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Trebbia allround

Da Pietroinvernizzi
piove sul fiume trebbia all'altezza di isola di rovegno

il diluvio sul trebbia sta per diventare universale

Delle parole inglesi penso che meno se usano e meglio è. Alcune, poi, mi sono particolarmente antipatiche. Tipo multitasking: a me piace fare una cosa alla volta. Per dire:  quando vado a pesca scollego il cellulare. A questo sto pensando mentre parto da Milano con la Smart, auto ufficiale della Serie B. Accendo la radio, e lo speaker parla proprio delle parole inglesi entrate nell’uso di recente. Del concetto di allround  dice più o meno questo: allround significa versatile, adattabile, in grado di fare tutto. Sentita questa definizione , penso: finalmente ho trovato la mia parola inglese preferita. Quasi tutto quello che mi piace è allround, secondo la definizione radiofonica: lo è la mia morosa (lavora 12 ore al giorno ma è anche una cuoca eccezionale), lo è la mia moto (va in strada e fuoristrada senza problemi), lo sono i miei scarponcini  di pelle preferiti  che se la cavano in moto, in montagna e in ufficio. Bene, mi dico superando il casello di Melegnano: voglio fare una giornata di pesca allround, cioè pescare ovunque, in scenari il più possibile diversi, adattando tecniche e approccio.  Mi basta alzare gli occhi al cielo per capire che alle variabili possibili devo aggiungere anche un meteo pazzo più dell’Inter.

Il fatto di non essere in moto un po’ mi dispiace, ma questa volta ho deciso così. Piove troppo. Da Milano a Bobbio, l’acqua martella il parabrezza, mentre il mio amico speaker radiofonico passa a parlare del discorso del vecchio Napolitano al momento di accettare il reincarico. Alla mia sinistra, oltre il burrone, il Trebbia scorre gonfio e scuro, nutrito dalle piogge dei giorni passati e colorato dal riflesso del cielo da tempesta.

con la smart verso il fiume

cielo scuro e pioggia in avvicinamento al fiume

Decido di cominciare la giornata di pesca dal tratto No Kill in località Due Ponti, a Fontanigorda. Faccio il permesso (10 euro spesi beni) al Ristorante albergo Due Ponti, dove vengo accolto con grande gentilezza. Conosco nella hall due motociclisti olandesi, costretti a una sosta non programmata nel corso del loro tour italiano: uno dei due ha un guasto alla ruota posteriore e da quasi 24 ore aspettano un meccanico, con la faccia triste di fronte al camino dell’albergo. Mi è capitato che una moto mi lasciasse a piedi a 3mila chilometri da casa, non è bello. Mi vesto da pesca, saluto i motociclisti, mi preparo a scendere al fiume. L’accesso non è dei più semplici ma è divertente: passato un ponte (il primo dei due che danno il nome alla località), tocca infilarsi nella vegetazione e passare a piedi sotto un antico tunnel in pietra stando attenti a non picchiare la testa. Mi sento uno dei Goonies.

il fiume trebbia

arrivo al fiume trebbia

Il fiume è gonfio a dovere. I livelli si sono alzati nel corso della notte e la pioggia non mollla. Siamo però molto in alto, quindi la portata è tutto sommato buona. Come sempre, sul fiume sono da solo: avendo io i giorni liberi infrasettimanali (in questo caso, lunedì) è difficile trovare compagni di pesca. E la cosa, soprattutto in giornate come questa, non mi dispiace. Comincio a risalire, in molti tratti ho l’acqua alla cinta. Subito apprezzo la velocità del mio nuovo mulinello, un regalo ricevuto poco prima del mio compleanno. Monto un cucchiaio Mepp’s 2 ad amo singolo senza ardiglione (il regolamento del No Kill lo impone) e comincio a lanciare. Le trotelle vengono su una dopo l’altra. Hanno livree bellissime, sono attive e veloci. Alla quinta smetto di contarle. Cammino verso monte per almeno un’ora prima di accorgermi di quanto sono lontano dalla macchina, dall’albergo e da  un qualsiasi punto a me noto. La pioggia, in compenso, rinforza.

