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Sai di essere sulla linea veloce Foggia - Roma perché:
1. La gente legge la gazzetta del mezzogiorno
2. i viaggiatori sono per lo più uomini sui 40 ben vestiti e con una ventiquattrore firmata, oppure militari, in divisa.
3. La carrozza è semi deserta
4. i controllori hanno la faccia serena
5. il tuo vicino di poltrona ha il silenzioso al cellulare.
Sai di essere sulla linea veloce Roma - Foggia perché:
1. Le carrozze sono strapiene di pendolari che si siedono ovunque, anche al tuo posto, che è prenotato.
2. i passeggeri hanno la Repubblica ma non la leggono
3. Il treno si svuota a Caserta
4. i cellulari suonano all’impazzata
5. il controllore ha il tic nervoso all’occhi destro.
Giovedì ero sulla linea veloce Foggia- Roma.
Erano anni che non prendevo il treno e ancora più tempo è passato dall’ultima volta che sono partita da sola. Scendere a Termini è stato esilarante, come essere catapultati al centro della torre di Babele. Per un attimo le mie orecchie non sono riuscite a distinguere, suoni, lingue e rumori vari, tanto che erano frullati in unico boato. Sbang! Sbang! Come prendere due schiaffi in pieno volto mentre sei ancora mezzo addormentato.
Dunque: sono a Roma.
Mi dirigo verso la METRO che come cosa meriterebbe tutto un discorso a parte. Reduce da Barcellona, non c’è paragone. Un enorme ed infinito cantiere, con indicazioni approssimative e passaggi alla buona. In più aggiungiamoci l’allarme anti-incendio, in piena autogestione che aveva stubbidito il cervello e mandato in panico un gruppetto di turiste tedesche sulla cinquantina e non si riusciva a spegnerlo. Un labirinto di sali e scendi, gira a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra, continua dritto, come i topi, che dopo cinque muniti prendi lo stesso colore delle pareti delle gallerie e finalmente arrivo alla mia banchina e meno male dovevo prendere la linea A che è la principale, figuriamoci se dovevo prendere una secondaria.
Due fermate dopo, la voce metallica, annuncia, prossima fermata Fontana di Trevi, penso, tra me e me, quasi quasi vado a buttare una monetina, metti mai che questa giornata dà i frutti che deve dare. Arrivo alla famosa fontana seguendo indicazioni segnate con lo spray sulle pareti dei palazzi, giapponesi ovunque. Gladiatori ovunque.
Ritorno sulla Metro e qualche fermata dopo viene annunciato S. Pietro e musei Vaticani, dal profano al sacro, chissà se dopo la monetina una preghiera mi aiuta. Ma dopo aver letto il pezzo “L’oro dello IOR” sul Vanity Fair di questa settimana, la mia fede vacilla un tantino di più. Intendiamoci, io ci credo che ci sia qualcuno lassù, chiamatelo, Gesù, Allah, Buddha, come vi pare, ma non chiedetemi di idolatrare un uomo che predica dall’alto di una finestra, penitenza e povertà, e poi è circondato da uno stuolo di servi ed inservienti. Desisto e vado avanti.
Per arrivare all’hotel sbaglio strada, peccato che me ne accorgo solo dopo aver camminato inutilmente per mezz’ora, un anima pia mi da le indicazioni giusta e mi indicala la fermata dell’autobus per tornare in dietro. Nell’autobus c’è un pazzo che inveisce contro un sedile vuoto, anche a Foggia ci sono i pazzi solo sono un po’ più discreti. Arrivo a l’Hotel che è ora di pranzo, prendo un doppio tramezzino che il cameriere chiama Club Sadwich e se proprio dobbiamo fare i fighi anche un bloody Mary, e li il cameriere dell’American Bar mi guarda strano. Un po troppo Splatter lo so ma in fondo oggi si festeggia anche Halloween. In tutto mi frullo nove euro. Nove. Per un succo di pomodoro corretto e del pane che sapeva di polistirolo. Diffidate degli American bar, nuociono gravemente al vostro portafogli. Un caffè. E becco il cameriere mollicone che attacca bottone. Hai degli occhi stupendi. Grazie ma questa è vecchia, ritenta che sarai più fortunato.
Stanotte è scatta l'ora solare. Ieri sera siamo stati alla sagra del carciofo, abbiamo mangiato: carciofi alla piastra, orecchiette con crema di carciofi, cavatelli al sugo di carciofi, pizza di carciofi e liquore di carciofi. Abbiamo bevuto vino che sembrava di frigo ma era a temperatura ambiente. Il tutto cercando di immaginare di essere in un microclima estivo-tropicale tanto l’umidità c’era tutta e anche i cani ballavano al ritmo dei Beach Boys alzando le zampette posteriori.
A ben vedere, questa sera questa sera si festeggia anche Halloween che non ha nemmeno origini americane, bensì squisitamente europee. La tradizione di festeggiare la vigilia di Ognissanti – in inglese All Hallows' Eve Day, poi contratto in Halloween – ha infatti origini britanniche, più precisamente celtiche. Per quelle popolazioni, il cui sostentamento principale era l’agricoltura, l’anno nuovo iniziava il primo novembre; nella notte del 31 Ottobre si festeggiava Samhain, la fine dell'estate, in cui i mortali ringraziavano gli spiriti per i raccolti estivi. Era infatti credenza comune che, nella notte di fine estate, le barriere tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti si assottigliassero tanto da permettere a questi di tornare sulla terra. Cosa che io celebrerò con profuse libagioni stasera ad una festa e domani ad un’altra, tipicamente trasgressiva la prima, molto più tradizionalista la seconda. E che nessun noggobbal obbietti. Grazie, e buona festa dei morti a tutti.
Song: The Smashing Pumpkins - Disarm
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