Un romanzo avventuroso, che ci parla di amicizia e integrazione, di unione nella differenza.
E lo fa con una storia ambientata in epoca passata, in una fine del XV secolo che appare, nelle pagine del libro, quanto mai vivida con le sue atmosfere, i paesaggi e gli scenari abilmente ricostruiti dall’autrice.
“Tre amici in fuga”, scritto da Vanna Cercenà e pubblicato dalla casa editrice Lapis, racconta la rocambolesca fuga verso oriente di tre giovanissimi amici che, pur essendo vecchi di oltre cinquecento anni, appaiono, nelle emozioni dei loro animi e nei sentimenti, quanto mai vicini ai ragazzini di oggi.
Riflessione, questa, che può sembrare banale se si tralascia di affiancarla a quella sui secoli di guerre e divisioni volute dagli adulti ma delle quali i piccoli si trovano, loro malgrado, a pagare le spese. E vengono feriti oggi come ieri.
L’anno è il 1492 ma non si parla del viaggio di Colombo alla scoperta delle Americhe.
Ci troviamo invece a Granada e la sconfitta del sultano Boadbil da parte dei re cattolici, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, sancisce la fine della Reconquista e la definitiva cacciata dei regnanti musulmani dalla penisola iberica.
La città è un calderone di culture: accanto ai musulmani vivono ebrei e cattolici e l’atmosfera che pare predominare è di tolleranza e rispetto reciproco.
Esther, bambina ebrea, stringe amicizia con Amir, ragazzino musulmano.
Le loro infanzie, tutto sommato serene, precipitano verso un punto di disperazione il giorno in cui i nuovi re promulgano l’editto secondo il quale tutti gli ebrei, che rifiutano la conversione al cattolicesimo, hanno l’obbligo di lasciare il paese.
La famiglia di Esther – perché cacciata - e quella di Amir – perché sfiduciata dal nuovo corso degli eventi – decidono di mettersi insieme in viaggio verso Algeri, dove sperano di poter iniziare una nuova, e più tranquilla vita.
Ma purtroppo la caravella sulla quale sono imbarcati viene assalita dai pirati moreschi. Tutti i passeggeri vengono fatti prigionieri, salvo i due ragazzini che con l’aiuto di un terzo – Nino, mozzo genovese – riescono a sfuggire ai predoni e a mettersi in salvo una volta a terra.
Inizia così, per i tre, un lungo e difficile cammino verso est che li porta, attraverso villaggi, deserti e mari, prima ad Algeri, poi a Rodi e, infine, a Costantinopoli.
Durante il viaggio tanti incontri, più o meno felici, più o meno salvifici o pericolosi. Numerose situazioni di rischio, anche della vita stessa, che fanno sì che l’unione tra i tre si cementi solidamente a renderli compatti per affrontare, positivamente, gli eventi che il destino pone loro di fronte.
Con la cura dell’uno verso l’altro come primo valore, i ragazzini compiono un’impresa quasi impossibile: arrivare, insieme e illesi, fino alla capitale dell’impero ottomano, dove ricongiungersi, con più o meno successo, ai propri cari.
Vanna Cercenà è autrice affine al romanzo con sfondo storico e alle biografie di personaggi famosi del passato, in particolar modo donne. La sua indagine risulta quindi accurata, la ricostruzione affascinante e credibile.
Allo stesso tempo il ritmo del racconto è vivace, lo stile agile e scorrevole. Ingredienti questi che, unitamente al carattere avventuroso della storia, la rendono adatta ai giovani lettori che facilmente potranno essere catturati dalle peripezie dei piccoli protagonisti.
L’ambientazione storica risulta inoltre ricca di fascino trascinando il lettore in un mondo lontanissimo ma variopinto, ricco di culture, mescolanze, irto di pericoli ma anche provvido di risorse.
Ciò che infatti colpisce è proprio l’incontro, ripetuto, che i tre ragazzini fanno con personaggi positivi, buoni, in grado di aiutarli con i mezzi e col cuore.
Uomini e donne di diverse etnie e religioni, di differenti ceti sociali e livelli culturali, ma che non rinunciano ad offrire asilo, cure, cibo e soluzioni, come a significare che il cuore non ha razza né colore né appartenenza alcuna e salvare, in un certo modo, l’idea di un mondo passato, che dai libri di storia parrebbe principalmente feroce.
Ancora, la penna dell’autrice è profondamente rispettosa di ogni realtà, non cede al giudizio ma è lieve come un sorriso, dando modo a chi legge di respirare un’atmosfera di tolleranza, di unione e, in fondo, di giustizia.
Purtroppo questa virtù non è di tutte le scrittrici di libri per ragazzi, che a volte cedono, in nome delle loro ideologie, a pesanti e non richiesti indottrinamenti.
Inutile sottolineare quanto sia bella e significativa, al fine di esaltare il valore dell’integrazione e le risorse della multiculturalità, la scelta di protagonisti di tre religioni diverse. Perché i bambini nella differenza vedono ricchezza, spesso sono i grandi ad insegnare loro il contrario.
(età consigliata: dai 10 anni)
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