sponsor #blogcomeriviste #rivistecomecataloghi #dopoquestahochiusocoiblogtournonmiinviteràmaipiùnessunogiàmiinvitavanopocoprima


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