Treni del Rugby, quando le buone iniziative deragliano

Da Eraniapinnera @EraniaPinnera

Facebook header treni del rugbyOggi vi racconto una storia che mi ha fatto molto incazzare, scusate il francese. É la solita storia all’italiana, per cui non capisco perché ancora mi incazzo così tanto. É la storia di 600 persone e del loro piccolo sogno infranto, quello di vedere gli All Blacks dal vivo, allo stadio Olimpico.

É la storia dei Treni del Rugby, iniziativa nata da una partnership tra tre attori: un’agenzia (una persona fisica che ha nome e cognome), TicketOne (azienda che ha l’appalto per vendere i biglietti delle partite della nazionale di rugby), Trenitalia. In tutto questo, che piaccia o meno, anche la FIR (Federazione Italiana Rugby) viene coinvolta in qualche modo. I Treni del Rugby hanno iniziato a correre 3 anni fa, trasportando, come dei treni charter, i tifosi del Nord Italia a Roma, per vedere l’Italia. Per loro, un pacchetto esclusivo con biglietto per lo stadio, viaggio di andata e ritorno in treno e qualche gadget.

Quest’anno, però, a meno di tre giorni da Italia-Nuova Zelanda, è arrivata la doccia fredda per i 600 passeggeri del Treno del Rugby: tutto è saltato, non se ne fa più niente. I motivi? A quanto pare, l’agenzia titolare dell’iniziativa non ha mai acquistato, di fatto, i biglietti da TicketOne. Sulla rete si sono rincorse una serie di dichiarazioni dove tutti scaricavano il barile a tutti gli altri, e onestamente, in questa sede non mi interessa nemmeno sapere chi è il vero responsabile di questo spiacevole equivoco. Chiamiamolo così.

Quello che mi interessa è che 600 persone hanno perso i loro soldi, e sono sono visti la partita da casa. Infatti, i biglietti per lo stadio vengono consegnati una volta saliti sul treno, ma se non c’è il treno non ci sono nemmeno i biglietti. La prima scena che ho immaginato è stata quella di un papà normale, che deve dire al suo bambino, appena tornato a casa da scuola, di togliersi la sciarpetta dell’Italia, o la felpa degli All Blacks, perché a casa, tanto, non serve. Niente stadio Olimpico, niente Haka, niente eroi. Televisione, divano e magari un gelato al cioccolato, per consolazione.

Chi ne esce con le ossa rotte, a parte i poveri consumatori? Ho fatto la mia classifica, dal meno colpito al più danneggiato.

- Trenitalia: leggendo le lamentele quotidiane dei pendolari di Trenitalia ho imparato nuove, creative parolacce. Un charter soppresso in più o in meno di certo non lede l’immagine di questo monopolio azienda.

- TicketOne: quale interesse avrebbe avuto TicketOne a non vendere dei biglietti? A meno che non si tratti di un caso di overbooking, ma non mi risulta che l’Olimpico sia sold out.

- Treni del Rugby™:  una bellissima occasione di fare bella figura, in Italia e nel mondo. Un’altra iniziativa che fallisce miseramente, e che passasse in mano ad altre persone comunque partirebbe con un grado di sfiducia dei consumatori e degli sponsor tale da far fallire di nuovo tutto quanto. Certo che noi italiani siamo davvero abili a distruggere le cose.

- FIR: che abbia delle colpe o meno in questa vicenda (e non è certo questo il contesto giusto per appurarlo) la Federazione Italiana Rugby è quella che a mio parere viene maggiormente danneggiata. Sull’header della pagina Facebook di Treni del Rugby svetta anche il logo della FIR (con un asterisco, ma non trovo il significato dell’asterisco), nonostante l’ufficio stampa abbia subito rilasciato un comunicato affermando la loro totale estraneità ai fatti. Per la Federazione si tratta di un danno di immagine non indifferente, perché i tifosi che di fatto fanno la Federazione non si potrebbero più fidare più di quel logo che rappresenta un’istituzione che dovrebbe tutelare il rugby a tutto tondo, tifosi compresi. Perché senza tifosi, loro non ci sarebbero. Ho letto addirittura dei commenti di persone che mandavano al diavolo (non era proprio ‘diavolo’, usate la vostra immaginazione) il rugby stesso. Ovviamente è un’esagerazione, ma io credo che una disavventura del genere possa nuocere anche al rugby italiano stesso. É tutta una questione di immagine, che ci piaccia o meno.

