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Tre donne, una domanda di Giuliana Kantzà

Creato il 23 ottobre 2012 da Tuttosuilibri @irenepecikar

Dall’autrice di Come uccidono le donne arriva il nuovo libro di  Giuliana Kantzà TRE DONNE, UNA DOMANDA Hannah Arendt Simone Weil Edith Stein
  Tre donne, una domanda di Giuliana Kantzà
Autore: Kantzà Giuliana
Titolo: Tre donne, una domanda
Sottotitolo: Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein
Editore: Ares Edizioni
Pagine: 328
Codice ISBN: 978-88-8155-559-8

 Tre donne straordinarie, tre filosofe eversive e in anticipo sui tempi, e una singolare simmetria che attraversa i loro percorsi con una domanda: cosa vuole una donna?
Hannah Arendt, Simone Weil ed Edith Stein tornano a vivere le loro passioni per la politica, la società, la giustizia, la lotta sindacale, l’inquieta ricerca di una trascendenza e la mistica nel nuovo libro della psicoanalista lacaniana Giuliana Kantzà edito da Edizioni Ares e presente in tutte le librerie: una riflessione appassionata e profonda che, attraverso la viva voce e la vita di queste tre grandi donne, indaga l’animo femminile, l’angoscia della devastazione amorosa, l’opposizione alla guerra e al male, la ricerca di una trascendenza e il ruolo unico e specifico della donna nella società.
Allieve di illustri maestri, Heidegger per Annah Arendt, Alain per Simone Weil e Husserl per Edith Stein, tutte e tre le filosofe trovarono una via autonomia di pensiero, indagando e snidando le contraddizioni dei loro antichi maestri. Preziosa la loro testimonianza per la donna contemporanea, troppo spesso irretita dal “fare come un uomo” negandosi la specificità che la individua, il suo essere “non tutta” nella legge, che la pone più vicina all’essere, all’amore, al godimento e che la rende testimone che dunque “una via altra” è possibile.
La loro diversità di donne si raddoppia nella diversità della loro appartenenza: ebree in un momento storico in cui essere ebrea era vietato. Per Hannah Arendt l’appartenenza ebraica è il filo conduttore del suo lavoro, elaborato nella filosofia e nella politica; Simone Weil negò talora con violenza l’appartenenza al popolo ebraico, denominato il popolo della Grossa Bestia e colpevole, insieme a Roma, di esser stato l’anticipatore di Hitler, ma forse proprio in questa condanna feroce è possibile leggere la peculiarità della sua appartenenza; per Edith Stein il “noi ebraico” si trasforma in un legame mistico di continuità tra giudaismo e cattolicesimo.
BREVE PROFILO DELLE TRE FILOSOFE Hannah Arendt nasce a Linden nel 1906 in una famiglia ebrea appartenente all’elite colta e borghese. Dopo il diploma di maturità, si iscrive all'Università di Marburg dove fu allieva del giovane filosofo Martin Heidegger con cui intratterrà un rapporto intenso (anche sentimentale) per l'intero arco della vita. Si laurea in filosofia ad Heidelberg sotto la guida di Karl Jaspers con una dissertazione su "Il concetto di amore in Agostino". Dopo l'avvento al potere del nazionalsocialismo e l'inizio delle persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche, Hannah Arendt abbandona la Germania e si trasferisce a Parigi. Nel 1940 sposa il poeta e filosofo tedesco Heinrich Blücher, con cui emigra, dopo l'invasione tedesca della Francia, insieme alla madre, negli Stati Uniti. Tra i suoi scritti principali, Le origini del totalitarismo (1951) in cui analizza le specificità e la dinamica dei sistemi totalitari, testo imprescindibile a ogni analisi politica moderna.
Simone Weil nasce a Parigi nel 1909 in una famiglia ebraica borghese e colta. Fu studentessa di Alain all'Ecole Normale Supérieure e insegnante di filosofia in vari licei. Militante comunista, nel 1934, spinta dall'esigenza di conoscere direttamente le condizioni di vita dei lavoratori, troncò la professione per lavorare come operaia alla Renault di Parigi. Fiaccata dalla salute malferma, abbandona l'officina e parte per la guerra civile in Spagna dove si unisce alla colonna anarchica guidata dal leggendario Durruti, accettando anche i servizi della cucina, ma in seguito a una grave ustione a un piede, rientra in Francia. In seguito all’occupazione della Francia e alla persecuzione contro gli ebrei diventata più feroce, si rifugia con la famiglia negli Stati Uniti. Poco dopo, però, torna in Inghilterra, dove nel 1943 muore a soli 34 anni. Tra i suoi scritti: Cahiers, pagine e pagine in cui scrive le sue riflessioni; La condition ouvrière in cui pone la questione esistenziale dell’uomo in fabbrica, schiacciato e schiavo; L’enracinement: prélude à une déclaration des devoirs envers l'être humain in cui fissa la necessità di ancorare il fondamento dei principi morali nella sfera religiosa.
Edith Stein nasce a Breslavia nel 1891 da una famiglia ebrea, fu docente universitaria a Friburgo come assistente di Husserl. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, prestò servizio volontario nella Croce Rossa e rimase profondamente colpita dal dolore e dalla sofferenza dei soldati. La lettura dell’autobiografia di Santa Teresa D’Avila la condusse al cristianesimo e alla clausura nel convento carmelitano di Colonia dove prese il nome di Teresa Benedetta della Croce. Per sottrarla alle persecuzioni naziste fu mandata da Colonia in Olanda dove venne arrestata. Morì ad Auschwitz nel 1942. Tra i suoi scritti: Dalla vita di una famiglia ebra, autobiografia che testimonia l’inquietudine che l’accompagna e il forte sentimento di appartenenza al mondo ebraico.
A PROPOSITO DI GIULIANA KANTZÀ Psicoanalista e membro A.M.E. della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi, Giuliana Kantzà ha insegnato Psicologia Clinica all’Università Statale di Milano. Docente all’Istituto Freudiano di Milano, è autrice di diversi testi, tra cui “Althusser, il filosofo uxoricida”, “Passione dell’amore e passione dell’odio”, “Come uccidono le donne”, “Il nome del Padre nella psicoanalisi. Freud, Jung, Lacan”. Giuliana Kantzà vive e lavora a Milano.

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