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Travolti dalla cicogna

Creato il 04 settembre 2012 da Misterjamesford
Travolti dalla cicognaRegia: Remi BezanconOrigine: FranciaAnno: 2011Durata: 107'
La trama (con parole mie): Nico è un giovane commesso di videonoleggio che al lavoro conosce la studentessa di filosofia Babs, cliente abituale. Tra i due scatta l'amore, e trascorso un primo periodo tutto sesso e felicità la coppia decide di condividere un appartamento ed avere un figlio.Con il progredire della gravidanza e la nascita della piccola Lea, però, le difficoltà che si porranno di fronte ai due giovani genitori saranno molte, dal ruolo delle nonne agli spazi che, ovviamente, sono destinati a ridursi in favore della nuova arrivata: quella che, dunque, fino a poco tempo prima appariva come una coppia affiatata e sempre entusiasta finisce per diventare clamorosamente a rischio di separazione.Ma il "lieto evento" riserverà comunque sorprese ed una crescita - o così piacerà credere ai protagonisti - per entrambi.
Travolti dalla cicogna
Il Cinema francese ha conosciuto, nel corso dell'ultima stagione e mezza della sua Storia, un crescendo di qualità supportata da una continuità pazzesca per la maggior parte delle produzioni esportate, finendo per diventare, di fatto, il riferimento di tutta Europa e non solo.
In mezzo a tutto questo fiorire di proposte sorprendenti ed imperdibili, però, qualche scivolone - inevitabile - c'è stato: uno di questi - seppur di tracollo non si possa parlare, ma più semplicemente di occasione mal sfruttata- fu La guerra è dichiarata, pellicola osannata da molte parti che in casa Ford non ebbe particolare fortuna.
L'appena citata pellicola della Donzelli è tornata prepotentemente alla memoria del sottoscritto a partire dalla seconda parte di questo Travolti dalla cicogna - come sempre pessimo adattamento dell'originale "Un lieto evento" -, che con lei condivide il destino di bottigliata made in Fordlandia, quasi ne fosse un lato b votato alla commedia invece che al dramma: abbiamo infatti due giovani coppie rapite dalla passione e dall'innamoramento messe a dura prova - seppur per motivi decisamente diversi - da uno degli eventi più importanti che possano verificarsi nella vita di una persona, la nascita di un figlio.
Come ben sapete anche io e Julez stiamo intraprendendo questo cammino, ed un film come questo poteva risultare decisamente interessante anche come confronto con le reazioni che ci troviamo in prima persona a vivere nel corso dell'attesa di quella fine gennaio che indica il termine previsto della gravidanza: ma se l'apertura lascia ben sperare - l'approccio tra i due, giocato a suon di titoli di film proposti dall'uno e dall'altra è pressochè perfetto, e le prime fasi dell'attesa divertenti quanto basta per non risultare troppo pesanti - l'evoluzione del film diviene, di fatto, un avvitamento sulla figura della protagonista - interpretata da Louise Bourgoin, già vista di recente nel non troppo entusiasmante L'amore dura tre anni - che ha davvero poco a che fare con l'evento al centro della pellicola e del romanzo dal quale è tratta.
Il fatto che Babs trovi difficoltà a terminare la sua tesi o non riesca ad ottenere il posto da assistente tanto desiderato in Università, così come Nico passi dall'essere un padre fondamentalmente inutile ad una sorta di perfetto organizzatore soltanto con l'assenza della compagna tende a togliere l'attenzione da quello - quella, in questo caso - che dovrebbe essere alla base di tre vite per concentrarsi sugli squilibri dei suoi genitori, che, a ben guardare e a dirla tutta, paiono proprio aver deciso di avere un figlio mossi soltanto da un egoismo di natura sentimentale, cresciuto in quel primo periodo di ogni rapporto in cui tutto sembra perfetto, clamoroso e potenzialmente infinito.
Dall'altra parte della barricata, invece, la prima impressione che si ha è quella che affrontare un evento di questa portata sia una sfida anche più grande di quella di cercare di portare avanti e vivere un rapporto che possa durare nel tempo, a prescindere dagli errori, dai difetti e dalla vita: diventare genitori è, in qualche modo, assumersi la responsabilità del lavoro più duro che potremo mai fare nel corso della vita, essere consapevoli - almeno quando si comincia ad avere una "certa età" - del fatto che i propri spazi diventeranno quelli del piccolo o della piccola che si preparano ad affacciarsi su questo incasinato mondo.
L'intuizione di un approccio di questo tipo si trova nella tesi che si evolve fino a diventare romanzo di Babs, ma pare tutto davvero troppo accennato perchè Lea diventi - come dovrebbe essere - il punto focale effettivo delle vite dei due ragazzi e del film stesso, che accusa un pò rispetto al minutaggio e ad alcune sequenze decisamente poco utili come quelle oniriche o la vacanza presa dalla coppia per recuperare l'intimità perduta nei primi mesi alle prese con la piccola.
Un titolo che non è possibile definire brutto, girato o interpretato male, ma che non esplode neppure lontanamente il potenziale che aveva sulla carta e finisce per suonare perfino un pò troppo forzato nella sua voglia a tutti i costi di mostrare al pubblico quanto complicato sia questo essere travolti: e se dal lavoro della Donzelli citato poco fa ci si poteva aspettare un bel pò di pesantezza, in questo caso l'illusione era quella di trovarsi di fronte ad un leggero e scanzonato racconto di tutti i piccoli e grandi caos - emotivi e quotidiani - che ogni genitore affronta dal momento della "rivelazione" e che, di fatto, si porterà dietro per tutta la vita.
MrFord
"Now you heard my song
will you turn and go
give me a reason
and I'll say it's so
if you stand by me
I could never leave
you'd be the reason
something to believe."Mark Lanegan & Isobel Campbell - "Something to believe" -


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