Questa dei Treni del Rugby è l’ennesima riprova del fatto che in Italia le cose belle non durano mai abbastanza. Vedremo prossimamente come andrà a finire, ma quello che è già certo sin da ora è che abbiamo perso un’altra occasione per fare bella figura. Con noi stessi, intesi come popolo italiano, prima che con gli altri.


Today I’m going to tell you a story that really make me very pissed out, pardon my French. It’s the same, old, usual Italian story, so I can’t realise why I still piss out about it. It’s the story of 600 people and their little shattered dream of watching the All Blacks in the flesh at stadio Olimpico in Rome.

It’s the story about Treni del Rugby event, a partnership by three actors: an agency (a natural person), TicketOne (a company which has the contract to sell the tickets for the international Italian rugby matches), and Trenitalia (the almost-only railway company in Italy). For better or worse FIR (Italian Union Federation) was involved in it as well. The Treni del Rugby event started three years ago and it aimed at transporting, just like charter trains, the supporters from North Italy to Rome. For these supporter there was usually an exclusive package with a round trip ticket, the ticket for the match  and some gadgets.

Unfortunately, this year – less that three days before Italy vs New Zealand match – an unexpected letdown showed off for the 600 Treni del Rugby’s passengers. The deal was off, nothing doing. The reasons? Apparently, the agency which was the main owner of the event didn’t ever buy the tickets from TicketOne. A series of statements have chased each other on the internet, where everyone were passing the buck to the other, and honestly I don’t care about who is guilty or not.

What I really care is the fact that 600 persons lost their money and watched the match at their own homes. That’s because the ticket for the stadium were usually delivered once you are on the train, but if there’s no train… there’s no ticket for the stadium anyway. The first scenario I imagined was about a daddy who has to told his little boy that he should take off his Italian rugby team scarf, or his All Black’s sweatshirt, because he are not going to need it at home. No Olimpico stadium, no Haka, no heroes. Just the tv, the couch and perhaps a chocolate gelato as a consolation prize.

Who does come up with broken bones, apart from the poor consumers? I have created my personal ranking, starting from the less damaged brand reputation with the most ones.

- Trenitalia: while reading the daily outliers’ complaints I learnt new, creative bad words. A canceled charter train certainly does not affect the image of this monopoly company.

- TicketOne: what interest does TicketOne would have not selling tickets? Unless it is a case of overbooking, but I am not aware that the Olympic is sold out.

- Treni del Rugby™:  a great occasion to make the right impression to the Italy and the whole world. Another event failed which is not going to work anymore, if it started  again it would have a solid distrust by consumers and sponsors. Let’s face that Italians are very skillful at destroying good things.

- FIR: if it has fault or not in this affair (and it’s not the right place where to talk about, actually) Italian Rugby Union is the most damaged brand reputation in my opinion. There is the FIR logo standing on the header of the Treni del Rugby Facebook page, although its press office has immediately released a bulletin affirming its non involvement. It’s a huge brand damage for the Federation, because supports – which make the Federation, as a matter of facts -  don’t trust it anymore. That’s because FIR represents an institution and should preserve rugby at 360 degrees, supporters included. Because without supporters, Fir does not even exist. I even red some comments by people who really sent to hell (they didn’t write ‘hell’, let’s use your imagination) the rugby as a sport. It’s an exaggeration of course, but I believe that a misadventure like this could also harm the Italian rugby movement. It’s all about the image and the so-called brand reputation, whether we like it or not.

That Treni del Rugby story is another proof of the fact that good things never last enough in Italy. We will see soon how it will end, but what is certain is that we have lost another chance to make a good impression on ourselves, meaning the Italian people, rather than on others.

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