Film in tre episodi con protagoniste tre donne e ambientato in tre epoche distinte.
Il primo episodio vede protagonista Margherita Luti, la Fornarina amata da Raffaello Sanzio da Urbino, uno dei massimi pittori della storia dell’arte.
Raffaello, che è a Roma per lavorare su incarico di papa Giulio II, conosce casualmente la bella Margherita mentre dipinge tra le rovine dei fori imperiali.
La donna ha una relazione con Tommaso, un giovane garzone, ma, lusingata sia dalla fama che dal fascino di Raffaello, ben presto ne diviene l’amante nonchè la musa ispiratrice di alcuni dipinti.
Marina Pierro è Margherita Luti, la Fornarina
Ambiziosa, Margherita non si limita però a sedurre il celebre pittore; ben presto accetta la corte anche di un ricco e vizioso banchiere, al quale caverà un occhio con un trucco diabolico, mantiene la sua relazione con Tommaso e si divide anche con il pittore.
La donna inizia a mettere assieme una fortuna, e ben presto si sbarazzerà dei suoi amanti, avvelenando anche il celebre pittore.
Il secondo episodio vede protagonista Marceline, una giovane un tantino svampita che divide il suo tempo tra fantasie erotiche e il suo coniglio Fiorello; la ragazza prova per il candido animaletto qualcosa che va oltre il semplice amore per gli animali. Trattata in famiglia da sciocca e derisa per quella sua passione infantile per Fiorello, Marceline accetta incurante rimproveri e sberleffi.
Un giorno sua madre uccide il coniglio e lo serve a tavola; per la ragazza è un colpo durissimo e medita la vendetta.
Si fa così violentare da uno stalliere di colore, che per paura di uno scandalo si suicida; dopo di che, tornata a casa, si arma di un grosso coltello e massacra sia la madre che il padre.
Il terzo episodio, brevissimo, vede protagonista Marie, una donna che viene sequestrata a scopo di estorsione da un malvivente.
Quest’ultimo chiede un riscatto, che viene portato, sul luogo dello scambio, da un doberman di proprietà della donna.
Il cane assale sia il rapitore che il marito della donna, evirandoli entrambi, dopo di che, soddisfatto, si lascia “consolare” e “premiare” dalla padrona.
Film al solito molto elegante visivamente, corredato dalla fotografia preziosa che riporta quasi magicamente alle epoche descritte nel film, ovvero il 500, l’800 e l’epoca contemporanea, Tre donne immorali è un gradevole esercizio di Borowczyck, quasi calligrafico nella sua struttura.
Il regista, che veniva dalla controversa prova di La marge (Il margine), film molto contestato dalla critica, ritrova i fasti delle sue opere precedenti più celebrate, ovvero La bestia e I racconti immorali, del quale in qualche modo riprende la struttura.
Le tre donne, protagoniste del film, appaiono come tre eroine del male (come del resto evidenziato nel titilo originale, Les heroines du mal) con motivazioni che ne riscattano in qualche modo le gesta; Margherita è una donna che non esita ad approffitare della sua potente carica erotica per piegare gli uomini alla sua volontà, opponendosi quindi ai voleri di chi in realtà la considera come un oggetto di piacere; è lei a scegliere, è lei a manipolare gli uomini, per raggiungere i suoi scopi.
Marceline appare come un personaggio stravagante; ossessivamente attratta dal suo bianco coniglietto, che finisce per diventare compagno sia di confidenza che di svaghi sessuali al limite del lecito, reagisce come una furia quando il suo piccolo protetto, con il quale ha costruito un mondo a se stante, viene barbaramente ucciso dalla madre e per colmo di sfida servito a tavola.
La crudeltà dei genitori, che la sbeffeggiano, verrà punita nel modo più duro; la ragazza si trasforma in una vendicatrice implacabile, mietendo tre vittime nel raggio di una notte.
Una figura di donna la cui moralità sembra diventare improvvisamente inesitente; così come sembra essere priva della stessa Marie, la protagonista dell’ultimo episodio, il più breve e sicuramente il meno riuscito.
Se si capisce la gioia con la quale accetta la liberazione dal suo carceriere con la conseguente evirazione, non si capisce la stessa gioia quando il cane riserva lo stesso trattamento al marito della donna, che pure si era impegnato per liberarla.
Il tabù dell’eros è liberalizzato al massimo; autoerotismo, zoofilia, accoppiamenti multipli…. tutto è portato, dal regista, ai margini del lecito; ma il film non ha praticamente nulla di erotico, vista la sua propensione a trattare le immagini quasi fossero dei quadri infiniti riproposti fotogramma dopo fotogramma.
Come sua abitudine, con la doverosa eccezione di La marge, in cui il regista scritturò Sylvia Kristel, Borowczyck utilizza attori poco conosciuti, lasciando a Marina Pierro, già protagonista di Interno di un convento, il ruolo di attrice protagonista di quello che è l’episodio più riuscito, il primo.
La morbida bellezza della Pierro, che interpreta la Fornarina dona un’aura del tutto particolare al personaggio stesso; sembra quasi di vedere, in lei, la reincarnazione del personaggio di Margherita Luti.
Che però è storicamente travisato; lungi dall’essere una donna amorale, la Luti fu la compagna e probabilmente anche la sposa del celebre urbinate; una compagna discreta e innamorata, tanto da voler finire i suoi giorni in convento in seguito alla prematura scomparsa di raffaello, come ho raccontato nell’articolo a lei dedicato sul blog www.paultemplar.wordpress.it.
Ma l’intento di Borowczyck non è quello di rappresentare una realtà storica, peraltro appena accennata con sottile ironia nelle parti che descrivono la corte papale e la figura stessa di Giulio II: per il regista sono centrali le tre eroine del male, le tre donne che rivendicano, con le loro gesta, un’indipendenza e un diritto a non essere considerate oggetti.
Un film molto accattivante, quindi, con buoni momenti e con la parte finale poco riuscita.
Ma un film sicuramente elegante ed affascinante.
Tre donne immorali?,un film di Walerian Borowczyk. Con Marina Pierro, Pascale Christophe, Gaëlle Legrand, François Guétary, Arsan Fall Titolo originale Les héroines du mal. Drammatico, durata 109 min. – Francia 1979.