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Traversie

Creato il 01 marzo 2012 da Renzomazzetti

Zoe oltre le sbarre.

 Cara Tania, ho ricevuto la tua cartolina del 29 settembre. Non mi ha soddisfatto per nulla. Tu non devi più interessarti in nessun modo della mia vita in carcere e devi conseguentemente modificare, se non vuoi interrompere del tutto, la tua corrispondenza in questo senso. Ti prego di non discutere questo mio desiderio, perché sarei costretto a respingere le tue lettere e cartoline. Mi dirigo da me da molto tempo e mi dirigevo da me già da bambino. Ho incominciato a lavorare da quando avevo undici anni, guadagnando ben neve lire al mese (ciò che del resto significava un chilo di pane al giorno) per dieci ore di lavoro al giorno compresa la mattina della domenica e me la passavo a smuovere registri che pesavano più di me e molte notti piangevo di nascosto perché mi doleva tutto il corpo. Ho conosciuto quasi sempre solo l’aspetto più brutale della vita e me la sono sempre cavata, bene o male. Neanche mia madre conosce tutta la mia vita e le traversie che ho passato: a lei ricordo qualche volta quella piccola parte che in prospettiva sembra ora piena di lietezza e di spensieratezza. Adesso le addolciscono la vecchiaia perché le fanno dimenticare le traversie ben più gravi e le amarezze ben più profonde che ella ha subito nello stesso tempo. Se ella sapesse che io conosco tutto quello che io conosco e che quegli avvenimenti mi hanno lasciato delle cicatrici, le avvelenerei questi anni di vita in cui è bene che dimentichi e che vedendo la vita lieta dei nipotini che ha intorno confonda le prospettive e pensi realmente che le due epoche della sua vita sono la stessa e una. Cara Tatiana, ti abbraccio affettuosamente, Antonio. (Antonio Gramsci comunista, Casa Penale di Turi, 3 ottobre 1932). 

O  G  G  I     H  O     F  I  N  I  T  O

Io debbo soffiare la fiamma.

Prendo una fiala, soffio e la fiala si chiude.

La fiamma è azzurra: io soffio

e diventa rossa.

Oggi ho soffiato

dodicimila volte. Dodicimila lampi rossi.

Ho gli occhi accecati. Intorno

cento compagni soffiano, cento lampi rossi.

Oggi un milione e duecentomila

lampi e soffi.

Domani forse

quindicimila, un milione e mezzo.

Oggi ho finito. Le strade

odorano di castagne bruciate.

Voci di donne e di bambini

e una grande aria umida

intorno alle case assopite.

I fili rabbrividiscono sui pali

e ripetono le parole d’ieri.

A letto sogno lampi rossi

e una grassa faccia che ride,

come una che conosco.

Io debbo soffiare la fiamma

quindicimila volte,

per un chilo di pane, un’aringa

e una zuppa di cavolo,

moltiplicati per quattro,

ringraziando il compagno Signore…

-P a o l o    R o m e i-

 novembre,1945

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