Nato a Lansing il 10 Aprile del 1952 e facente parte – insieme a nomi del calibro di Bruce Lee, Chuck Norris e Jean Claude Van Damme – dello stuolo di attori divenuti famosi grazie alla loro abilità nel campo delle arti marziali, Steven Frederic Seagal – cintura nera 7° Dan di Aikido e primo straniero ad avere aperto un dojo ad Osaka, in Giappone – ha festeggiato nel 2013 il venticinquennale della sua carriera sullo schermo, dove si è imposto con oltre quaranta pellicole al cui interno, ovviamente, ha quasi sempre ricoperto il ruolo di picchia-cattivi.
Una carriera iniziata nel 1988 tramite quel Nico di Andrew Davis che, rappresentato da vecchie fotografie di apertura realmente appartenenti alla giovinezza del colosso protagonista, è anche il titolo con cui la Gazzetta dello sport ha inaugurato in edicola l’opera Steven Seagal action, costituita da trentatré dvd (ma le prime tre uscite sono disponibili anche in formato blu-ray) atti a racchiuderne i suoi migliori film.
Con il Michael Rooker di Henry – Pioggia di sangue coinvolto in una fugace apparizione e l’Henry Silva dei poliziotteschi nostrani nella parte del cattivo, un esordio che vede il futuro Torrez di Machete nei panni di un poliziotto di origini palermitane, affiancato da una collega con le fattezze della regina della Blaxploitation Pam Grier e impegnato a fronteggiare ex agenti della CIA che hanno a che fare sia con il traffico di droga che con la congiura per l’assassinio di un politico.
Con il solo fine di riempire novantanove minuti di visione che, comprendenti nel cast addirittura una Sharon Stone pre-successo, mirano sì a distribuire sparatorie e scontri corpo a corpo durante il loro svolgimento, ma senza troppe esagerazioni; assumendo quasi i connotati di celluloide della linea di confine tra il machismo reaganiano, ormai al tramonto, e il successivo filone cinematografico d’azione.
Filone che, nello stesso anno, individua il suo nuovo inizio in Die hard – Trappola di cristallo interpretato da Bruce Willis, primo tassello di una saga destinata ad influenzare anche Trappola in alto mare, firmato nel 1992 dal già citato Davis e candidato al premio Oscar per il sonoro e gli effetti sonori, nonché seconda uscita di questa collana seagaliana.
Stavolta siamo a bordo della USS Missouri, sulla quale addestrati killer capitanati da un corrotto agente della CIA incarnato da Tommy Lee Jones riescono a salire camuffati da musicisti ingaggiati per la festa dell’ultimo viaggio della nave militare, in realtà interessati a sequestrare l’arsenale nucleare.
E, mentre una poco vestita Erika Eleniak si concede uno strip uscendo in topless da una torta e Gary Busey e Colm Meaney figurano nel mucchio di individui dalle tutt’altro che positive intenzioni, il caro vecchio Steven è stavolta il cuoco di bordo, ex pluridecorato Navy-Seal obbligato a salvare la situazione, man mano che i cadaveri degli innocenti aumentano.
Tra coltelli conficcati nel cranio ed esplosioni ad arricchire l’abbondanza di movimento, al servizio non solo di uno dei migliori elaborati della filmografia di Seagal, ma anche del suo maggiore successo commerciale, generatore tre anni dopo del sequel Trappola sulle montagne rocciose di Geoff Murphy, terza uscita targata Steven Seagal action.
Un concentrato di alta tensione e spettacolarità che, tirando nuovamente in ballo il personaggio principale del precedente capitolo, sposta l’ambientazione all’interno del lussuoso treno passeggeri Grand Continental, sul quale si trova anche la sua giovane nipote, ovvero una Katherine Heigl degli inizi, e che è stato trasformato in un centro di comando mobile per una terribile arma satellitare da un delirante mago dell’elettronica cui concede anima e corpo l’Eric Bogosian di Talk radio.
Oltretutto spalleggiato dall’Everett McGill di Fuoco cammina con me che, come c’era da aspettarsi, si rivela uno dei più feroci avversari da annientare, nel corso di un’avventura senza tregua non priva di immancabili ossa rotte e dell’intervento di pistole, lanciarazzi, mitragliette ed ordigni più o meno artigianali.
Fino all’esplosivo (in tutti i sensi) epilogo di un’operazione che, come le due precedenti uscite, include il trailer quale contenuto extra e, all’interno della confezione, un booklet di trentadue pagine che racconta tutte le curiosità e i retroscena riguardanti i lungometraggi, oltre ad una biografia dettagliata e a puntate dell’attore Inoltre ed approfondimenti socio-culturali sugli anni Ottanta.
Francesco Lomuscio