LeBron James, con la palla a mano, sa fare di tutto. In particolar modo una: he travels.
LbJ, si sa, non mi ha mai convinto. Non all’altezza di Jordan, nemmeno a quella di Bryant. Chiaro, non è obbligatorio. Ma se uno si chiama “Il Prescelto” e non “Lo Sfigato” ci si attendono mirabilie.
Fatto è che da un anno qualcosa è cambiato. LbJ ha vinto un titulo e ne vincerà probabilmente un secondo, tra poche settimane. Non quisquilie. Ma la svolta che mi fa inevitabilmente rivedere il giudizio di condanna nei suoi confronti è la regular season 2012-13.
Fe-no-me-na-le.
A impressionarmi di più è il 56,5% dal campo, nulla di troppo diverso da Shaquille.
Con un mix di sensazioni vecchie e nuove osservo però con delusione che, a causa sua, e di chi altri?, da ieri notte la pallacanestro è diventata pallamano. La cla-mo-ro-sa infrazione di passi nell’azione che piazza gli Heat 1-0 sui Pacers nella finale Est non può passare. E invece passa. Pas-si! Si possono non fischiare? Viva LbJ (così funziona in Usa), ma il basket-pallamano ve lo guardate voi.