Sempre dall’intervento del Prof. Alessandro Nova dell’Università Bocconi durante il convegno “Senza lettura non c’è crescita. Quotidiani, periodici e libri come leva per lo sviluppo del Paese”, al quale è già stato dedicato spazio la scorsa settimana, i dati sul trend dell’occupazione nell’editoria nell’ultimo decennio.
Complessivamente la perdita occupazionale è di circa 58mila posti di lavoro [ai quali andrebbero sommati quelli relativi alle oltre 10mila edicole che nel pari periodo hanno chiuso i battenti] pari ad una riduzione del 20.6%.
I segmenti maggiormente colpiti, anche in termini di perdita di posti di lavoro [*], sono quelli dell’editoria quotidiana che passa da 13751 a 9744 persone impiegate [-30%] e dell’editoria specializzata in cui il calo è di oltre il 50%. L’editoria libraria, di cui si parla tanto in questi giorni, è quella che pare essere in minor sofferenza rispetto agli altri con una riduzione occupazione del 4.3%, mentre è l’industria della stampa, cartotecnica e trasformazione a pagare il prezzo maggiore della crisi con 40mila persone impiegate in meno.
Finché non si trova il bandolo della matassa per quanto riguarda i ricavi, il taglio dei costi, pur essendo dolorosamente operazione necessaria, non è di per se stesso sufficiente a garantire la sostenibilità economica delle imprese del settore, come emergeva dal rapporto della FIEG: “La Stampa in Italia 2011–2013″.
L’infografica sottostante fornisce il dettaglio per anno e per segmento [per visualizzare i dati passare il mouse sul grafico]
[*] Il dato dell’editoria non specializzata è relativo ai soli giornalisti e non contempla gli addetti grafici.