tre favole per bambini - prove di un libro

Da Foscasensi @foscasensi
Dilà e Diquà   Chissà come, un giorno il ponte decise di non far passare più nessuno. “Sono stufo” diceva “Tutte le volte la gente mi calpesta per andare dall'altra parte e non dice nemmeno grazie”. E su questo lo posso  capire: cosa direste voi se qualcuno vi calpestasse?   Così il ponte aveva messo i piedi a bagno nel fiume e se qualcuno lo chiamava per attraversare lui si girava dall'altra parte. In poco tempo si era formata una confusione che non vi dico: gli abitanti di Diquà volevano andare di là, e gli abitanti di Dilà volevano andare di qua dal fiume. Voi direte, perché ognuno non sta a casa sua e non si mandano una cartolina o fanno una telefonata? Ma gli abitanti di Dilà e Diquà queste cose non le capiscono, loro vogliono attraversare il fiume e poi tornare a casa e dire: “Diquà e più bello di Dilà”, oppure: “Dilà è più bello di Diquà”. Insomma, la situazione era così difficile che chiamarono il signore più anziano di Diquà e dissero: “Parla tu col ponte e convincilo a far passare la gente”.  Il signor Egisto, così si chiamava, andò dal ponte e parlarono a lungo. Alla fine le cose si sistemarono: tutti quelli che volevano attraversare il fiume regalavano al ponte un cesto di frutta e i biscotti al cioccolato che piacciono tanto anche a me. Chi non aveva soldi regalava al ponte un disegno e una parola gentile. Gli altri restavano a casa e giocavano coi loro bambini.     L'albero del supermercato   Una volta l'albero di mele nel giardino mi ha detto: “Vado a trovare i miei cugini di città. Dato che tutti gli anni ti regalo un sacco di mele rosse e succose ti chiederei se per favore mi accompagni alla stazione”. Così si è alzato, ha scosso la terra dalle radici e abbiamo aspettato insieme il treno. E meno male che il treno ha i vagoni grandi, altrimenti avrebbe dovuto lasciare a casa tutte le foglie. Vi immaginate un albero pelato come una palla da biliardo? Quando siamo arrivati nella piazza della città il mio albero di mele ha esclamato: “Caspita, ho dei cugini delinquenti!”. Tutti gli alberi erano circondati da una gabbia dipinta di bianco. Alla loro ombra sedevano le signore e i bambini giocavano a nascondino. “Perché siete prigionieri?” ha detto il mio melo. “Non lo sappiamo”, hanno risposto i cugini, “probabilmente hanno paura che scappiamo e ce ne andiamo in campagna”. Dopo quel giorno il melo non mi ha più chiesto di accompagnarlo in città. Ogni anno mi regala un sacco di mele rosse e succose e insieme ci facciamo una marmellata buonissima da spalmare sul pane.     Il gatto del signor Luigi   Il gatto del signor Luigi è il gatto più educato del mondo. Pensate che prima di entrare in casa pulisce tutte e quattro le zampette sullo zerbino, bussa e dice tossicchiando: “sono tornato”. Naturalmente lo accolgono tutti con molto piacere. Anzi, siccome il gatto del signor Luigi è così bene educato a casa lo aspetta sempre una poltrona coi cuscini sprimacciati e un buon bicchiere di latte scaldato al pentolino. A volte il vicino Alfonso o la prozia Ludmilla lo invitano a casa loro e nelle sere di inverno giocano delle lunghe partite di scacchi e a rubamazzo. L'unico problema del gatto del signor Luigi è questo: è davvero molto smemorato. Pensate che lascia sempre i suoi baffi argentati in giro per la casa. “Avete visto i miei baffi?”, dice quando li perde. Ma i baffi non si trovano mai. E credetemi, questo è un gran problema perché il gatto del signor Luigi è così bene educato che non si sognerebbe mai di andare dal vicino Alfonso o dalla prozia Ludmilla senza i suoi bei baffi argentati. Così la moglie del signor Luigi deve mettere sotto sopra la casa finché non li trova. Una volta sono nel frigorifero, una volta sotto il letto, un'altra nel barattolo dello zucchero. Insomma, come fare? Alla fine il ragno Otto, che ha cucito la sua tela proprio sopra l'abat-jour del signor Luigi, ha trovato la soluzione: tutti i giorni ricama un paio di baffi da passeggio. Così il gatto del signor Luigi non è mai più rimasto senza i suoi bei baffi argentati. 



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