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Matteo Bianchi, FISCHI DI MERLO, Edizioni del Leone 2011
***
Sono beato
tutto sommato
di questa calda
tacita oscurità
*
Davanti al tutto,
indignato spettatore,
speriamo ci sia falsità
sulle cose:
un telo è calato
sul monumento stupendo
di un altro tempo.
L’arena si adagia alle crepe
della strada
e lascia il suolo al buio,
solo. Senza fiato.
Ammalarsi a poco a poco,
ignorato.
*
Non c’è sollievo
a questa nostra fine.
Entrambi saremo
almeno tutt’uno
con i nostri
disincantati
secondi fini.
*
Fabrizio si credeva l’ultimo dei primi
a sanguinare:
il salto è amaro di cardi,
dietro al casolare.
Nelle case della vetra
non ci voglio entrare:
sono pene di verga
dalla miniera di carbone,
dalle zolfatare.
Papà mi accontenta
e prende nota dei notturni;
in due si fa più in fretta ammenda
e il taccuino si raffredda
vicino al cumino, sul davanzale.
*
Aspiro dagli occhi gli altri poeti
con devozione:
compromessi di ragione.
Ascolto riempirsi i polmoni,
calmarsi di stracci
venduti per poco,
bucce di castagne alla brace.
Sono un fumatore:
avido accosto le parole.
*
“Che cosa stai aspettando?”
“Io? l’esito degli esami. E tu?”
“…che qualcuno mi aiuti da lassù”.
Mai avevo compreso il muro
della mia camera d’ospedale
fosse così umido e il reale
ne corrodesse i lumi,
le nostre tremule cere.
Più non pregherò
nella cappella di Sant’Anna
stringendo tanto gli occhi,
in balia del vento.
“A chi servono i poeti?”
Dietro alle svolte del reparto
c’erano rigogliosi i vasi
di ficus beniamino:
lontane dagli esuli schiamazzi
dei giovani pazienti
quelle piante si tenevano a stenti.
*
Essere puri dalla nascita
è uno strascico di seta,
nuotare gli anni
nelle pupille altrui:
non temere i gabbiani,
sorridono davvero
di altri mondi
al passaggio del mare
(A Giovanni)
*
Un fiore, fai attenzione:
non cresce all’oscuro del sole.
Nemmeno si toccano.
Sapranno l’uno dell’altro?
Eppure dal grembo di sassi
sboccia ugualmente;
la terra è prova d’amore.
In bilico sempre,
però, sullo stelo.
*
Felicità non è mai equilibrio:
è un dolcissimo eccesso di vita
infiammata, da indolenzire il cuore.
Inquietudine:
avrei preferito annegare
alla mancanza d’aria…
eppure pare lo stesso sentire.
*
Quando ha baciato
ha amato.
Ho sempre sentito
tra le labbra di lei
un che di amaro,
quasi mi avvertisse:
la vita vissuta
sino a quel momento,
briciole di segni,
non si potesse mai
digerire fino in fondo.
*
Folle è intendere amore
e pazzo son io
quando ti prendo a ballare
in cucina
ricordi di un tempo.
La radio non suona,
nemmeno il vento
scompone il momento
sospeso
nell’afa salata
dai vapori ingialliti.
Soltanto un vociare di fuori
e un lamento sfumato
accompagnano la mattina.
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