Se tre cavalli sono la durata della vita di un uomo, qui si narra dei primi due cavalli di un protagonista senza nome. Un giardiniere, un amante, un saggio, un lettore, un combattente, un amico. Una voce calma e profonda che parla del sud del mondo, l’Argentina, e lo fa con amore viscerale, con l’emozione dei ricordi. Nella sua terra ha lottato contro la dittatura che gli ha ammazzato la moglie, ha imparato a conoscere l’uomo, sentire la vita in bilico. Ma dalla guerra clandestina è riuscito a sopravvivere, ed è giunto in Italia, dove una donna ha risvegliato in lui l’amore sopito sotto la dura pelle. Un africano ha incrociato la sua strada, insegnandogli tutto con il silenzio, un sorriso dai denti forti e bianchi, un terribile gesto di giustizia.
Un libro dominato dalla percezione visiva, intriso del profumo della natura, immerso nella musicalità dei pensieri. La trama si muove tra il ricordo e il tempo presente, fusi in una sola entità. È difficile. Sembra che l’autore riesca a cogliere un pezzettino d’esistenza, per poi sbriciolarla sul piatto come una spezia. C’è quella lentezza di gesti che si spiega solo con la vivacità di una mente allenata alla vita. Non sarà una lettura scorrevole, un romanzo piacevole cui dedicare uno sguardo distratto. In queste pagine c’è una fortissima essenza, che una volta respirata, sarà difficile scacciare dalle narici.
Voto: 3 mele e mezzo
Veronica.