Tre giovanissimi poeti e l’innocenza

Da Narcyso

3

Matteo Bianchi, FISCHI DI MERLO, Edizioni del Leone 2011

Nel segno della croce, come una farfalla stampata sul vetro, in questa mancanza di equilibrio sta “il dolcissimo eccesso di vita” che qui si canta. La felicità appunto, la volontà di salire “volando dal suolo”. Poesia d’amore infine, con la follia che l’amore inietta. (Roberto Dall’Olio)

***

Sono beato
tutto sommato
di questa calda
tacita oscurità

*

Davanti al tutto,
indignato spettatore,
speriamo ci sia falsità
sulle cose:
un telo è calato
sul monumento stupendo
di un altro tempo.
L’arena si adagia alle crepe
della strada
e lascia il suolo al buio,
solo. Senza fiato.
Ammalarsi a poco a poco,
ignorato.

*

Non c’è sollievo
a questa nostra fine.

Entrambi saremo
almeno tutt’uno
con i nostri
disincantati
secondi fini.

*

Fabrizio si credeva l’ultimo dei primi
a sanguinare:
il salto è amaro di cardi,
dietro al casolare.
Nelle case della vetra
non ci voglio entrare:
sono pene di verga
dalla miniera di carbone,
dalle zolfatare.
Papà mi accontenta
e prende nota dei notturni;
in due si fa più in fretta ammenda
e il taccuino si raffredda
vicino al cumino, sul davanzale.

*

Aspiro dagli occhi gli altri poeti
con devozione:
compromessi di ragione.
Ascolto riempirsi i polmoni,
calmarsi di stracci
venduti per poco,
bucce di castagne alla brace.
Sono un fumatore:
avido accosto le parole.

*

“Che cosa stai aspettando?”
“Io? l’esito degli esami. E tu?”
“…che qualcuno mi aiuti da lassù”.

Mai avevo compreso il muro
della mia camera d’ospedale
fosse così umido e il reale
ne corrodesse i lumi,
le nostre tremule cere.
Più non pregherò
nella cappella di Sant’Anna
stringendo tanto gli occhi,
in balia del vento.

“A chi servono i poeti?”

Dietro alle svolte del reparto
c’erano rigogliosi i vasi
di ficus beniamino:
lontane dagli esuli schiamazzi
dei giovani pazienti
quelle piante si tenevano a stenti.

*

Essere puri dalla nascita
è uno strascico di seta,
nuotare gli anni
nelle pupille altrui:
non temere i gabbiani,
sorridono davvero
di altri mondi
al passaggio del mare

(A Giovanni)

*

Un fiore, fai attenzione:
non cresce all’oscuro del sole.
Nemmeno si toccano.
Sapranno l’uno dell’altro?
Eppure dal grembo di sassi
sboccia ugualmente;
la terra è prova d’amore.
In bilico sempre,
però, sullo stelo.

*

Felicità non è mai equilibrio:
è un dolcissimo eccesso di vita
infiammata, da indolenzire il cuore.

Inquietudine:
avrei preferito annegare
alla mancanza d’aria…

eppure pare lo stesso sentire.

*

Quando ha baciato
ha amato.
Ho sempre sentito
tra le labbra di lei
un che di amaro,
quasi mi avvertisse:
la vita vissuta
sino a quel momento,
briciole di segni,
non si potesse mai
digerire fino in fondo.

*

Folle è intendere amore

e pazzo son io
quando ti prendo a ballare
in cucina
ricordi di un tempo.
La radio non suona,
nemmeno il vento
scompone il momento
sospeso
nell’afa salata
dai vapori ingialliti.
Soltanto un vociare di fuori
e un lamento sfumato
accompagnano la mattina.

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