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Parlo dei treni che mi hanno sempre attratto sin da piccolo (mio padre lavorava in ferrovia) per quella loro mostruosa presenza, soprattutto quando erano a vapore e facevano un rumore d’inferno. Per andare alle superiori a Siena dovevo prendere quello delle sei e mezzo e a volte, quando non mi addormentavo, vedevo certe facce grifagne… brrrrrrrrrrr!!! In effetti il treno non è sempre un mezzo di trasporto sicuro. Basta sfogliare Delitti in treno di A.A.V.V., Polillo 2010. Questa raccolta ne è una prova eclatante. Tredici racconti di autori sorprendenti che hanno in comune tale mezzo di viaggio e quello che può succedervi di inaspettato come un furto o l’omicidio. O tutti e due insieme. Se c’è il mistero della camera chiusa non può mancare quello del vagone chiuso (e ci si sta anche più stretti) dove c’è il morto ammazzato e nessuno è potuto entrare ed uscire. A volte capita di trovare una donna pugnalata sotto il sedile di uno scompartimento, oppure due cadaveri all’interno con una signora viva e disperata che vuole uscire e il caso si fa ancor più complicato per il povero detective di turno. Povero e nello stesso tempo geniale se riesce a risolvere strategie assassine più complicate di certe elucubrazioni filosofiche. A volte, invece, succede che i passeggeri della metropolitana di Londra (siamo nel 1894) vengano uccisi con un colpo al cuore, mentre se ne stanno tranquilli a leggere nel loro scompartimento e nessuno riesce a capire il perché e il per come. Capita pure che un intero vagone pieno di quadri di valore scompaia all’improvviso e che addirittura un morto venga trasportato su un vagone per fare un lungo viaggio facendolo sembrare vivo. Occhio agli ometti ossuti che incominciano a parlare di omicidi (non si sa mai cosa può frullar loro per la testa), occhio ai treni che viaggiano in parallelo e…e insomma non la faccio lunga: tredici storie, tredici pezzi da novanta (Christie, Cole, Doyle, Crofts ecc…), tredici piccoli capolavori e più di tredici morti. Non male.
Altro spunto sulla pericolosità dei treni arriva da Nel buio della galleria di Miles Burton, Polillo 2010. Il personaggio che troviamo in questo romanzo è Desmond Merrion, collaboratore di Scotland Yard e, come tutti (o quasi) i romanzi del nostro, è costituito da una trama rompicapo dove i vari attori sono come «pezzi degli scacchi mossi da un abile stratega» (i miei amati scacchi sono dappertutto). Giovedì 14 novembre il treno delle cinque di Cannon Street sta imboccando il Blackdown Tunnel, una galleria di circa due miglia e mezzo. A metà i freni vengono azionati con forza e il capotreno William Turner, per controllare eventuali inconvenienti, risale i corridoi fino ad arrivare all’ultima carrozza di prima classe, occupata da un solo signore che sembra stia sonnecchiando. Alla stazione lo scuote gentilmente ma cade di lato. È morto. Morto ammazzato con il cuore trapassato da un proiettile. Si tratta di Sir Wilfred Saxonby di Helverden, noto magistrato (tutto in “ato”). Vari sospettati, un continuo sviscerare, analizzare, interrogare, dubbi (il portafoglio è o non è della vittima? Perché manca il biglietto ? ecc…), uno scambio di opinioni serrato tra i due amici, il pensare e ripensare, il controllare e ricontrollare. Praticamente un viaggio nella elucubrazione di dati e teorie, poco spazio dato alla caratterizzazione dei personaggi appena sbozzati. Ciò che conta è l’indagine in sé e per sé, il mistero da risolvere.
Vediamo ora di dare qualche dritta ai miei lettori per evitare spiacevoli conseguenze. Non cito l’Orient Express che pure i bambini sanno quello che vi può succedere (vedi Agatha e Fleming). Anche se il treno è azzurro e ci trovate ancora l’ometto delle cellule grigie ve lo sconsiglio vivamente (l’evento, comunque, mi pare difficile essendo un treno per miliardari). Idem con patatine se, per esempio, non è azzurro ma si dirige a Jeumont (però ci potrete incontrare Maigret). Sconsigliato ancor più vivamente da Daly King, un vero esperto, il treno transcontinentale che collega l'Atlantico al Pacifico, attraverso il Continente americano. Da brivido il Marsiglia-Parigi (Japrisot). In uno scompartimento, tempo fa, una donna strangolata e cinque occupanti che via via vengono tolti di mezzo lasciando a bocca aperta l’ispettore Graziano. Se poi dalla Scozia vi capita di andare verso il villaggio di St. Mary Mead può succedere di assistere ad uno strangolamento che non è proprio il massimo della goduria (sempre Agatha e magistrale la Rutherford).
Comunque sia morti o non morti ammazzati, il treno fa venire in testa strane idee. Prendiamo Sconosciuti in treno di Patricia Highsmith. Due tizi che non si conoscono, appunto, hanno dei problemetti. Uno vuole divorziare dalla moglie, l’altro deve liberarsi di suo padre. Come fare? Bene, basta scambiarsi i compiti e le vittime. L’aria del treno fa di questi scherzi. Consiglio spassionato. Se dovete spostarvi usate la macchina. [Fabio e Jonathan Lotti per Voci Amiche]
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