trota fario pescata a spinning sul fiume trebbia

trota fario presa a monte di isola di rovegno

Cammino a scendere, seguendo la corrente. Lancio e prendo. Provo a montare piccoli ondulanti, sempre armati ad amo singolo, che lascio lavorare in corrente. Prima un Ardito 5, poi un Pica Sponn da 3,5 grammi. Prendo altre bellissime trotelle, le pungo appena e le rilascio nuotare libere nel fiume. Solo quando torno all’hotel mi accorgo di essere davvero fradicio di pioggia. L’adrenalina alieutica cede il posto allo spirito di autoconservazione: bevo acqua, mangio un toast e un’ottima crostata, cerco parole di conforto per i due motociclisti olandesi, che nonostante il passare delle ore sono ancora in attesa del meccanico. Mi piacerebbe essere bravo a suffcienza con attrezzi e ricambi per potere dare loro una mano, ma non lo sono. Il guasto è serio. Torno alla Smart: ho un conto aperto con le trote di Isola di Rovegno, e questo è il giorno giusto per saldarlo.

pesca a spinning nel fiume trebbia a isola di rovegno

il fiume gonfio di pioggia è un’autostrada d’acqua

Parcheggio la macchinetta di fianco al vecchio ponte di ferro, operazione che con un’auto “vera” mi sarebbe stata impossibile. Scendo al fiume e realizzo che qui i livelli sono veramente alti. Diciamo altissimi. Diciamo anche che mi cago sotto: la corrente tira, l’acqua è fonda a sufficienza da apparire nera, mi faccio strada tenendomi con le mani ai rami solidi delle piante della sponda. Penso per un attimo di spostarmi più a valle in punti in cui il fiume scorre più lento, ampio e docile, ma è solo un pensiero e lo caccio via: a Isola nella mia ultima uscita in Trebbia ho perso la frizione di un mulinello a cui tengo molto e non ho potuto pescare. Devo rifarmi, e infatti mi rifaccio. Prendo alcune fario gialle come limoni, punteggiate di rosso fuoco. Sono bellissime, da illustrazione di un libro sui pesci. Purtroppo le fotografie non sono all’altezza. Quando torno all’auto, soddisfatto, realizzo che è già pomeriggio inoltrato. Per concludere la giornata allround, dopo il No-Kill e il correntone, mi manca il supermarket: visto che le trote fario selvatiche le rilascio tutte (viva il Catch and Release) decido di puntare sulla riserva di Gorreto per prendere un paio di trotazze d’allevamento da infilare in forno la sera.

autoscatto metrosexual in smart

mi sparo le pose a bordo della smart

Arrivo a Gorreto, scendo dalla Smart e … arriva il sole. Un sole stupendo, caldo ma non troppo, accompagnato da un venticello piacevole. Metto ad asciugare sul tetto della macchina tutto l’asciugabile e faccio il permesso da 20 euro all’hotel Miramonti. So già che più di due trote non le tratterrò, anche se il limite è cinque: non voglio portare a casa pesce che non mangerò. Baldanzoso e rinfrancato dal clima mite, scendo al fiume.

spunta il sole sulla riserva di gorreto sul fiume trebbia

e quando meno te lo aspetti alla faccia delle previsioni meteo

Gorreto è la solita Gorreto: un lancio, un pesce. Infatti, lancio e prendo. Pulisco la trota (una fario allevata pigmentata di grigio) e proseguo a monte lungo il fiume senza pescare. C’è l’obbligo di trattenere il pescato e so che se lanciassi … prenderei troppo. Allora cammino, cammino e cammino, canna in mano. Gli scenari sono stupendi: passo prismate, cascatelle che creano veri e propri gorghi e lame tranquille. La seconda trota, che mi farà da cena, la aggancio in una grande pozza. Questa volta di lanci me ne servono addirittura … due. Pulisco anche la seconda trota (una fariozza allevata identica alla prima) e torno verso il paese. Quando incontro un pescatore, mi spavento quasi: è il primo essere umano che incrocio sul fiume in quasi dieci ore di pesca. Ci salutiamo. Mentre salgo in auto, penso che sono le giornate come questa che mi hanno fatto innamorare della pesca.

trota fario pecata a spinning nella riserva di gorreto sul fiume trebbia

ultima trota prima di tornare a casa

Trebbia allround
accesso al fiume catacombale
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mulo nuovo vita nuova
Trebbia allround
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